I giardini di Merz si vestono di colori diversi dal verde, ed era ora
Il Cancelliere tedesco ammette che un’eventuale neutralità climatica immediata “non eviterebbe una sola catastrofe”: smontando il Green Deal, i deliri affermazionisti e, forse, la Commissione URSSula

Friedrich Merz (immagine dalla sua pagina Facebook)
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Ue, ha un nemico in casa (intesa sia come Paese che come partito) che risponde al nome di Friedrich Merz. È praticamente da quando si è insediato, infatti, che il Cancelliere tedesco e membro del PPE continua a “bombardare” le sue politiche green. Di cui ora ha messo nel mirino uno degli assunti chiave, quella neutralità climatica che nell’utopia di Palazzo Berlaymont dovrebbe essere raggiunta nel 2050.

L’ammissione di Merz
Un eventuale azzeramento immediato delle emissioni di gas serra da parte di Berlino «non eviterebbe una sola catastrofe naturale». Così, come riporta La Verità, il leader della CDU, parlando, aggiunge Panorama, durante una seduta del Parlamento. E dando una volta di più la sensazione di voler capire quanto possa tirare la corda prima che gli alleati di (Grande) Coalizione la spezzino.
D’altronde, il Nostro sa che la SPD non ha grandi margini di manovra, pena il rischio di vedersi materializzare il proprio peggiore incubo. L’arrivo al Governo dei nazionalisti dell’AfD che, in caso di ritorno alle urne (e in assenza di indebite ingerenze esterne), sarà difficile impedire ancora. Ciò che, ironicamente, in parte è responsabilità proprio del precedente esecutivo di Olaf Scholz, la cui genuflessione alle follie ecocatastrofiste ha letteralmente devastato l’economia della Germania.

Di qui la svolta di Der Bundeskanzler, che in qualche modo rende giustizia a quanto, modestamente, noi di RomaIT sosteniamo da tempo sull’inutilità della transizione ecologica. E che, anche se il diretto interessato non si è spinto ad ammettere l’infondatezza scientifica del climate change di origine antropica, resta comunque clamorosa. Soprattutto per gli effetti che potrebbe produrre oltreconfine.

Il tradizionale peso specifico teutonico in Europa, infatti, fa presagire tempi duri per quel delirante feticcio del peggior affermazionismo ambientalista che è il Green Deal. E forse per la stessa Commissione URSSula, già terremotata dalla formazione dell’occasionale (per ora) “maggioranza Venezuela” tra climato-realisti popolari e conservatori.

Parafrasando l’immenso Lucio Battisti, quindi, “i giardini di Merz si vestono di nuovi colori”: diversi dal verde degli eco-fondamentalisti, finalmente.




