Green, retromarcia Ue (bene) e crisi della Commissione URSSula (meglio)
Affossata la folle Direttiva sul greenwashing tra “sinistre” minacce di abbandono della maggioranza: e l’asse PPE-sovranisti dimostra che l’alternativa auspicata dagli elettori è possibile

Europa (al) verde (© Europeanfiles.eu)
La Commissione Europea ha ritirato la Direttiva “Green Claims”, concepita come ennesima genuflessione al peggior affermazionismo ambientalista. E già questa sarebbe una buona notizia, ma il meglio deve ancora arrivare. Perché quest’inattesa retromarcia sta (finalmente) facendo implodere l’ircocervo «innaturale» (com’ebbe a definirlo il Premier Giorgia Meloni) che sostiene il Presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen.

Affossata la Direttiva “Green Claims”
La normativa, come riporta Il Fatto Quotidiano, intendeva contrastare il greenwashing, ovvero le “false dichiarazioni ambientali” rese dalle aziende per apparire “più ecologiche” di quanto non siano. Questo sulla carta, mentre a livello pratico si sarebbe tradotta in un incubo burocratico per circa 30 milioni di microimprese – il 96% dell’intero tessuto produttivo. Cui sarebbero state imposte verifiche impossibili anche perché spalmate lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, stile Corporate Sustainability Due Diligence Directive (che infatti mezza Europa vuole abolire).

Fortunatamente, nota l’Adnkronos, il testo è stato affossato appena prima di approdare al cosiddetto Trilogo, il processo negoziale tra Palazzo Berlaymont, Consiglio Ue ed Europarlamento. E il merito è anche dell’Italia, che ha revocato l’appoggio alla proposta, facendo saltare il banco nel consesso dei Capi di Stato e di Governo dei Ventisette. Già in precedenza, comunque, contro il documento si era scatenato il fuoco di fila dell’inedito asse formato dal Partito Popolare Europeo e dai gruppi sovranisti.
La maggioranza URSSula verso la crisi?
Ce n’era abbastanza per innescare i pavloviani piagnistei delle formazioni progressiste, la cui tafazziana attrazione per le battaglie totalmente invise ai cittadini travalica evidentemente i confini nazionali. In particolare, come rileva Euractiv, S&D ha frignato che Bruxelles «assomiglia sempre più al quartier generale del PPE». Che sarebbe pur sempre il partito egemone a Strasburgo, oltre a quello in cui milita la Baronessa.

Alla Nostra, poi, i Socialisti e Democratici hanno chiesto una «immediata dimostrazione di fiducia nei confronti della coalizione europeista» che le ha votato il secondo esecratissimo mandato. Avvisando di essere pronti, in caso contrario, ad abbandonare l’attuale maggioranza URSSula, sacrificandola sull’altare di quella follia ideologica che è il Green Deal.

Minacce “sinistre” che in realtà lasciano il tempo che trovano, soprattutto perché ora è evidente che è possibile un’alternativa conservatrice, en passant già battezzata “Venezuela”. La quale, se i popolari daranno finalmente seguito agli auspici espressi nelle Europee di un anno fa, sarebbe decisamente molto più… Caracas agli elettori.






