Green Deal, qualcosa si muove? Mezza Europa contro la norma chiave
Il tedesco Merz e il francese Macron vogliono l’abolizione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive, il Presidente di Confindustria Orsini chiede di rivedere l’intero piano: e a Bruxelles…

European Green Deal (© Italy.representation.ec.europa.eu)
Alla fine, a quanto pare, le follie del Green Deal hanno esasperato pure i “piani alti” del Vecchio Continente. Nelle ultime settimane, infatti, mezza Europa – e, significativamente, trattasi dell’Europa che conta – si è scagliata contro il feticcio per antonomasia dell’ambientalismo. E forse, finalmente, anche dalle parti di Bruxelles qualcuno inizia a capire l’antifona.

L’Europa che conta contro il Green Deal
«Alcune scelte sono state fatte perché si è voluto anteporre l’ideologia al realismo» il j’accuse indirizzato dal Premier Giorgia Meloni, come riferisce Il Tempo, alle istituzioni comunitarie. Il cui approccio «ha procurato danni enormi alla sostenibilità economica e sociale delle nostre società, senza peraltro produrre i vantaggi ambientali che erano stati decantati». E non sorprendentemente, trattandosi della soluzione sbagliata a un falso problema, visto che non c’è nessuna emergenza climatica e, se anche fosse, non sarebbe comunque colpa dell’uomo.

Sia come sia, l’inquilino chigiano parlava all’Assemblea annuale della Confindustria nostrana, il cui Presidente Emanuele Orsini ha rincarato la dose. Paventando «il rischio di desertificazione industriale per aver fissato tempi e obiettivi non realizzabili», anche a causa dei vincoli «che ci siamo autoimposti». E definendo il Green Deal, scrive Il Sole 24 Ore, un piano «da cambiare radicalmente».

Una conclusione fin troppo ottimista, tant’è che ad altre più drastiche sono pervenuti i leader delle tradizionali “locomotive d’Europa”, almeno limitatamente alla cosiddetta Corporate Sustainability Due Diligence Directive. La normativa Ue che rappresenta uno dei pilastri del “pacchetto per il clima”, e impone alle aziende il monitoraggio globale delle filiere produttive. Che spesso però, come nota Il Foglio, sono delocalizzate in Paesi dove sono impossibili o le verifiche o il rispetto degli euro-standard (o entrambi).
La Germania e la Francia in linea con l’Italia
Ecco perché il Presidente d’Oltralpe Emmanuel Macron, citato da BFMTV, ha affermato senza mezzi termini che la CSDDD (e non solo) dovrebbe «essere eliminata». Allineandosi a Friedrich Merz, Cancelliere della Germania, che aveva già invocato, aggiunge l’Adnkronos, la «completa abrogazione» della Direttiva. Auspicio che, en passant, aveva quasi portato, come rileva Bloomberg, allo scontro di (Grande) Coalizione con gli alleati eco-catastrofisti della SPD.

Per inciso, si tratta delle stesse forze che a Strasburgo innervano la maggioranza URSSula dell’eponima von der Leyen, da cui il dilemma amletico dell’asse franco-tedesco. Il quale, come illustra Politico, se davvero vorrà smantellare le politiche verdi dell’Unione Europea, dovrà necessariamente rivolgersi ai sovranisti. Attuando così, per eterogenesi dei fini (e sia pure con un anno di ritardo), la svolta chiesta dagli elettori col voto delle Europee 2024.

Questa prospettiva potrebbe spiegare anche l’improvvisa apertura dell’affermazionista Teresa Ribera, Commissario Ue per la Transizione pulita, giusta e competitiva (sic!). La quale, come riporta Il Giornale, mentre insisteva sui risibili «obiettivi di decarbonizzazione», ha ammesso che occorre garantire «competitività alle imprese». Tanto per dire che il ripristino del buonsenso e della razionalità richiede tempo: eppur qualcosa, forse, si muove.


