Prima pagina » Cultura » L’Africa chiama, l’Italia risponde: il ritorno in Camerun

L’Africa chiama, l’Italia risponde: il ritorno in Camerun

Un fantastico bis tra il Museo dei Re e la piroga, i monti e l’Oceano, la regalità dei Pigmei e l’incanto del villaggio: perché dal mal d’Africa si guarisce solo tornando nel Continente Nero

Foto di gruppo fuori dal Museo dei Re Bamoun a Foumban, in Camerun, Africa

Foto di gruppo fuori dal Museo dei Re Bamoun a Foumban, in Camerun, Africa

Dal mal d’Africa si guarisce solo tornando in Africa. Ne sapeva qualcosa il Maestro Franco Battiato, aedo di quel sentimento di struggente nostalgia che è al di sopra di ogni altra nostalgia. Per questo, dopo la fantastica esperienza del 2022 in Camerun, non si poteva “lasciare”, bisognava “raddoppiare”: e lo scorso aprile il contingente tricolore è addirittura quintuplicato.

Foto di gruppo fuori dal Museo dei Re Bamoun a Foumban, in Camerun, Africa
Foto di gruppo fuori dal Museo dei Re Bamoun a Foumban, in Camerun, Africa

Nel cuore dell’Africa in miniatura

A chiamare era, ancora una volta, il Paese soprannominato “l’Africa in miniatura”, tanto può essere preso a emblema dell’intero Continente Nero. Di cui costituisce una sorta di rappresentazione in scala, tanto dal punto di vista geografico quanto da quello culturale ed etnico.

Il territorio del Camerun con sovrapposta la bandiera dello Stato
Il territorio del Camerun con sovrapposta la bandiera dello Stato (immagine dall’account X – ex Twitter – The Cameroonian)

Eravamo cinque amici in van, e percorrendolo così il Camerun dà la sensazione di essere una selva continua, interrotta ogni tanto da qualche centro abitato. A cominciare dalla Capitale, Yaoundé, soprannominata come Roma “città dai sette colli”, e come l’Urbe segnata da buche stradali e traffico caotico. Ma anche dallo spettacolo notturno delle luci metropolitane che sembrano riflettere quest’anarchia, brillando come tante stelle cadute dal cielo di tenebra fitta.

Panorama di Yaoundé, in Camerun, Africa
Panorama di Yaoundé

Lo stesso stupore riverente doveva essere un fedele accompagnatore in ogni tappa delle due settimane di viaggio. Nel Litorale dagli abbracci di fuoco, nel Sud dalla bellezza selvaggia e misteriosa, e prima ancora nell’Ovest dai tramonti affilati come rasoi.

Palazzo dei Re Bamoun a Foumban
Palazzo dei Re Bamoun a Foumban

A Foumban, sede di una Monarchia che risale al XIV secolo, e ancora sopravvive all’interno della Repubblica camerunese. E quale emozione suscita, accanto all’imponente residenza del Sovrano, il Museo dei Re Bamoun, la cui architettura a tre elementi rispecchia l’identità di un intero popolo! Il serpente bicipite, in memoria del trionfo su nemici che attaccavano da due lati, il ragno, simbolo di laboriosità, e la doppia campana, allegoria della pace.

L’Italiano Shopping a Dschang, in Camerun, Africa
L’Italiano Shopping a Dschang

Quindi a Dschang, dai tipici mercatini che annoverano perfino l’Italiano Shopping, la cui Università coopera strettamente, anche tramite scambi di studenti, con quella di Viterbo. E al borgo di M’mouck Aghong, a omaggiare il Mont Bamboutos che si erge altero e solitario come il trono di pietra di una divinità ancestrale.

La catena dei Monti Bamboutos in Camerun, Africa
La catena dei Monti Bamboutos

Le tappe nel Litorale

Di lì a Douala per la Pasqua, con la S. Messa nella Chiesa di San Bartolomeo, talmente commovente da spingere quasi alle lacrime. Nonché col pranzo nella maison familiale che il succulento ndomba di maiale ha reso memorabile, almeno quanto il soggiorno da favola presso l’Hotel Repos Roi de Logpom. A cui l’impeccabile professionalità dello staff ha contribuito non meno dell’improvvisata pallanuoto serale nella superba piscina e dei rilassanti momenti conviviali in giardino.

S. Messa di Pasqua nella Chiesa di San Bartolomeo a Douala
S. Messa di Pasqua nella Chiesa di San Bartolomeo a Douala

E ancora nel Littoral, a Édéa, chiamata come Parigi la Ville Lumière, perché è qui che la rete elettrica arrivò per la prima volta in Camerun. Il caratteristico Ponte tedesco sul fiume Sanaga, per settant’anni unico punto d’accesso urbano, sembra voler costantemente ricordare che non è un paese per giovani. Abbandonati a se stessi, senza punti di aggregazione, a rischio costante di cadere nelle mani della criminalità o nella spirale di qualche dipendenza.

Ponte tedesco sul fiume Sanaga a Édéa
Ponte tedesco sul fiume Sanaga a Édéa

Ma c’è qualcuno che, ammirevolmente, rifiuta di arrendersi a questo stato delle cose: un sacerdote, padre Jean Baptiste Bikena Tonye, con un passato pastorale anche in Italia. Il quale, ispirandosi al patrono della sua chiesa, San Giovanni Bosco, si batte strenuamente per costruire un oratorio che offra ai ragazzi un’alternativa (anche) valoriale alla strada.

Padre Jean Baptiste ci mostra il cantiere dell’oratorio a Édéa, in Camerun, Africa
Padre Jean Baptiste ci mostra il cantiere dell’oratorio a Édéa

La discesa al Sud

E poi giù a Kribi, considerata la Rimini del Paese dell’Africa Centrale con i suoi lidi di sabbia bianca e le acque cristalline. Laddove la già straordinaria prelibatezza del pesce può essere ulteriormente arricchita dalle rime estemporanee di talentuosi cantori di spiaggia.

Scorcio della spiaggia e dell’Oceano Atlantico a Kribi
Scorcio della spiaggia e dell’Oceano Atlantico a Kribi

Incomparabile, tuttavia, è l’esperienza quasi mistica dell’escursione in piroga, nel silenzio della natura rotto solo dai canti degli uccelli e dai richiami delle scimmie nascoste. E quale meraviglia quando si bacia la potenza indomabile delle Cascate di Lobé, dalla rarissima particolarità che l’acqua dolce del fiume eponimo si getta direttamente nell’Oceano Atlantico! Quale privilegio quando, dopo essere stati cullati dalla corrente, si approda in mezzo alla foresta per essere accolti dalla regale dignità dei Pigmei Bagyeli!

Foto di gruppo con la famiglia reale dei Pigmei Bagyeli, in Camerun, Africa
Foto di gruppo con la famiglia reale dei Pigmei Bagyeli

Nei villaggi si respira l’Africa autentica

L’Africa autentica, però, si respira nei villaggi, e niente lascia altrettanto senza fiato dell’istante in cui la barriera della vegetazione si schiude rivelando la sua piccola perla. E come da un’ostrica verde emerge Ndjockloumbe, il “luogo dell’elefante”, col suo torrente incontaminato e i riti esoterici tramandati di generazione in generazione. Ed è quasi indescrivibile il gusto della banana appena colta, o l’incanto del frutto del cacao, dai cui semi dolciastri si ricava, dopo lunga lavorazione, il cioccolato!

Lo scrivente accanto al fiume di Ndjockloumbe, in Camerun, Africa
Lo scrivente accanto al fiume di Ndjockloumbe

Non dovrebbe sorprendere, allora, che proprio qui, in questi che sono spazi dell’anima prima ancora che fisici, un paio dei visitatori dal Belpaese abbiano trovato l’amore. Perché dopotutto, come recita un folgorante aforisma attribuito allo scrittore americano John Hemingway, «se mai ho visto la magia, è stato in Africa». La terra a forma di cuore in cui tutti i pellegrini dello spirito lasciano il cuore, inevitabilmente, irresistibilmente.