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Rocca di Papa, non è vendetta quella di Guglielmo Palozzi: per il giudice non c’è premeditazione

Lollobrigida aveva affrontato più volte Guglielmo Palozzi con frasi taglienti e intimidatorie: “Te spacco… Se io vado in galera t’ammazzo”

Carabinieri 2025

Un colpo in piazza a Rocca di Papa: la cronaca dei fatti

Martedì mattina scorso, a Rocca di Papa, Guglielmo Palozzi, un operatore ecologico sessantunenne, ha sparato e ucciso Franco Lollobrigida. Quest’ultimo era stato implicato nell’omicidio del figlio di Palozzi, Giuliano. Mentre le mani dell’uomo erano occupate con la sua abituale routine lavorativa, la pistola nascosta nel suo marsupio ha cambiato tutto. Un solo colpo è stato sufficiente per porre fine alla vita di Lollobrigida. Eppure, il giudice non ha riconosciuto la premeditazione.

Minacce e provocazioni: il contesto che porta allo sparo

Lollobrigida non era uno sconosciuto per Palozzi; l’ombra delle minacce lo seguiva. Assolto in primo grado per l’omicidio di Giuliano ma condannato in Appello a dieci anni, Franco aveva affrontato più volte Guglielmo con frasi taglienti e intimidatorie: “Te spacco… Se io vado in galera t’ammazzo”. Un contesto esplosivo alimentato da precedenti condanne per violenze contro l’ex fidanzata.

Dall’agguato alla difesa legittima

L’avvocato di Palozzi, Fabrizio Federici, sostiene che il suo assistito non aveva alcuna intenzione di vendetta premeditata. Anzi, se ci fosse stata tale volontà, perché avrebbe aspettato anni dall’assoluzione iniziale? “Se voleva davvero ucciderlo”, sottolinea Federici, “perché non lo ha fatto dopo il primo colpo?” Ora sarà compito del processo ricostruire gli eventi.

Il processo e le sue implicazioni future

L’esclusione della premeditazione rappresenta una svolta significativa per Palozzi. Questo apre la strada a un rito abbreviato che potrebbe portare a una pena ridotta. Nonostante i suoi problemi di salute – un infarto e una protesi al ginocchio – e le circostanze straordinarie del caso, Guglielmo rimane in carcere preventivo a Velletri.

Le motivazioni della condanna e le parole di Giuliano

Recentemente depositate, le motivazioni della sentenza d’appello hanno ribaltato quella di primo grado contro Lollobrigida. Era stato lui a scatenare la rabbia verso Giuliano per una “truffetta” da 25 euro legata a una dose di droga mai pagata. Il racconto confuso e poco credibile di Lollobrigida che reclamava la legittima difesa è stato smentito dalle testimonianze vocali lasciate da Giuliano stesso prima di entrare in coma.