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Emergenza rifiuti. Eh no, Raggi: i cittadini-spazzini proprio no

La giunta M5S annaspa e pensa di poter scaricare sulla popolazione almeno una parte dei suoi problemi

Molte attenuanti. Ma anche molte carenze. E soprattutto, quel che è peggio, un’inquietante tendenza a minimizzare i problemi, escludendo sempre e comunque che certi cattivi risultati dipendano anche dai propri errori. Oltre che dagli indiscutibili guasti lasciati in eredità dalle amministrazioni precedenti e dai pesantissimi contraccolpi di un evento eccezionale come il rogo (doloso?) del Tmb Salario.

Sulla questione dei rifiuti la giunta Raggi sta sbagliando innanzitutto in una cosa: nell’ostentare un’incomprensibile tranquillità. Come se la Sindaca e i suoi collaboratori non avessero capito che il loro compito è trovare comunque delle soluzioni concrete, a partire dalle situazioni reali. Anche quando, come in questo caso, non ci sono affatto le condizioni adatte a operare come si vorrebbe.

L’ultima sortita – quella della possibile ordinanza che obblighi i privati cittadini a tenere pulito il tratto di marciapiede antistanti alle abitazioni e ai negozi – non è decisamente una gran trovata. Al di là degli aspetti strettamente giuridici, per cui la pulizia e la manutenzione dei beni pubblici spetta agli enti che ne sono proprietari, o gestori, ciò che lascia sconcertati è la “disinvoltura” con cui è stata prospettata l’eventualità.

Un conto è promuovere una maggiore collaborazione su base volontaria, tutt’altro è anche solo ipotizzare di imporre un onere di questo tipo a suon di ordinanze. Che, tra l’altro, non possono riguardare l’ordinaria amministrazione.

Emergenza rifiuti: va governata con quel che c’è

L’ipotesi dei “cittadini-spazzini” fa il paio con quella dei “soldati-operai” che si è immaginato di mettere a riparare le innumerevoli buche delle strade romane. E alimenta il sospetto che Raggi & C. facciano confusione tra l’emergenza vera e propria, che è dovuta a fattori straordinari, e la pseudo emergenza che deriva, invece, dall’accumularsi delle inefficienze gestionali.

Le difficoltà del Campidoglio sono indubbiamente enormi, e di sicuro non è l’attuale Giunta a esserne la causa principale, ma questo bisognava saperlo da prima. Le buone intenzioni non sono tutto. E non sono un salvacondotto che dura all’infinito.

Passare dall’opposizione al governo è un po’ come passare dalla scuola al mondo del lavoro. A scuola basta essere diligenti e sciorinare un sapere teorico. Nel mondo del lavoro si deve fare con quello che c’è: anche quando è al di sotto, molto al di sotto, di ciò che sarebbe giusto avere per poter rendere al meglio.

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