Referendum, se si dibatte solo su astensione e soglia delle firme…
L’8 e 9 giugno si votano i cinque quesiti su lavoro e immigrazione: ma l’opposizione attacca gli inviti a disertare le urne, la maggioranza il limite dei 500mila elettori per indire una consultazione

Schede elettorali per i referendum 2025 (© Ricp05 / Wikimedia Commons)
Come i meno già sapranno, l’8 e 9 giugno prossimi gli Italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi. I quali toccano temi importanti come le normative sull’impiego (alcune originariamente introdotte dal renziano Jobs Act) e sull’acquisizione della cittadinanza nostrana. Peccato che la politica, in maniera peraltro bipartisan, preferisca concentrarsi su aspetti del tutto marginali.

Le polemiche sull’astensione
È il caso della polemica scaturita dalle dichiarazioni d’intenti del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Il quale, come riporta l’AGI, si è detto incerto se recarsi alle urne, ma sicuro di fare «propaganda affinché la gente se ne stia a casa». Un invito che «tradisce un principio costituzionale che fissa il voto» come «dovere civico» ha attaccato il segretario dem Elly Schlein in un’intervista a La Repubblica.

Peccato che, come ricorda Il Giornale, a suo tempo anche un insospettabile quale l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano difese l’astensionismo. Definendolo «un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria», visto che «la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità». Circostanza che, en passant, è la più frequente, considerando che negli ultimi trent’anni solo una consultazione ha raggiunto il quorum, peraltro in un contesto estremamente particolare.

Una soglia troppo bassa per indire i referendum?
Queste evidenze hanno innescato una diatriba “uguale e contraria” da parte di esponenti della maggioranza come Roberto Calderoli, Ministro leghista per gli Affari Regionali e le Autonomie. Secondo cui, scrive Il Sole 24 Ore, «andrebbero ripensate anche le soglie minime delle adesioni per avviare referendum o proposte di legge di iniziativa popolare». Che sono state fissate nella nostra Carta fondamentale, segnatamente attraverso l’articolo 75, a 500.000 firme.

In effetti, tale limite poteva (forse) essere adeguato nel Dopoguerra, quando il Belpaese, come rileva Sky TG24, contava poco più di 28 milioni di elettori. Alle Europee del 2024 ne annoverava circa 50 milioni, quasi il doppio, quindi è legittimo pensare di alzare, magari proporzionalmente, l’asticella delle sottoscrizioni. In questo modo si avrebbero maggiori garanzie che le materie oggetto della consultazione interessino realmente una quota significativa di cittadini.

A questo proposito, dei quesiti che saranno stampati sulle schede il mese prossimo, quattro sono stati proposti dalla CGIL. Riguardano i licenziamenti illegittimi, la relativa indennità nelle piccole imprese, l’uso dei contratti a termine e l’estensione a committente e appaltante della responsabilità negli infortuni sul lavoro. L’ultimo, promosso da +Europa, mira a dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza necessari a uno straniero per poter chiedere la nazionalità tricolore.

Giova (riba)dirlo, perché una scelta “balneare” non è necessariamente un pericolo per la democrazia. Prendere una decisione così importante senza essersi adeguatamente informati, sì.



