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Prima ondata Covid, Procura di Bergamo: “Epidemia colposa aggravata”

Indagati Roberto Speranza, Giuseppe Conte, Attilio Fontana per un “Disastro che si poteva evitare”

Camion militari a Bergamo

L’inchiesta sulla prima ondata Covid condotta dalla Procura di Bergamo va concludendosi con le affermazioni dei pm bergamaschi: “il disastro si sarebbe potuto evitare”. A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia che, tra febbraio e aprile 2020, ha massacrato la popolazione di Bergamo la Procura ha chiuso l’inchiesta. Gli indagati sarebbero 17. Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti d’ufficio e falso.

Epidemia colposa aggravata, gli indagati

Tra gli indagati figurano l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Le posizioni di Conte e Speranza saranno trasmesse al Tribunale dei ministri, che dovrà valutare gli atti a loro carico.

E ancora l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli.

Dal mancato aggiornamento del Piano Pandemico alla negata zona rossa

Sotto la lente della guardia di finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano. Sotto la lente delle autorità anche i mancati aggiornamenti del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente. Quello esistente infatti, seppur inadeguato, avrebbe potuto contenere la trasmissione virale.

Indagini mastodontiche

Si è trattato di un’inchiesta mastodontica, con ricerche locali e nazionali intrecciate, indagini che come scrive in una nota il Procuratore Chiappani, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti” informatici o cartacei “nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti”.