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Lockdown-bis, la paventata cura che rischia di essere peggiore del male

Ormai non si escludono più “gli arresti domiciliari”, anche se il Premier Conte è più favorevole a un semi-lockdown. L’immunologa Viola gli dà ragione, ma la scienza è divisa

giuseppe conte

Il Premier Giuseppe Conte

Lo spauracchio che maggiormente agita le nostre giornate è senza dubbio quello del lockdown-bis. Dapprima escluso categoricamente, poi riapparso all’orizzonte come ipotesi remota, ora incubo ricorrente, forse imminente e, in Campania, già concreto.

Si sa che il bi-Premier Giuseppe Conte vorrebbe evitarlo a ogni costo, perché dei costi – soprattutto economici – è ben consapevole. Anche se questa sua presa di posizione, secondo i beninformati, è causa di scontro con quella parte della maggioranza rosso-gialla che preme per misure ancora più restrittive. La spaccatura nel Governo, comunque, è comprensibile, soprattutto se si pensa che la questione, chiaramente molto delicata, divide anche la scienza.

Lockdown-bis o semi-lockdown

«Siamo ancora dentro la pandemia e il costante aumento dei contagi ci impone di tenere l’attenzione altissima». Così il fu Avvocato del popolo durante l’informativa urgente alla Camera per illustrare il Dcpm del 18 ottobre. Aggiungendo che «stavolta però, forti dell’esperienza della scorsa primavera, dovremo adoperarci, rimanendo vigili e prudenti e pronti a intervenire nuovamente se necessario».

Decisivi, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbero essere i prossimi dieci giorni, che permetteranno di valutare l’efficacia delle recenti disposizioni. Se la curva dei casi positivi dovesse continuare a crescere, Palazzo Chigi potrebbe decidere di imporre nuove limitazioni. Che potrebbero andare oltre il semplice coprifuoco.

Probabilmente non si chiuderebbero tutte le attività produttive, ma si potrebbe uscire di casa solo per ragioni essenziali quali lavoro, salute, scuola o la spesa. Con il corollario del ritorno delle autocertificazioni, che ha già scatenato l’ironia social.

lockdown-bis: autocertificazioni autunno-inverno
Autocertificazioni autunno-inverno

Più che un lockdown-bis, dunque, sarebbe un semi-lockdown. Ipotesi che ha già suscitato qualche perplessità.

Lockdown-bis, le divisioni tra gli scienziati

«Chiediamo di intervenire ora in modo adeguato, nel rispetto delle garanzie costituzionali, ma nella piena salvaguardia della salute dei cittadini». Questo l’appello che un centinaio di esperti ha lanciato a Giuseppi e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Invocando «provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni» onde impedire che nelle prossime settimane si arrivi a «centinaia di decessi al giorno».

La catastrofica prospettiva fa riferimento alle stime diffuse da Giorgio Parisi, fisico e presidente dell’Accademia dei Lincei. Si tratta di una proiezione, nondimeno non può essere presa troppo alla leggera.

I firmatari dell’esortazione conoscono comunque le possibili ripercussioni, ma ritengono che «prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro. Più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore».

Non tutti gli studiosi, però, la pensano allo stesso modo. Tra chi non condivide quest’impostazione c’è Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova – nonché colei che ha umiliato la protervia del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

“Il lockdown è sbagliato”

«Il lockdown è sbagliato» ha scritto la dottoressa in un post Facebook successivamente rimosso – non prima, però, di essere ripreso da vari organi di informazione. «Perché i ragazzi non smetteranno di vedersi e si organizzeranno per dormire tutti insieme (ci si trova a casa di uno alle 21 e si sta insieme fino all’alba)». E anche perché «non possiamo pensare di affrontare 7 mesi» agli arresti domiciliari.

Per la scienziata, occorre «agire su trasporti, test, tracciamento, personale sanitario». E, con buona pace della titolare del MI(UR), serve la didattica a distanza. «Dad in università (i giovani lascerebbero le grandi città). Laddove necessario, Dad alternata a presenza nelle ultime due classi delle superiori. Mascherina obbligatoria sempre in tutti i luoghi chiusi, incluse le scuole. E controlli nei locali!»

Ricette diverse, dunque, che non possono non tener conto di esigenze a volte contrastanti, ma tutte ugualmente imprescindibili. Perché, altrimenti, la cura potrebbe essere peggiore della malattia. Un rischio che, si converrà, non ci possiamo assolutamente permettere.

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