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Adolescenti e pandemia: per ripartire bisogna comprendere il grave trauma vissuto

Nell’adolescente il senso del Sé non è ancora completamente strutturato e la pandemia può aver creato seri danni

Pandemia e adolescenti. Durante quest’anno di Covid, la generazione che forse, più di tutte ha subito passivamente gli eventi, è stata proprio quella adolescenziale. I nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno vissuto un senso di isolamento e di estraneità dal mondo che inevitabilmente li ha portati a sperimentare forme depressive e ansiogene rispetto ad un vissuto esperienziale riconducibile non soltanto al virus come potenziale patogeno, ma più riferibile al nuovo ed improvviso modello organizzativo  fatto da isolamento forzato e limitazione delle relazioni.

Pandemia e adolescenti: come la Seconda Guerra Mondiale

Un evento quello della pandemia che può essere paragonabile per complessità e drammaticità solo all’esperienza vissuta nella seconda guerra mondiale.


L’isolamento, la mancanza di libertà personale, l’instabilità nella progettualità futura sono solo alcuni degli aspetti che possono equiparare i due vissuti e quindi far capire il peso psicologico che ne deriva.

Perché i due eventi hanno in comune un’altra importante variabile. Il tempo di durata. E la durata di una situazione influenza enormemente l’organizzazione mentale e psichica dell’essere umano, che per natura è portato ad assecondare strutture mentali e psichiche trasformandole in abitudini difficili poi da rivoluzionare. Ecco allora che il cambiamento repentino è andato a sollecitare modelli organizzativi più fruibili e comodi da attuare proprio nei giovani, dove il senso del sé non è del tutto ancora strutturato.

E’ in questo limbo ancora non del tutto formato che il nuovo contesto sociale ha inciso maggiormente insinuandosi con modelli comportamentali del tutto disfunzionali.

L’isolamento ha creato una nuova zona comfort per l’adolescente, fornendo il recinto dentro al quale poter proteggere se stesso da una parte, ma limitandolo nel suo naturale sviluppo dall’altra. Un confine all’interno del quale la pigrizia ha la meglio, dentro al quale l’uso della tecnologia e dei videogiochi è addirittura assecondata e dove purtroppo il movimento lascia campo alla sedentarietà.  l’OMS riferisce un incremento dei casi di obesità in netto aumento, specie rispetto alle fasce d’età più giovanili. Con la chiusura in casa, dovuta ai diversi lockdown  si sono consumate meno calorie ed introdotte maggiori quantità di cibo, generando così oltre all’aumento del peso corporeo anche un forte calo dell’autostima.

Aumento dei disturbi psicologici tra gli adolescenti

Ma ancor più preoccupanti sono i dati che si riferiscono ai disturbi psicologici.
L’aumento vertiginoso delle richieste di aiuto nei Sert e nei centri di igiene mentale sul territorio nazionale vedono, proprio nei giovani  percentuali impressionanti. Più 147% nei primi mesi dell’anno. Fra i disturbi in netto aumento vi sono ansia, depressione, attacchi di panico e i comportamenti di autolesionismo.

Per capire i meccanismi che sono alla base di tali fenomeni bisogna in primis aver ben chiaro le diverse sintomatologie.
L’ansia ad esempio è una condizione di apprensione, specifica o generalizzato, che porta l’individuo a mantenere uno stato di allerta costantemente elevato. In questo periodo di Pandemia l’emozione, a valenza negativa, che più ci ha accompagnato è stata molto probabilmente  proprio l’ansia, l’ansia di uscire in strada per giocare con i propri compagni, l’ansia che “estranei” si possano avvicinare e contagiarci e di conseguenza, essere poi veicoli di propagazione del virus all’interno del nucleo familiare. Tutto ciò potrebbe aver condizionato i nostri giovani nelle relazioni fino a portarli all’isolamento e alla frustrazione.


La depressione altresì è uno stato di profondo abbattimento e di sconforto che può portare anche all’ideazione suicidaria. Essa è caratterizzata dalla perdita di interesse, piacere e volontà nel compiere qualsiasi azione, trovando nella nuova quotidianità imposta un rinforzo non indifferente.


In riferimento alle forme depressive c’è da sottolineare i numerosi casi che vedono, giovani e meno giovani  continuare il proprio isolamento anche dopo  le  prime aperture.
Il cosiddetto ” effetto capanna”.
Da qui anche le forme di autolesionismo che contemplano un profondo dolore interiore e che sfociano nel dolore fisico come unica possibilità di contenimento.

Adolescenti e pandemia: la paura emozione dominante

Ma forse la paura è l’emozione che più di tutte si è manifestata in maniera indiscriminata in particolar modo tra gli adolescenti. È noto nell’ambiente scientifico che la paura orienta l’attenzione verso elementi esterni che siano in linea con il tema stesso della paura; ad esempio una persona che ha una fobia nel contrarre il virus, può focalizzare la propria attenzione nei confronti di comportamenti e situazioni riferibili al virus stesso fino a vivere  una vera e propria ossessione.

Ma quando si parla di paura e di giovani, dobbiamo obbligatoriamente riferirci anche alla suggestionabilità dei ragazzi e a quanto essi investano sui modelli adulti a loro vicini.


Un genitore particolarmente ansioso rispetto al virus e al contagio, vedrà nel figlio adolescente una cassa di risonanza enorme del sintomo proprio in funzione di quelle strutture emotive e cognitive non del tutto ancora mature.

Ripartire significa superare gli effetti psicologici della situazione

Il Covid-19 non può essere una patologia riconducibile al solo profilo clinico.
Il Covid-19 dev’essere inquadrato in un più ampio raggio d’azione sanitario e sociale se veramente lo si vuole superare e quindi ripartire, altrimenti la ferita che ha provocato, difficilmente si potrà rimarginare.

Per far questo gli sforzi dovranno prodursi verso  nuove direzioni, che non vedono più solo medici ed infermieri impegnati in prima linea, ma soprattutto psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, centri di aggregazione e istituzioni come la scuola o lo sport. Questo è il momento di raccogliere i pezzi che l’urto della pandemia ha lasciato in terra e ricomporre un tessuto sociale all’interno del quale i giovani sono una componente fondamentale e quindi lavorare per il benessere psico-fisico e sociale di cui hanno  bisogno.

I nostri ragazzi hanno urgenza di ripartire e la grande affluenza agli open day vaccinali che li ha visti protagonisti nelle ultime settimane, ne è la prova. E allora, cerchiamo di comprenderli, perché loro hanno perso davvero tanto.

Con la collaborazione del Dott. Domenico Cafaro

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