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Pandemia e dipendenza dal cibo: il rapporto che ci fa ammalare

Un evento stressante come la pandemia e le sue ripercussioni sociali ed emotive influiscono sul nostro rapporto con il cibo e soprattutto con gli zuccheri

dipendenza dal cibo

Armando Piccinni, è psichiatra, professore straordinario Unicamillus Roma, Presidente BRF – Fondazione per la ricerca in psichiatria e Neuroscienze e autore del libro: “Drogati di cibo. Quando mangiare crea dipendenza”.

Lo abbiamo intervistato per capire come un evento stressante come la pandemia e le sue ripercussioni sociali ed emotive influiscono sul nostro rapporto con il cibo e soprattutto con gli zuccheri.

Restrizioni incentivano la dipendenza dal cibo

“Il lockdown prima e le successive restrizioni e le chiusure poi, hanno incentivato tutta una serie di comportamenti e consuetudini legate alla dipendenza per il cibo. Pensiamo al fatto che in un certo periodo non si trovavano da nessuna parte le macchine impastatrici da casa, prese d’assalto per l’angoscia di cucinare e fare il pane. La ricerca di carboidrati è dunque aumentata ma sappiamo che i carboidrati in grandi quantità non sono una buona abitudine alimentare. Sappiamo infatti che comportano l’aumento di peso, con annesso l’eccessivo apporto di zuccheri e calorie. Di cui solo una parte viene immediatamente spesa mentre l’altra viene immagazzinata. I carboidrati tendono a dare un effetto di assuefazione, quando sono particolarmente appetibili possiamo parlare di una vera dipendenza. Questo dato è controverso e dibattuto ma ci sono dati dell’Oms che dimostrano che lo zucchero da una dipendenza 5 volte superiore alla cocaina.

Il circolo vizioso degli zuccheri

Quando una persona si rivolge ad un dietologo la persona viene instradata su un regime alimentare diciamo ordinato e severo, ma quando questa organizzazione cessa il soggetto torna alle sue abitudini. Non solo, spesso torna ad un peso superiore a quello di partenza. Le scuole e le famiglie dovrebbero educare alla distinzione tra cibo industriale e genuino, e mettere in guardia dall’abitudine di mangiare di continuo, di mangiare come premio, come consolazione e per altre mille ragioni. Soprattutto per quanto riguarda i giovani, così penalizzati dalla situazione e dal consumo di zuccheri.

Come in tutte le dipendenze, gli zuccheri chiamano gli zuccheri, e questo meccanismo altera la produzione di insuline creando anche effetti psichici e l’aumento dell’appetito. Questi concetti devono diventare abituali, diffusi, sono importanti per una vera prevenzione della Salute.

Gli unici zuccheri presenti nei documenti di paleoantropologia sono i fichi. Certo questo a molte industrie e multinazionali non piace. Una volta, in seguito ad una conferenza su questo tema, venni anche minacciato da un rappresentante di una grande catena di fast food. Ma non temo questi pericoli, ciò che temo è il cibo spazzatura che rovina la salute e la vita di milioni di persone”.

La copertina del libro “Drogati di cibo. Quando mangiare crea dipendenza”

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