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Vera e Sandra, inghiottite dalla “Rome by night”, una morta nel Tevere e l’altra caduta dalla camera dell’albergo

Dei veri colpevoli della morte delle ragazze non se ne sa più nulla. Ma adesso è più sicura la notte a Roma per le giovani donne?

Lungotevere Castello, Basilica di San Pietro

Lungotevere Castello, Basilica di San Pietro

Due ragazze ventenni, tedesche, in epoche diverse, si godono la notte nelle discoteche di Roma, poi una viene trovata morta nel Tevere e l’altra cade dalla camera dell’albergo in cui risiedeva. I possibili assassini vengono individuati tra i membri della comunità maghrebina ma poi vengono scagionati. E dei veri colpevoli non se ne sa più nulla. Ma adesso è più sicura la notte a Roma per delle giovani donne?

Vera Heinzl, 20 anni, babysitter tedesca, nata a Freisenheim, nel Baden-Wuttemberg, e che lavora a Roma, la notte tra il 19 e il 20 agosto 2004 viene trovata cadavere nel Tevere, dopo essersi volatilizzata in una notte folle in giro per i locali da ballo, trascorsa prima con un’amica e tre ragazzi arabi, poi non si sa.

Sandra Honicke, 33 anni, guida turistica, tedesca pure lei, invece viene uccisa nell’ottobre del 2007 nel cortile dell’Hotel Ergife, sull’Aurelia, volata giù da un’altezza di 7 metri. A distanza di tre anni l’uno dall’altro questi due omicidi hanno numerose analogie che lasciano perplessi. Entrambe avevano trascorso le loro ultime ore con dei ragazzi che le stavano corteggiando. Li avevano entrambe respinti per le proposte forse indecenti, troppo indecenti, ricevute.

È successo 20 e 17 anni fa ma adesso Roma è più sicura?

Del resto avevano 20 anni, una e 33 l’altra. Belle, sole, libere, straniere, a Roma di notte. Tutto lascia pensare che fossero disponibili, almeno nelle menti dei loro corteggiatori, chiamiamoli così, per il momento. Il primo è un ragazzo marocchino che Vera ha conosciuto a Piazza di Spagna. Ne caso di Sandra si tratta invece di un facchino tunisino. Le ragazze erano del nord Europa, i ragazzi maghrebini. I due giovani vengono indagati come possibili omicidi in conseguenza di un altro reato che avevano commesso prima. Il marocchino aveva spacciato droga, il tunisino aveva compiuto una violenza sessuale.

Il marocchino venne sottoposto a processo dove cade l’accusa più grave, quella di aver assassinato la ragazza. Il tunisino venne prosciolto al termine dell’istruttoria. In sostanza due piste che sono risultate sbagliate o mal gestite. Forse per la troppa fretta di trovare un colpevole gli inquirenti si sono fatti attrarre da quella che appariva come la ipotesi più ovvia: l’arabo che abusa della straniera tedesca e non riuscendovi sfoga la sua frustrazione con l’omicidio.  Le circostanze precise della morte di Vera e Sandra non sono mai state chiarite del tutto. Ma la domanda che ci facciamo è: Roma è più sicura oggi rispetto al passato?

Vera Heinzl era tornata in Italia per una vacanza

Vera Heinzl, 20 anni, era figlia unica di Irene e Reinhard Heinzl, era a Roma con l’ amica Teresa Hilz per trascorrere una vacanza. Fino al 18 giugno aveva lavorato come ragazza alla pari presso la signora Cristina Poja. “Stava da me dal settembre scorso“, dice la signora. “Poi a giugno è tornata in Germania. Durante le ferie ha fatto un viaggio in Jugoslavia, e poi nella sua cittadina natale nella Foresta Nera, dove ha incontrato una sua vecchia amica assieme alla quale ha deciso di tornare in Italia”.  

A Roma, Vera e la sua amica avevano trovato alloggio presso una struttura religiosa.

“Il giorno dopo il nostro arrivo ci siamo sedute sulle scale di piazza di Spagna a bere vino insieme a due ragazze tedesche che avevamo conosciuto in aeroporto“, ha raccontato l’amica di Vera. “Ci si sono avvicinati tre nordafricani uno dei quali era stato notato da Vera la sera precedente, sempre in piazza di Spagna. Mi aveva detto che le piaceva“.

Le due ragazze sono insieme quando conoscono Nabil Benyahya, giovane marocchino, a piazza di Spagna. Lui è un habituè di Trinità dei Monti, dove tenta approcci e conquiste. Prima della tragedia i tre giovani, con in più due amici egiziani, trascorrono la serata nel pub Mad’ s Night di via del Plebiscito.

Secondo il racconto di Teresa, all’una di notte, lei si è stancata e se n’è va. Da quel momento si sono perse definitivamente le tracce di Vera Heinzl.

Denuncia la scomparsa alla polizia e ritrovamento del cadavere nel Tevere il 21 agosto

Il giorno dopo, (la stessa mattina del 20 ma più tardi) vedendo che non era rientrata“, ha spiegato Teresa, “ho provato a chiamarla, ma aveva il telefono staccato. La sera sono tornata a piazza di Spagna e ho riconosciuto quel ragazzo con il quale Vera era rimasta a parlare nel locale. Non mi ha saputo dire nulla di preciso, solo che l’aveva lasciata verso le 4 a piazza Navona.”

Sono andata alla polizia e insieme a loro sono tornata a piazza di Spagna ho visto di nuovo quel ragazzo, l’ho indicato agli agenti e loro l’hanno preso e portato via“.

Il 24 agosto 2004 poi, è stato trovato nel Tevere il cadavere di una ragazza mangiucchiato dai topi, l’autopsia stabilì che il cadavere apparteneva a Vera Heinzl, sul corpo dell’assassino sono stati trovati dei graffi. L’uomo che l’amica Teresa aveva identificato viene arrestato. Era Nabil Btnyahy ,23 anni marocchino.

Dopo 20 anni dall’omicidio di Vera la sua borsa con il cellulare non sono mai stati ritrovati e non si sa nulla del probabile assassino. O meglio qualcosa di cui venne accusato Nabil è certa.

Nabil viene accusato di reati minori e fa solo un anno di carcere

Il giovane viene subito arrestato, essendo stato l’ ultimo a vedere la studentessa, dopo che viene ritrovato il corpo nel Tevere, all’ altezza di Ponte Marconi. Nabil viene sospettato di omicidio, ma l’ accusa non regge del tutto. La procura ritiene invece che Vera, intontita con alcol e hashish, sia stata trascinata nella baracca del magrebino e che sia caduta nel fiume per sfuggire a un tentativo di violenza sessuale.

Dalla sentenza risulta tutt’altro: non sarebbe stato lui la causa diretta della tragedia. Quella notte, tra il 19 e il 20 agosto 2004, la studentessa tedesca lo avrebbe seguito nella baracca a Ponte Marconi senza essere forzata. Qual è la verità?

Dopo un’ora e mezzo di camera di consiglio, la quarta sezione del tribunale, presieduta da Anna Argento, condanna Nabil Benyahya a quattro anni, sei mesi e dieci giorni di reclusione. Il pm Maria Gloria Attanasio ne aveva chiesti dieci. Il giovane magrebino, appena comprende cosa è accaduto, scoppia a piangere e abbraccia il suo avvocato, Domenico Naccari.

In realtà, il nordafricano dovrà scontare solo cinque mesi e venti giorni per aver dato a Vera un grammo di hashish e sei mesi per omissione di soccorso, per non averla aiutata quando è scivolata nel fiume. Cade l’ accusa di sequestro di persona e viene assolto “perché il fatto non sussiste”. Cade con la derubricazione del reato di “morte come conseguenza di un altro delitto”, il nesso fra la cessione di droga e la sciagura.

Il marocchino aveva alle spalle accuse di tentata violenza, tutte cadute

 La fine della turista tedesca, che aveva scelto Roma per una vacanza di fine estate, costerà dunque a Benyahya un anno scarso di carcere. La pena maggiore gli viene inflitta per aver violentato, il 25 giugno 2004, Marisa (che non è il vero nome), 21 anni, romana. Un’ altra studentessa conosciuta, come Vera, a piazza di Spagna. Tre anni e quattro mesi è la pena per aver abusato della ragazza, assistita dall’ avvocato Daniela De Zordo, sempre nella solita baracca a Ponte Marconi, dissequestrata soltanto alla fine del processo. Il tribunale però, anche in questo caso, assolve Nabil dall’ accusa di sequestro di persona “perché il fatto non sussiste”. E da quelle di aver stuprato Marisa anche al Luna Park e in un parco dell’ Eur.

Il pm Attanasio non commenta la sentenza sulla morte di Vera. E neppure i signori Heinzl, mamma Irene e papà Reinhard. Sembrano delusi, ma più tardi, attraverso il loro legale, Carlo Arnulfo, fanno sapere che no, non è così. “Siamo sereni perché comunque è stata accertata la responsabilità di Nabil. Non importa a che titolo è stato condannato. Ciò che conta è che il processo ha dimostrato che è stato lui la causa della morte di Vera”. Più soddisfatto Naccari.  

Sandra Honicke cade dal terrazzo della sua camera all’Ergife

Viene accusato dell’omicidio di Sandra Honicke, 33 anni, un facchino tunisino, dipendente dell’albergo in cui alloggiava la giovane. Il ragazzo, già coinvolto in un tentativo di violenza sessuale in passato, viene interrogato dal magistrato Stefano Pesci e dagli investigatori della Squadra Mobile di Roma.
Secondo le testimonianze, la guida tedesca avrebbe bevuto parecchio alcool a cena e dopo ha passato diverse ore con l’indagato. Le avances sessuali del facchino sarebbero state respinte da Sandra.

Ne sarebbe nata una sorta di “contrapposizione fisica”, alla quale la giovane si sarebbe sottratta, superando nella fuga una prima balaustra e precipitando poi dalla seconda nel cortile attiguo alla sala caldaie. Il facchino avrebbe confermato di aver visto Sandra sulla balaustra che si affacciava sul cortile dell’albergo ad un’altezza di non più di sei o sette metri. Ma la sua versione è entrata in contraddizione con gli elementi emersi dall’autopsia. La ragazza presentava alcune lesioni che non erano compatibili con la caduta che ne avrebbe decretato la morte.

L’esame autoptico infatti ha confermato che le lesioni sul corpo di Sandra sono compatibili a quella causate da schiacciamento al suolo, ma non dall’altezza della balaustra. Il volto era rivolto verso terra e sul corpo è stato trovato un ematoma tra collo e nuca e alcune lievi escoriazioni sui gomiti e sui polsi. Di fatto tuttavia le prove non sono risultate sufficienti a incolpare il giovane tunisino, che è stato quindi prosciolto alla fine dell’istruttoria.

Roma non è più sicura di prima, una ricerca lo testimonia

Appare evidente che dei tentativi di violenza sessuale sono finiti con la morte delle ragazze, ance se non si può parlare forse di omicidio, le due donne sono incorse nella morte per sfuggire alla violenza. È sempre la solita storia. Nasce dall’atteggiamento maschile verso queste ragazze. Sono casi di 20 e 17 anni fa, ma adesso è cambiato qualcosa?

Essere giovani donne a Roma non è facile neanche adesso. Di fatto molte donne si sentono insicure a girare in città, soprattutto di notte. Le statistiche raccolte dalla Associazione Donne x strada, sono abbastanza eloquenti al riguardo: il 96% delle donne non si sentono tranquille a girare di notte all’aperto, e quando il sole se ne va, 8 su dieci non si sentono sicure neppure quando si trovano in compagnia. Lo studio è stato pubblicato il 14.3.2023 nel sito ilcorrieredellacitta.in. Quindi recentissimo.

Anche di giorno permane un profondo senso di insicurezza, e il 20% dichiara di non sentirsi al sicuro camminando per strada anche in compagnia, mentre il 56% ha paura a girare da sola anche con il sole. Dallo studio condotto dall’associazione, e dal lavoro di ricerca sociale e di genere, emerge chiaramente come le donne romane vivano la città con apprensione e il tutto dipende anche dalle zone che si attraversano. Le zone più pericolose sono chiaramente le periferie come San Basilio, Tor Bella Monaca, Torre Angela e Torre Maura. Ma anche le zone centrali come la Stazione Termini e i quartieri Appio Claudio, Pinciano e Parioli non le lasciano tranquille.