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Vaccino anti-Covid, è ammissibile che gli operatori sanitari non vogliano vaccinarsi?

Il 63% degli operatori sanitari intervistato ha risposto di essere “Davvero titubante a riguardo”

Operatori sanitari, cosa succede se proprio loro rifiutano di vaccinarsi?

Il 27 dicembre 2002 in Europa è stato celebrato il vaccine-day, che inaugura la campagna vaccinale anti-Covid. Nel nostro paese la diretta con la vaccinazione simbolica di 5 tra medici e infermieri dell’ospedale Spallanzani si è svolta proprio dall’Istituto Malattie Infettive, punto di riferimento per la capitale e il Lazio.

Piano vaccini anti-Covid italiano 2021, operatori sanitari poi over 80

Il piano vaccini italiano del 2021 prevede che a gennaio-febbraio venga vaccinato il personale sanitario e sociosanitario, ospiti e personale delle Rsa. Nei mesi di febbraio-marzo si passerà poi ai cittadini sopra agli 80 anni, aprile-maggio si procederà con i cittadini over 70 e chi soffre di almeno due patologie. In estate al via alle somministrazioni per tutto il resto della popolazione dando la precedenza alle categorie che lavorano nei servizi essenziali.

Ma i problemi sono emersi subito, con la scarsa adesione rispetto a quella prospettata, del personale sanitario. Secondo le statistiche la crescita del fenomeno no vax ma anche una sperimentazione così breve di questo vaccino a differenza di altri nella storia medica, sono gli elementi che inducono poca fiducia ai cittadini del nostro paese.

Un sondaggio del CDC, ha rilevato che il 63% degli operatori sanitari intervistati sulla possibilità di essere tra i primi a ricevere il vaccino, ha risposto di essere “davvero titubante al riguardo”.

I dubbi risiedono soprattutto nella ancora poca conoscenza che si ha della patologia e del vaccino correlato: il vaccino antinfluenzale esiste da un po’di tempo, la sua efficacia è stata dimostrata, gli effetti collaterali sono stati dimostrati e di solito sono minimi”, ma il vaccino COVID-19 è completamente nuovo. I vaccini precedenti hanno impiegato anni per svilupparsi; questo è stato creato in pochi mesi, si legge sul Sito CDC.

Allo Spallanzani stesso solo il 70% del personale dello Spallanzani aderirà alla vaccinazione lascia perplessi. Io mi attendevo un’adesione al … 110% !”. Ha affermato il senatore Francesco Giro.

I rischi di scarsa adesione sembrano essere maggiori tra gli operatori socio-sanitari delle Rsa. Le Rsa del Lazio contano circa 25mila addetti tra infermieri, tecnici, amministrativi e altro. Ogni struttura ha inviato una mail ai dipendenti chiedendo l’adesione alla vaccinazione. Che in tanti casi è stata bassissima, in alcune strutture sfiora il 10 per cento.

Operatori sanitari, adesione in diverse regioni

Particolarmente critica la situazione in Lombardia, dove per esempio, appena «il 20% degli operatori delle Rsa bresciane ha aderito alla campagna vaccinale. Troppo poco», ha detto il dg di Ats Brescia, Claudio Sileo.

Non va meglio in Piemonte dove Anaste (associazione nazionale strutture terza età) ha fatto un sondaggio a mille dipendenti su 3.800: il 70% ha dichiarato di essere contrario al vaccino. In Toscana ha aderito invece una quota maggiore, 8.700 operatori su 11 mila. Comunque numeri lontanissimi dal 100%. fa sapere Il Giornale.

Maggiore percentuale di adesione negli ospedali. Secondo un sondaggio riferito dal governatore campano Vincenzo De Luca effettuato nelle Asl di Napoli, «l’80% ha risposto con entusiasmo alla sollecitazione alle vaccinazioni».

Vaccino obbligatorio per i cittadini e sanitari

Il vaccino per ora non sarà infatti obbligatorio per i cittadini ma ci sono diverse ipotesi discusse dal governo per renderlo obbligatorio di fatto, con patentini per accedere agli aerei e agli hotel o ai colloqui di lavoro.

Ma per gli operatori sanitari la questione è diversa. “Se gli operatori sanitari non faranno il vaccino, io sono per una forma di obbligo”. Lo ha detto Walter Ricciardi, consigliere del Ministero della Salute e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma.

Per Pierpaolo Sileri, non è un tabù pensare ad “una qualche forma di obbligo vaccinale” anti-Covid.

Un obbligo deontologico?

“Prima ancora di un obbligo legislativo, c’è un obbligo deontologico in base al quale un medico deve vaccinarsi se ha a che fare con dei pazienti fragili, per tutelarli”, spiega Filippo Anelli, il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici e Odontoiatri. Tuttavia la decisione, in ultima istanza, è di tipo politico, aggiunge.

Ancora Sileri ha dichiarato senza mezzi termini che i medici e gli infermieri restii a fare il vaccino anti-Covid “hanno sbagliato lavoro”. “Il ruolo del politico è anche essere decisi. Siccome si tratta di pochissime persone, perché la stragrande maggioranza ha dimostrato la forza per trascinarci fuori dalla tragedia, se qualcuno della sanità si schiera dicendo di essere no vax, perdonatemi, ma io credo che abbia sbagliato mestiere”. Dunque resta il nodo cruciale. Come conciliare la libertà personale e la salute pubblica?

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