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V-day, arriva il vaccino ma attenzione a informare correttamente gli italiani

Oggi si stima che solo il 60% degli italiani è disposto a sottoporsi al vaccino. Tanti nutrono grandi riserve in merito alla sua sicurezza

V-day, vaccino

V-day, vaccino

C’è un furgone nero che da un paio di giorni ha rubato la scena al Natale, ai numeri della pandemia e alla politica. Come entrato in Italia, una scorta di carabinieri e diverse auto di giornalisti lo hanno seguito fino a Roma. Al suo interno le prime 9.750 dosi di vaccino della Pfizer, custodite all’interno di frigoriferi speciali ad una temperatura di -74° centigradi.
Si tratta della prima fornitura di vaccino per Covid-19 acquistato dal nostro Paese (27 milioni come primo lotto) e che Domenica 27 Dicembre, nella giornata del V-day ha visto l’inizio della campagna di vaccinazione di massa in tutta Europa. E’ un’inizio puramente simbolico, perché la vera distribuzione e vaccinazione non partirà prima della seconda metà di gennaio.

Perché tanta attenzione a quella che sembra solo una giornata promozionale?

Come il black friday o l’apertura dei saldi stagionali, le diverse autorità, nazionali e sovranazionali stanno puntando molto sull’importanza di una partenza all’unisono della vaccinazione in tutta Europa. Una vera e propria campagna pubblicitaria rispetto all’unica potenziale soluzione alla grave crisi sanitaria e di conseguenza economico sociale che ormai da un anno il mondo sta vivendo. Per questo stesso motivo l’uso corretto del messaggio e del tipo di comunicazione utilizzato sarà fondamentale rispetto alla riuscita della campagna vaccinale.

Oggi si stima che solo il 60% degli italiani è disposto a sottoporsi al vaccino. Molti ancora gli scettici e troppi coloro che nutrono grandi riserve in merito alla sua sicurezza. Gli effetti collaterali rientrano statisticamente nelle più importanti remore. La possibilità di effetti collaterali, come intossicazioni o modificazioni nel DNA a lungo termine, sono gli effetti che più di altri, temono coloro che non vogliono sottoporsi al servizio di profilassi che dal 27 dicembre prenderà inizio. Fra gli scettici e i così detti NO VAX, i motivi che giustificano il loro non volersi assolutamente vaccinare sono i più diversi e disparati. Internet e i vari social in tutto questo hanno un forte potere divulgativo e di forte influenza.

Come distinguere la verità dalle fake news

Gira sulle varie piattaforme un po’ di tutto ed è frequente non saper più riconoscere le fake news dalle notizie vere. Il grande successo di condivisione di alcune notizie è proprio grazie alle caratteristiche del lettore, più che alla natura della notizia in sé. Per spiegare come alcune notizie ci catturino maggiormente o come alcune volte diveniamo vittime di ragionamenti tendenziosi, dobbiamo fare riferimento ad alcuni processi mentali che più di altri spiegano la moltitudine di negazionisti, complottisti e scettici di varia natura che oggi circolano in rete o troviamo seduti ai tavoli di un bar. Un esempio il cosiddetto “Effetto Dunning-Kruger“.

Si tratta di un meccanismo proprio del nostro cervello umano che attua una sopravvalutazione della personale conoscenza in un determinato campo o argomento. Tale convinzione o conoscenza dei fatti si trasforma in certezza, facendoci illudere di essere diventati esperti di quel determinato campo. I NO-VAX ne sono un chiaro esempio. Attaccano continuamente medici o scienziati sulla validità scientifica dei vaccini affrontando l’argomento solo dal punto di vista della propaganda contro le case farmaceutiche o portando la discussione esclusivamente sul piano delle collusioni fra esse e la politica. Senza mai minimamente affrontare l’argomento dal punto di vista clinico o biochimico e senza suggellare le loro teorie con dati statistici.

Il bias del coro della banda musicale

Altro meccanismo che interviene è quello che viene definito “il bias del coro della banda musicale”. Quando esce una notizia emotivamente forte tutti corrono dietro chi la divulga. Senza minimamente interrogarsi sulla sua veridicità né su chi l’ha diffusa, seguendo invece solo il flusso di chi che ne condivide la diffusione. Insomma tutti dietro la palla senza sapere se si sta giocando a calcio o a pallavolo. Altro bias (distorsione) è quello sul “preconcetto” che vede molti dare valore solo agli aspetti di una notizia o di un argomento che confermano il loro modo di vedere le cose. Sorvolando al contrario tutti gli aspetti e le informazioni che lo smentiscono. In modo simile, ma con una grande contestualizzazione proprio in riferimento alle teorie del complotto sulla vicenda del covid-19, è il bias detto “della notizia gancio”.

Cioè la prima notizia diviene ancoraggio di tutto il resto e da lì in poi diviene difficile scardinare le convenzioni sulla reale verità del fatto. La grande predisposizione a schematizzare è l’altro importante meccanismo mentale che porta molti a vedere complotti dietro alcune situazioni o eventi. Dagli attacchi dell’11 settembre all’attuale pandemia, passando per la crisi delle banche alle primavere arabe. Il bisogno intrinseco di dare una spiegazione logica che possa in qualche modo soddisfare la nostra comprensione dei fatti, ci porta a collegare situazioni ed eventi anche se completamente scollegati fra loro.

Il rischio da non correre è il fallimento di una informazione chiara e semplice

Proprio per questo e per il fatto che ci troviamo difronte ad un momento storico dove il fallimento della vaccinazione di massa porterebbe a conseguenze gravissime dal punto di vista sociale ed economico, diviene altresì fondamentale accompagnare oltre al furgone della Pfizer con scorte e telecamere, ancor più l’intera campagna con un’informazione chiara e semplice. Non spettacolarizzare ma informare. Informare con onestà intellettuale e scientifica tutta la popolazione sul valore della vaccinazione, sul funzionamento del vaccino e su quelli che sono i possibili effetti collaterali. Spiegare con semplicità il funzionamento della vaccinazione.

Campagna di informazione corretta e testimonial

Personalità e personaggi conosciuti potranno dare un vero contributo, testimoniando le loro vaccinazioni senza però scivolare nella banale speculazione, classica del glamour. Tutto potrà contribuire a coinvolgere l’intera comunità sul valore di vaccinarsi e in primis lo sarà proprio il modo in cui questo avverrà. L’informazione dovrà essere chiara e dovrà rispondere alle paure o incertezze di molti, si dovrà dare prova dell’infondatezza di alcune notizie fornendo le prove che smentiscano le dicerie. Bisognerà farlo con semplicità, perché il messaggio possa arrivare a tutti. Lo sport come i talk show radiotelevisivi e gli influencer dovranno contribuire a dare il giusto contributo.

La comunicazione sarà il vero motore che potrà portare più persone possibile verso i centri di profilassi a forma di fiore voluti dal commissario Arcuri. È sull’uso corretto, semplice e chiaro del messaggio che i cittadini potranno trovare risposta alle tante domande e così uscire anche da quei meccanismi mentali di cui molti oggi sono ancora prigionieri.
La resilienza di una comunità passa inevitabilmente anche per il saper scegliere e questa è l’occasione storica dove l’Italia e gli italiani sono chiamati a farlo.

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