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Termini, alta velocità in tilt e viaggiatori in ostaggio dei ritardi: “Un’altra giornata persa”

Alla stazione Termini i viaggiatori si accalcano sotto i tabelloni. Un’addetta di Trenitalia, voce flebile e divisa stropicciata, prova a fornire spiegazioni…

Trenitalia - Romait.it

Trenitalia - Romait.it (Fonte Depositphotos)

Un’altra giornata di disagio per chi ha scelto il treno ad alta velocità. Tra partenze slittate, coincidenze saltate e informazioni centellinate, le banchine delle principali stazioni italiane si sono trasformate nell’ennesimo scenario di attesa frustrata. I monitor a cristalli liquidi mostrano una realtà mutevole: 100 minuti di ritardo, poi 90, poi 60. Poi, forse, il nulla. A ogni aggiornamento, la delusione cresce.

Ritardi a catena e disagi su tutta la rete: lo sfogo dei passeggeri

Alla stazione Termini i viaggiatori si accalcano sotto i tabelloni. Un’addetta di Trenitalia, voce flebile e divisa stropicciata, prova a fornire spiegazioni. Ma sono poche, ripetitive, incapaci di placare il malcontento. I treni Italo e Frecciarossa procedono a singhiozzo. Ritardi causati da guasti, congestioni o eventi non meglio precisati, e la sensazione di essere in balia di un sistema fragile.

Rabbia e ironia

Il viaggio con Italo è costato 350 euro in economy. Un prezzo che ora pesa ancora di più. “Abbiamo chiesto il rimborso – racconta il passeggero – ma ci hanno risposto che spetta solo oltre i 120 minuti di ritardo. Furbi, no?”. Un dettaglio che molti scoprono solo al momento del bisogno. Intanto, la speranza è che il treno parta prima di superare la soglia dei due ore, altrimenti la giornata sarà davvero da dimenticare.

Ritardi “insufficienti” per i rimborsi: chi perde tempo e anche soldi

Ce n’è un altro che non ha diritto al rimborso. Il suo treno, partito da Napoli, è in ritardo di 80 minuti. Troppi per non creare disagi, troppo pochi per essere risarciti. “I miei appuntamenti di lavoro sono saltati. E i soldi spesi non tornano indietro”.

Un altro passeggero ancora aspettava il treno per Milano. Dopo l’annuncio del ritardo di 50 minuti, è rimasto in attesa. “Se va bene avrò uno sconto del 25%. Ma non ci spero troppo. Qui ogni regola sembra cambiata all’improvviso”.

Le coincidenze mancate: un effetto domino di disagi

Il vero incubo arriva per chi ha pianificato più tratte. C’è una ragazza che aveva costruito un itinerario preciso: partenza da Roma, arrivo a Torino in tempo per prendere la coincidenza per Alba. “Il treno è in ritardo di 90 minuti – racconta –. A questo punto la coincidenza è persa. Sto valutando di andare da mia madre a Milano e riorganizzarmi domani. La giornata è andata”.

Un danno non solo economico, ma anche organizzativo. Chi viaggia per motivi familiari, di lavoro o salute si ritrova a dover riprogrammare tutto. E spesso non ci sono alternative immediate. Gli autobus sono pieni, i taxi costosi, i voli non sempre compatibili.

“A questo punto non so se posso fidarmi”: l’incertezza come compagna di viaggio

È la frase che più riecheggia sui binari in questi giorni: “sempre che vada tutto bene”. Un’espressione che sintetizza la precarietà del trasporto ferroviario, soprattutto nei periodi estivi. Con temperature alte, maggiore affluenza, e infrastrutture messe a dura prova, ogni imprevisto diventa un’onda lunga.

Disservizi ricorrenti: una sfiducia che cresce

Quella dell’alta velocità era stata presentata come la grande rivoluzione del trasporto italiano. Più collegamenti, meno traffico su strada, comodità e puntualità. Ma negli ultimi anni, le criticità si sono fatte sempre più evidenti. Ritardi improvvisi, cancellazioni dell’ultimo minuto, comunicazioni carenti. Il passeggero resta il punto più debole della catena.

Non è un caso se sempre più utenti, di fronte a questi episodi, dichiarano di voler cambiare mezzo di trasporto. Il problema è che le alternative, in Italia, non sono sempre più efficienti.

Serve chiarezza, non promesse

Chi oggi affolla le stazioni italiane, non chiede miracoli. Chiede semplicemente informazioni chiare, tempi attendibili, risposte umane. E quando il servizio non funziona, un sistema di rimborsi e assistenza che non sembri un percorso a ostacoli. È su questo terreno che si gioca la credibilità del trasporto ferroviario italiano. E la fiducia, una volta persa, non si recupera facilmente.