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Serie A, capienza stadi: si può tornare alla “normalità” ma le regole vanno rispettate

Il mese di febbraio è decisivo per tornare alla normalità. Bisogna usare però buon senso, saggezza e responsabilità, per il bene di tutti

Tifosi allo stadio

Tifosi allo stadio (foto di Claudio Pasquazi)

L’8 marzo 2020, Parma-SPAL inaugurò l’era della Serie A a porte chiuse. Una giornata strana, un evento fuori dall’ordinario, che in un’atmosfera surreale però sarebbe diventato presto la normalità. Tra poco più di un mese saranno trascorsi due anni da quel match del Tardini, che decretò “ufficialmente” l’inizio della pandemia anche sui campi di calcio italiani.

Di tempo ne è passato, tra restrizioni, nuove misure e annesse polemiche, campagna vaccinale, e molto altro. Insomma, molte cose sono cambiate rispetto ad allora, e lo spettro della pandemia adesso incute molto meno timore. Quello che non è cambiato, per fortuna, è la passione dei tifosi, pronti a supportare la loro squadra del cuore, ora muniti non solo di biglietto e voce, ma anche e soprattutto di mascherina e Green Pass.

Un percorso a ostacoli

Fortunatamente, anche se gradualmente e con qualche battuta di arresto, gli stadi italiani hanno cominciato a ritinteggiarsi. Sciarpe e bandiere festanti sono finalmente tornate sugli spalti sostituendo quegli improbabili cartonati, che spesso hanno accompagnato varie tribune di Serie A durante le gare a porte chiuse.

In questo percorso a ostacoli, che ha come traguardo quello di tornare alla normalità, e quindi riempire totalmente gli stadi, come preannunciato, non è mancata qualche battuta d’arresto. Complice infatti una risalita esponenziale dei contagi da Covid durante le festività natalizie nel Paese, nelle ultime due giornate di campionato sono stati ammessi solamente 5.000 spettatori.

Stadi pieni?

Un notevole balzo all’indietro, se consideriamo che in precedenza ci eravamo ormai abituati al 50% della capienza. E in aggiunta, anche qualche contraddizione, visto che stadi come l’Olimpico di Roma e il Penzo di Venezia hanno dovuto ospitare lo stesso numero di tifosi, sebbene non abbiano ovviamente gli stessi posti disponibili (72.968 il primo contro i 9.977 del secondo).

Secondo le ultime indiscrezioni, il mese di febbraio sarà decisivo per il futuro degli appassionati negli stadi. Dalla prossima giornata di Serie A, infatti, gli impianti potranno riaccogliere il 50% della capienza massima, con la speranza di tornare il prima possibile al 100% entro fine mese.

Pallone Serie A, foto Claudio Pasquazi

Rispettare le regole per tornare alla normalità

Poiché da tanto, troppo tempo, gli stadi sono orfani della totalità dei loro tifosi, e ovviamente un ritorno alla normalità è augurato da tutti, addetti ai lavori e non, non bisogna dimenticarsi delle regole vigenti. Mascherine inesistenti, assembramenti e fischi contro lo speaker che annuncia il rispetto delle regole. Purtroppo, quest’ultimi, sono fenomeni a cui assistiamo sempre più spesso, che però, fortunatamente, non riguardano la totalità dei presenti, ma solo una fetta.

Bill Shankly, ex calciatore e allenatore britannico, non aveva torto quando diceva chein una squadra di calcio c’è una Santa Trinità: i giocatori, il tecnico e i tifosi. Affinché una delle componenti più belle e fondamentali del calcio possa tornare nella sua interezza a far sentire tutta la passione e il calore di cui abbiamo bisogno, regalandoci inoltre grandi emozioni con quelle spettacolari coreografie che sembrano ormai solo un ricordo lontano, bisogna usare buon senso, saggezza e responsabilità. Per il bene di tutti.