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Sequestro Salaria Sport Village, i dettagli dell’operazione

450 milioni di euro in 10 anni: questa la somma proveniente dall’aggiudicazione illecita degli appalti pubblici

Diego Anemone “è dedito abitualmente a traffici delittuosi,  in relazione al vivere abitualmente con proventi di attività delittuose, in un particolare contesto criminale che opera in altissimi ambienti istituzionali, con complicità e rapporti illeciti con esponenti delle istituzioni al massimo livello”. Questo è quanto si legge nel provvedimento di sequestro del Salaria Sport Village firmato dal giudice Guglielmo Muntoni, secondo il quale “il gruppo Anemone ha messo in atto un uso sistematico della corruzione e di articolati illeciti tributari diretti a camuffare erogazioni di tangenti e il reinvestimento dei proventi delle attività illecite”.

Inoltre, “dal meccanismo estesissimo di corruzione è derivato per Anemone un esponenziale arricchimento e la trasformazione da imprenditore di modeste dimensioni a dominus di fatto di un gruppo societario di grande rilievo che si è visto aggiudicare nel periodo 1999-2009 appalti pubblici per 450 mln di euro”.

Anemone, inoltre, si sarebbe avvalso “anche della collaborazione del fratello Daniele” insieme “con Angelo Balducci, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ha realizzato il noto sistema 'gelatinoso' di assegnazione dei maggiori appalti pubblici negli ultimi 10 anni”.

I proventi ricavati da Anemone, a seguito dell'aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici gestiti dalle strutture dirette da Angelo Balducci, sarebbero stati reinvestiti per ristrutturare ed ampliare il più grande centro sportivo della Capitale, il Salaria Sport Village. Questo, almeno, è quanto emerge dalle indagini economico-finanziarie svolte dalle Fiamme Gialle, che hanno portato al sequestro del Salaria Sport Village.

Stando ai dati diffusi da AdnKronos, secondo gli investigatori, la prima società, la Società sportiva romana Srl, beneficiando di consistenti flussi finanziari provenienti dalle imprese del gruppo Anemone, a loro volta destinatarie di somme erogate dalle stazioni appaltanti controllate da Balducci, sarebbe stata utilizzata per portare a termine l'operazione di acquisizione del Salaria Sport Village, successivamente ampliato e rinnovato. La seconda società, la Salaria sport village Srl, sarebbe stata destinata allo sfruttamento economico del centro sportivo, mediante la gestione delle varie attività (sportive e non) praticabili al suo interno, condotta attraverso ulteriori compagini societarie, dalla prima interamente controllate e anch'esse destinatarie di consistenti trasferimenti originati dagli appalti pubblici ovvero provenienti dalla Medea progetti e consulenze Srl, ulteriore società riconducibile ad Anemone e Balducci ed utilizzata, secondo gli investigatori, quale collettore delle tangenti.

Infine, nel corso della conferenza stampa di oggi, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, ha illustrato le ragioni del provvedimento di sequestro del Salaria Sport Village: il provvedimento rappresenta un'estensione della normativa approvata all'unanimità nel 2011 dal Parlamento, conosciuta come “codice antimafia”. È uno strumento, secondo Pignatone, che consente di mantenere il sequestro dei beni a prescindere dalla conclusione dei procedimenti che lo hanno determinato. La normativa infatti non prevede prescrizione e le procedure nei confronti di chi ha subito il sequestro mantengono piena efficacia. 

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