Sembra un’isola greca ma sei a due ore da Roma: la grotta turchese che nessuno riesce a trovare: la raggiungi solo in barca | Ecco cosa devi chiedere

A Gaeta si nasconde la Grotta del Turco, un luogo ricco di storia e leggenda - Romait.it - foto Instagram
In mezzo al mare laziale è situato un pittoresco paesaggio naturale noto per essere avvolto nel mistero e nella leggenda.
Per ammirare un panorama da isola paradisiaca non dovete prendere un aereo né tantomeno oltrepassare i confini nazionali. Infatti il luogo che vogliamo farvi conoscere si trova a pochi km dalla Capitale, famosa per la sua storia inimitabile artistico-culturale.
Oltre alle innumerevoli attrazioni sparse lungo la città, se ci si sposta verso il litorale se ne trovano altrettante suggestive e a dir poco spettacolari. Anche il suo mare infatti nasconde dei gioiellini naturali di tutto rispetto.
Quello di cui vi parleremo è a Gaeta ed è incastonato nel Monte Orlando, caratterizzato da un’enorme spaccatura, che veniva anticamente sfruttata dai pirati per attaccare le navi di passaggio. Infatti il suddetto ha conquistato l’appellattivo di “Montagna spaccata”, la quale ospita un affascinante antro: la Grotta del Turco.
Alla scoperta della Grotta del Turco
Raggiungibile solo ed esclusivamente tramite barca, la Grotta del Turco è un perfetto connubio di natura, storia e leggenda. Basta fare qualche gradino per entrare in questa suggestiva fenditura rocciosa, che si narra si sia formata subito dopo la morte di Gesù Cristo.
La prova di ciò sarebbe rappresentata dall’impronta di una mano lasciata a quel tempo da un marinaio turco. Non credendo all’origine divina della spaccatura nella montagna, l’uomo utilizzò la mano destra per appoggiarsi alla roccia, che al suo tatto si ammorbidì all’istante. Ancora oggi quella che è stata soprannominata la “Mano del Turco” è circondata da un alone di mistero che continua ad affascinare i turisti.

Le origini della “Mano del Turco”
La Mano del Turco è posizionata all’ingresso della Grotta, ed è accompagnata da un’iscrizione in latino risalente al XV secolo traducibile come segue: “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia ammorbiditasi al tocco delle sue dita”.
Nonostante questa avvincente narrazione tramandatasi fino ad oggi, c’è una spiegazione scientifica che spiegherebbe la presenza dell’impronta. A quanto pare sarebbe il risultato di un fenomeno carsico, ovvero il processo chimico causato dall’acqua sulle rocce calcaree. Invece, per quanto riguarda i cinque buchini, corrispondenti alle presunta dita del marinaio, si sarebbero formati a seguito del continuo sfioramento delle persone che hanno visitato il luogo nel corso dei secoli.