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Roma, l’annuncio di Nanni: “Sarà intitolata una via a Ivan Graziani”

La proposta è stata approvata. L’intento è di far riscoprire alle generazioni future il cantante di Monna Lisa

Ivan_Graziani_nel_1981_a_Cervo_Ligure

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Non è mai stato facile inquadrare Ivan Graziani. Troppo rock per essere definito soltanto cantautore, troppo poetico per essere un semplice rocker. Eppure, proprio questa natura ibrida e irriducibile ha fatto di lui una delle figure più affascinanti del panorama musicale italiano del secondo Novecento. Ora, a oltre 25 anni dalla sua scomparsa, anche Roma sceglie di ricordarlo con un gesto concreto: una strada porterà il suo nome. Lo ha annunciato Dario Nanni, consigliere comunale e presidente della Commissione Giubileo, definendo l’intitolazione come un tributo al valore “artistico e umano” del musicista abruzzese.

Ivan Graziani, chi era il cantante che non amava la mondanità

Ivan Graziani nasce a Teramo nel 1945, cresce con la matita in mano – studia all’Istituto d’Arte – ma è con una chitarra tra le dita che si accorge di poter dire molto di più. Non impiega molto a distinguersi: negli anni ’70 e ’80 costruisce una carriera da solista fondata su testi lucidi, talvolta graffianti, spesso spiazzanti. Ironico, diretto, capace di raccontare la provincia italiana come pochi, con un approccio sempre onesto, quasi radiografico.

Ma è sul palco che Graziani rompe gli schemi della canzone italiana. Chitarrista tecnicamente raffinato – nel 1984 viene inserito tra i dieci migliori d’Europa – inserisce elementi rock e blues in un contesto dominato dalla melodia tradizionale. Il risultato è un linguaggio musicale che, pur rimanendo accessibile, sfugge a ogni moda. Canzoni come Monna Lisa, Lugano Addio, Pigro, Agnese restano nel tempo non solo per la loro orecchiabilità, ma per la loro capacità di contenere storie, ritratti, personaggi e sfumature umane autentiche.

Non è stato un cantautore da copertina, Ivan Graziani. Non amava particolarmente il circo mediatico e, se poteva, rifuggiva la mondanità. Questo non ne ha limitato l’impatto: è rimasto nel cuore di generazioni intere, nonostante (o forse proprio grazie a) una certa distanza dalle logiche dello show business.

Intitolata una via ad Ivan Graziani, Nanni conferma

Il riconoscimento di Roma arriva in un tempo in cui il valore della memoria culturale sembra reclamare spazi nuovi, meno ovvi. Intitolare una strada a Ivan Graziani significa, anche simbolicamente, collocare nella mappa urbana della Capitale un riferimento alla musica che non ha urlato per farsi notare, ma ha parlato con chiarezza a chi era disposto ad ascoltare.

La musica di Ivan Graziani ha attraversato le decadi senza invecchiare. C’è qualcosa di sorprendentemente attuale nella sua narrazione cruda e nella capacità di unire sguardo personale e contesto collettivo. Un’eredità viva, che molti giovani riscoprono attraverso reinterpretazioni, documentari, ristampe e tributi.

La scelta del Comune di Roma, più che una celebrazione postuma, appare come un invito a riscoprirlo. Non un atto simbolico fine a sé stesso, ma un tassello concreto nel mosaico della cultura italiana. In un’epoca in cui il tempo corre e dimentica in fretta, assegnare a un luogo fisico il nome di un artista significa dargli cittadinanza anche nel presente.

Non è ancora stato svelato quale via porterà il suo nome, ma la decisione è già stata approvata. “Spero che questo atto venga presto concretizzato,” ha dichiarato Dario Nanni, auspicando che la memoria di Graziani venga così tramandata “alle generazioni future”.