Roma, centro storico invaso da iperturismo e Codice del decoro violato: il caso
Per attirare più turisti si pratica la strategia del “bombardamento visivo” che stona con le meraviglie architettoniche della Capitale

Passeggiare oggi tra piazza Navona e il Pantheon è un’esperienza che oscilla tra il sublime e il kitsch. A ogni angolo, il colpo d’occhio non è più solo per le meraviglie barocche o i marmi antichi: a contendersi la vista e, più ancora, l’attenzione dei turisti ci sono cavalletti, fioriere su rotelle, botti travestite da tavoli, cartelli oversize che annunciano menù tradotti in cinque lingue con illustrazioni che sembrano uscite da una trattoria per bambini. Un vero “bombardamento visivo”, come qualcuno lo ha definito, calibrato per stimolare un bisogno più pavloviano che gastronomico: fermarsi, consumare, scattare la foto e ripartire.
Codice del decoro violato, la determina è strumento dei vigili
Non è un caso che queste strategie, adottate da buona parte dei ristoratori del centro storico, trovino la loro massima espressione nei punti nevralgici del flusso turistico. Il posizionamento dei “totem” del food — con la loro estetica più vicina a quella di una fiera di paese che a una capitale europea — ha tutta l’aria di essere calibrato con l’occhio di un analista di dati. L’algoritmo non c’è, ma se ci fosse saprebbe esattamente dove piazzare un finto barile con sopra un piatto di carbonara in plastica.
C’è una sottile ironia, tutta romana, nel vedere le botti e le fioriere mobili — elementi un tempo genuini — trasformarsi in strumenti pubblicitari mobili, a volte in odore di legalità, spesso al limite del regolamento. Perché esiste, in effetti, un Codice del decoro, che vieta espressamente l’installazione di pannelli, immagini e oggetti esterni alle vetrine. Ma a chi spetta il compito di farlo rispettare?
Lorenza Bonaccorsi, presidente del I Municipio, non fa giri di parole: “La determina è uno strumento per i vigili”. Ma la sensazione diffusa è che quei vigili — in numero insufficiente, spesso in difficoltà — non riescano a reggere l’urto dell’iperturismo che da anni trasforma Roma in una vetrina permanente, una sorta di luna park storico-culturale dove tutto è concesso purché generi un click, un consumo, un ricordo.
Malcostume, la denuncia dell’Associazione Abitanti Centro Storico
Se l’occhio si solleva dai menù illustrati e dai tavolini da cartolina, il panorama non migliora. I negozi di souvenir, in molti casi, hanno abbattuto il confine tra esposizione interna e spazio pubblico. Magliette con scritte sguaiate, sciarpe calcistiche, tazze, calamite, peluche e perfino slip pendono da tende, pareti, portoni. L’edicola nei pressi di via della Pace, simbolo un tempo di una Roma popolare ma elegante, è oggi un piccolo suk che mescola palloni da calcio e ammennicoli religiosi in un collage improbabile e stonato.
Anche qui, le norme ci sono. Il problema è l’assenza sistemica di controllo. E dove non arriva la repressione, arriva l’assuefazione. Il cittadino romano, soprattutto chi abita il centro storico, si è abituato a convivere con una forma di occupazione estetica dello spazio urbano che altera la percezione stessa del patrimonio. È un processo lento e quasi invisibile, ma profondo: la città cambia senza che ce ne accorgiamo davvero, e cambia nel modo in cui viene “letta” dai suoi visitatori.
Lo stesso meccanismo si ripete giorno dopo giorno: gruppi di turisti che si fermano brevemente, attratti da segnali visivi aggressivi, consumano in fretta un piatto di tonnarelli collosi e ripartono, spesso senza sapere dove si trovano esattamente. La funzione informativa, culturale, contestuale — quella che dovrebbe distinguere Roma da un parco tematico — viene soffocata dal rumore di fondo.
Nel frattempo, chi prova a resistere — residenti, associazioni, piccoli esercenti rispettosi delle regole — denuncia un clima di tolleranza verso l’abuso sistematico. Viviana Piccirilli Di Capua, dell’Associazione Abitanti Centro Storico, racconta l’impotenza di fronte a scene come quella di piazza della Rotonda, dove i turisti consumano cibo seduti sui gradini della fontana senza alcuna reazione da parte delle forze dell’ordine. Si potrebbe parlare di “malcostume”, ma è qualcosa di più, una mancanza di senso civico, della responsabilità collettiva, del rispetto per uno dei centri storici più belli del mondo.