Roma, a Massimina il progetto dei bus a chiamata funziona: di cosa si tratta
Patanè: “Il servizio a chiamata sarà il futuro delle periferie romane, risponde al bisogno di capillarità”. Soddisfazione dal progetto pilota

L'assessore ai Trasporti, Eugenio Patanè (Facebook)
Nove mesi di sperimentazione, oltre 22 mila passeggeri, una soddisfazione del 97% tra gli utenti. A Massimina, quartiere romano alla periferia ovest della Capitale, un progetto innovativo ha funzionato, ha convinto i cittadini, e ora si prepara a diventare modello per un’intera metropoli.
Bus a chiamata, Patanè: “Rispondere al bisogno di capillarità”
Si tratta del “bus a chiamata”, un servizio flessibile che si muove su prenotazione e collega le aree più isolate della città ai nodi principali della rete urbana. Una sorta di taxi collettivo, pubblico e su misura, capace di colmare i vuoti lasciati da linee tradizionali inefficienti o sottoutilizzate.
Il risultato è che l’iniziativa, nata come test, è entrata oggi nella programmazione ordinaria del Comune di Roma e verrà estesa in futuro ad altri 22 quartieri. L’ufficializzazione arriva direttamente dall’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè: “Il servizio a chiamata è il futuro delle periferie romane. Abbiamo quartieri che sono vere e proprie città nella città, con decine di migliaia di residenti e collegamenti inadeguati. Questo nuovo modello ci consente di rispondere a quel bisogno di capillarità che oggi la rete non riesce a garantire”.
I dati raccolti a Massimina fanno riflettere. La linea 087, una delle due precedenti, portava al massimo otto persone al giorno nelle ore di punta, percorrendo centinaia di chilometri a vuoto. Con il bus a chiamata, invece, si è passati a una media di 82 passeggeri quotidiani, una resa dieci volte superiore e un chilometraggio ridotto, più mirato.
Bus a chiamata, i quartieri coinvolti
In nove mesi sono stati percorsi 108 mila chilometri, contro i 200 mila delle linee precedenti. Ma la differenza più significativa è quella economica: meno chilometri, più passeggeri, costi abbattuti. Secondo le stime del Campidoglio, una rete di 35 mezzi su 15 ambiti costerebbe circa 7,2 milioni l’anno, contro i 9,3 milioni attuali delle linee fisse — con un risparmio anche di oltre 1,8 milioni di chilometri vettura annui.
Non si tratta di un’estensione a macchia di leopardo, ma di una pianificazione strategica. Roma Servizi per la Mobilità ha consegnato uno studio preliminare che individua 22 ambiti urbani ad alta densità e bassa copertura. Zone spesso fuori o a cavallo del Grande Raccordo Anulare, abitate da oltre un milione di persone.
Tra i quartieri interessati ci sono Piana del Sole, Monte Stallonara, Vitinia, Trigoria, Casale di Santa Palomba, Capannelle, Corcolle, Borghesiana, San Vittorino, Case Rosse, Cinquina, Casal Monastero, Labaro, La Storta e Cesano. Realtà spesso considerate “di frontiera” dai residenti stessi, costretti a muoversi in auto per la totale assenza di alternative funzionali.
Bus a chiamata, alto tasso di soddisfazione dopo il progetto pilota
La sfida, ora, è politica e amministrativa. Per attivare il servizio servirà il via libera dei municipi, che dovranno valutare la soppressione di alcune linee esistenti, sostituendole con il modello a prenotazione. Una transizione che richiederà tempo, ascolto e adattamento, ma che potrebbe cambiare radicalmente la quotidianità di migliaia di pendolari.
Il servizio funziona attraverso una semplice prenotazione tramite app. L’utente indica l’orario e il punto di partenza, il sistema elabora il percorso ottimale e assegna il veicolo più vicino. I mezzi — minibus da 8-12 posti — seguono tragitti dinamici, aggiornati in tempo reale in base alle richieste.
Il vantaggio principale? L’eliminazione delle attese infinite e delle fermate vuote. Ogni corsa è utile, ogni chilometro ha uno scopo. E non è solo efficienza: è anche qualità del viaggio. Niente sovraffollamento, posti a sedere garantiti, cortesia del personale. Non a caso, la customer satisfaction del progetto pilota ha toccato punte del 97,1%.
Bus a chiamata, bando entro settembre per i nuovi mezzi
Il prossimo passo sarà la gara pubblica per l’acquisto dei nuovi mezzi. L’Atac, incaricata dal Comune, punta a pubblicare il bando entro settembre. L’obiettivo è avere i 35 veicoli operativi nel 2025 e partire, finalmente, con le nuove sperimentazioni nei territori selezionati.
Ma c’è di più. L’attivazione del bus a chiamata libererebbe fino a 3,2 milioni di chilometri dalla rete fissa, che potrebbero essere riallocati su linee urbane strategiche oggi carenti di frequenze. In altre parole, il nuovo modello non toglie risorse: le redistribuisce in modo più efficiente.