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Rifiuti di Roma, Santa Palomba: ancora battaglia contro il termovalorizzatore. Chi decide?

La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è il primo problema a Roma, non si capisce perché invece di procedere per spallate, non ci si riunisca per trovare la soluzione migliore per la città e i romani

Rifiuti a Roma

Cassonetti dei rifiuti nei pressi di Largo Preneste a Roma

Prosegue la battaglia per impedire la realizzazione di un Termovalorizzatore a Santa Palomba. C’è chi sostiene che l’impianto sarebbe sicuro e chi lo vede come un investimento sbagliato, invece di puntare al futuro con l’economia circolare.

Davanti alla sede del IX Municipio, quello in cui sorge l’area dove sarebbe previsto l’impianto per il Termovalorizzatore di Roma, martedì 4 luglio si sono radunate più di cento persone, per dichiarare il loro dissenso rispetto al progetto del Sindaco Gualtieri. Tra i cittadini che protestavano c’era anche l’ex assessore municipale del Pd Alessandro Lepidini, dimessosi il 16 novembre scorso perché in disaccordo con la linea dell’esecutivo diretto da Gualtieri.

Adesso Lepidini è il portavoce del comitato per il NO all’inceneritore a Santa Palomba. Ha contestato “il facile consenso fondato sulla narrazione salvifica di Gualtieri e soci” che prevede, nella realizzazione del termovalorizzatore da 600 tonnellate di rifiuti l’anno, la chiusura del ciclo dei rifiuti.

I comitati per il NO al Termovalorizzatore sono decisi a tutto

Sono scesi in piazza i Comitati di quartiere di Santa Palomba, di Canestrini, il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, il Circolo di Legambiente agro romano sud, la sezione Castelli Romani di Italia Nostra ed altri oppositori del progetto. In loro appoggio sono intervenuti anche il capogruppo di Fratelli d’Italia, Massimiliano de Juliis e il capogruppo della Lista civica Raggi, Carla Canale.

Perché siete contro all’impianto? L’ex assessore Lepidini non ha mezzi termini: “E’ ambientalmente immorale. Non è in linea con gli obiettivi europei, è fuori dai finanziamenti del Pnrr perché incoerente con i parametri dell’economia circolare, poi ci sono problematiche legate alle quote di emissione di Co2. L’impianto porta Roma lontano dall’essere una capitale europea che guarda al futuro: nel 2022 ancora parliamo di tecnologie appartenenti ai decenni passati, non solo in fase di dismissione tecnica ovunque ma anche fuori dai parametri dell’UE.

Inoltre questo avrà una ricaduta negativa sugli obiettivi minimi di riciclo. Per me ci sono elementi di grande criticità e preoccupazione, anche perché sarà necessaria una discarica di servizio per le ceneri e sarà sempre in prossimità dell’impianto: il territorio ripiomberà in una situazione che pensavamo di aver scongiurato dopo anni di barricate per Falcognana. L’impianto non è così sicuro come si pensa e l’impatto sulla salute può essere problematico”. 

Nel PD le posizioni risentono delle divisioni interne

Nel Pd, dopo l’ascesa alla segreteria di Elly Schlein le posizioni si sono fatte più ambigue ma il Sindaco ha preso un impegno e non vuole fare una brutta figura. Le dichiarazioni della neo segretaria non sono in linea con quelle del Sindaco ma siccome il Comune aveva preso una decisione prima del suo incarico non ha voluto interferire, però ha chiesto salomonicamente che venissero coinvolti tutti i sindaci della Provincia comunque coinvolti da questo impianto.

Un po’ come restituire la patata bollente ad altri. Si sa benissimo che nessuno vorrebbe questo tipo di impianti “nel proprio giardino”, davanti alle finestre di casa. Su questo aspetto si muovono autorevoli voci che indicano i nuovi impianti come assolutamente affidabili sia sul piano della tutela dell’ambiente che di quello della salute.

Non si farà in tempo per il Giubileo tanto vale investire bene

Chi ha preso parte alla protesta tuttavia sottolinea come il IX Municipio e i Comuni del circondario si siano distinti per una virtuosa raccolta differenziata e per la promozione di culture biologiche ed anche per questo, si legge sul volantino per la convocazione della manifestazione: “non dovrebbero essere penalizzate con l’implementazione di un inceneritore che andrebbe a discapito della salute pubblica e dell’ambiente”. Esistono alternative valide alla pratica dell’incenerimento dei rifiuti, per esempio il riciclaggio dei materiali e tecnologie moderne e a basso impatto che consentono il trattamento dei rifiuti organici sotto forma di fertilizzanti naturali di alta qualità.

Siamo stati a fianco dei cittadini che protestano per la costruzione dell’impianto di incenerimento a Santa Palomba e per l’intero piano rifiuti redatto dal sindaco Gualtieri che fa acqua da tutte le parti, ha detto Carla Canale. “Il sindaco aveva promesso di pulire Roma dicembre 2021 ed invece, un anno e mezzo dopo, ne siamo ancora invasi. Inoltre – ha aggiunto Canale –  I poteri assegnati a Gualtieri non possono dirsi funzionali al Giubileo, visto che l’impianto di recupero termico di energia verrà alla luce ad ottobre 2026, ben oltre l’appuntamento giubilare”. Un tema, quest’ultimo, che trova spazio in alcuni dei ricorsi presentati recentemente al Tar del Lazio.

Il Tar del Lazio rinvia la sentenza sul ricorso dei comuni contrari

Il 5 luglio il Tar del Lazio avrebbe dovuto decidere sui ricorsi presentati dai Sindaci di Albano e Ardea, dalla Rete tutela Roma Sud e da diversi comitati e associazioni per bloccare il progetto del Sindaco di Roma che è anche Sindaco della Città Metropolitana. Il giudice Leonardo Spagnoletti, presidente della quinta sezione del Tar del Lazio, si è riservato di decidere sulle eccezioni e sulla sentenza.

Sono passati sei mesi circa, dalla presentazione dei ricorsi alla chiusura del procedimento, in vista della sentenza di primo grado, che costituiscono una eccezionale velocità dovuta al convincimento di essere “in presenza di un serio provvedimento destinato ad incidere sul ciclo dei rifiuti di questa città” ha detto il giudice Spagnoletti, spiegando l’applicazione del rito non ordinario, come è stato definito in aula. Nulla di fatto. Intanto il Giubileo si avvicina.

Nel marzo scorso il capogruppo di Italia Viva al Comune di Roma, Valerio Casini, aveva proposto un cronoprogramma per la realizzazione del termovalorizzatore nel chiaro tentativo di velocizzare la cosa e bypassare la protesta già in essere. La road map si sarebbe dovuta concludere con l’avviamento di lavori nell’estate 2026.  Quindi a Giubileo già concluso. La situazione di relativo stallo e le proteste che nascono, anche e soprattutto dentro la sinistra, fanno presagire che i tempi si allungheranno parecchio

Roma però ha urgenza di trovare una soluzione al problema dei rifiuti

Roma ha bisogno di trovare una soluzione efficiente al problema immondizia. Sia per evitare il degrado dei mesi passati con i contenitori stracolmi e le montagne di rifiuti abbandonati lungo i marciapiedi, davanti a scuole e uffici, un’immagine negativa per la Capitale. Sull’impianto la discussione è quanto mai animata tra fautori e detrattori. I primi spingono sull’urgenza e meno sull’efficienza anche se sono pronti a provare che non c’è pericolo di inquinamenti e portano a favore della loro tesi gli esempi di altri impianti moderni nelle grandi città europee. I secondi spingono invece sull’investimento sbagliato, rivolto a una tecnologia ormai superata mentre si dovrebbe fin da subito puntare sulla realizzazione di un’economia circolare che riduca al minimo lo scarto da incenerire.

Dall’incenerimento dei rifiuti si produce calore ed elettricità

Nel tentativo di fare chiarezza vediamo un’analisi del Team Ricerca ESG di Main Street Partners pubblicata sul sito EnergyUp.tech il 27 luglio 2022. La termovalorizzazione è un processo che genera elettricità e/o calore dall’incenerimento dei rifiuti, evitando che la gran parte di essi finisca nelle discariche.  Si tratta di una tecnologia che è piuttosto diffusa nel mondo. Negli Stati Uniti esistono attualmente 75 impianti che recuperano energia dalla combustione dei rifiuti solidi urbani. In Europa l’incenerimento viene promosso soprattutto come alternativa alla messa in discarica.

Secondo l’ultima statica disponibile da Eurostat, nel periodo 2006-2016 la quantità di rifiuti sottoposti a trattamento termico è aumentata del 30%.Per raggiungere gli attuali obiettivi dell’UE, entro il 2035 sarà necessaria una capacità di trattamento di 142 milioni di tonnellate di rifiuti residui. Attualmente la capacità di termovalorizzazione dell’UE si attesta a 90 milioni di tonnellate, lasciando altri 50 milioni di tonnellate di rifiuti non riciclabili da trattare ogni anno. Più a livello globale, secondo un recente studio di Global Market Insights, il mercato waste-to-energy (WTE) o di valorizzazione dei rifiuti dovrebbe superare i 70 miliardi di dollari entro il 2030, anche per effetto della progressiva riduzione della produzione di metano.

Le discariche deturpano l’ambiente e inquinano più della CO2

La possibilità di mandare i nostri rifiuti nelle discariche è un’opzione poco praticabile per ragioni essenzialmente di carattere ambientale: le discariche occupano molto spazio e distruggono habitat e paesaggi. Inoltre, quando i rifiuti vengono messi in discarica, emettono metano, un gas è ancora più dannoso per l’ambiente rispetto alla CO2, contribuendo non poco al riscaldamento globale. Tutto questo è evitato dagli impianti di termovalorizzazione, che rappresentano anche una soluzione per limitare la dipendenza dai combustibili fossili.

Ad esempio, una tonnellata di rifiuti può generare fino a 700 kilowattora di energia, un quantitativo sufficiente per alimentare una casa per quasi un mese. In un anno, si evita l’impiego dell’equivalente di 200.000 barili di petrolio all’anno per la produzione della stessa quantità di energia generata, che può essere rivenduta con profitto sul mercato.

Perché allora l’impianto sarebbe una catastrofe?

Le quantità di ceneri generate da un termovalorizzatore varia dal 15% al 25% (in peso) dei rifiuti solidi urbani trattati. Le ceneri che rimangono al termine del processo di combustione vengono comunque inviate in discarica. Da una analisi più attenta più della metà dei rifiuti, se selezionati dalla raccolta differenziata, potrebbe essere riciclata o compostata. Recuperare parte dei rifiuti significa non aumentare a sporcare. Reimmettere nel processo produttivo i materiali già usati. La stima è che nel 2017, oltre 40 milioni di tonnellate di CO2 sono state rilasciate dalla termovalorizzazione dei rifiuti nei 28 Paesi dell’UE. 

L’intensità di carbonio degli inceneritori europei è circa il doppio della concentrazione di emissioni di CO2 derivate dalla rete elettrica media dell’UE e addirittura significativamente superiore all’energia prodotta da fonti convenzionali di combustibili fossili come il gas. Insomma non è vero che non inquinano, forse inquinano di più. Poi se si investe in questo tipo di impianti non avremo le risorse per investire invece nelle energie rinnovabili.

Ossia allontaneremo ancor di più la vera soluzione al problema: creare infrastrutture di produzione di energia a minore intensità di carbonio, come l’energia rinnovabile eolica e solare, nonché alla stessa riprogettazione dei prodotti per aumentarne la riciclabilità e la longevità. Dobbiamo trovare alternative al petrolio, al carbone e al gas non crearci problemi con le nostre stesse mani scegliendo soluzioni di compromesso che ci allontanano dalla corretta via.

Le preoccupazioni dei 6 sindaci dell’agro romano riguardano anche i romani

Qui siamo nell’agro romano meridionale, sostiene Lepidini, l’ex assessore dimissionario, una delle aree più belle di Roma. Il termovalorizzatore verrebbe sì realizzato in un’area industriale, ma l’impatto e le emissioni saranno su tutta la città, perché è un impianto enorme e questo già di per sé non va bene. Non è pensabile che da solo risolva tutto il problema del rifiuto indifferenziato della città, non è giusto. Questo quadrante ha già diversi impianti, non possiamo tornare a farci carico della chiusura del ciclo. Chi plaude all’impianto lo fa perché non lo riguarda o pensa che non lo riguardi. Una periferia lontana si accolla il problema e gli altri applaudono. Ed è stato sfruttato il Giubileo”. 

Quali mosse faranno i comitati per il NO?

Alessandro Lepidini è il più combattivo: “Probabilmente verrà costituito un comitato e organizzeremo iniziative che portino progressivamente a segnalare agli organismi competenti tutte le problematiche che genera l’eventualità di un termovalorizzatore. Il Sindaco è un commissario governativo, quindi andremo a informare il Governo sugli aspetti negativi a partire dal non raggiungimento degli obiettivi europei all’incoerenza con i principi europei dell’economia circolare. Chi vorrà esserci è benvenuto, ma soprattutto ci vogliono gli abitanti del territorio, animati unicamente dalla volontà di difendere il territorio.”

Il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è il problema dei problemi a Roma, non si capisce perché invece di procedere per spallate, alzando muri di incomprensione, non ci si metta attorno a un tavolo per trovare la soluzione di compromesso migliore per la città e i suoi abitanti. Che si coinvolgano tutti i cittadini dell’area metropolitana e che siano resi edotti dei pregi e dei difetti di ogni proposta, mirando a una soluzione che accontenti la maggioranza, al limite anche esprimendosi con una votazione di tipo referendum consultivo. In fondo è in gioco la salute e la spesa di tutti i cittadini.