Prima pagina » Opinioni » Retroterra, le periferie di Napoli e Roma. San Basilio come Scampìa

Retroterra, le periferie di Napoli e Roma. San Basilio come Scampìa

Chiaiano, Giugliano, Scampia a Napoli, come Tor Bella Monaca, Pigneto e San Basilio a Roma

Hinterland, termine formato dal tedesco hinter cioè “dietro” e “land” ovvero “terra”, significa retroterra. Chiaiano, Giugliano, Scampia a Napoli, come Tor Bella Monaca, Pigneto e San Basilio a Roma appartengono agli spazi “terre” retroterra “dietro” al nostro mondo civilizzato, luoghi semi-abbandonati dallo Stato e dalla società ormai nelle mani della delinquenza, giovanile, organizzata o meno.

Nello sfascio emozionale dell’ennesimo fatto di cronaca,  sono rimasto colpito dalla sobrietà delle dichiarazioni della mamma di Gaetano (dopo i fatti accaduti ai vari Arturo, e a Gaetano sempre nel napoletano) il ragazzo accerchiato, picchiato a calci in faccia e nello stomaco da una gang di minorenni (tra cui uno di 10 anni, l’eta’ di mia figlia che fa ballo e ginnastica artistica) all’uscita della metro di Chiaiano. Il ragazzo è giunto in ospedale(badate bene senza l’aiuto dei passanti) con la milza spappolata, che gli è stata poi miracolosamente asportata dopo un intervento delicato di massima urgenza. Quasi l’ammazzavano Gaetano, chissà forse detto Nino, e per di più senza motivo, senza una scintilla scatenante.

Di violenza gratuita, di assenza totale di aiuto e compassione durante e dopo i fatti ha parlato proprio la sua mamma, una donna meravigliosa che pur nell’orrore dello spavento, nell’incredulità dei fatti accorsi al proprio figlio quindicenne (15), ha saputo mantenere una lucidità di toni (lei sì, io non ci riesco neppure come testimone scrivendo questo pezzo) dipinti da una nobile, dolce, invidiabile civiltà che non appariva ancora rassegnazone (almeno per ora e nonostante tutto).

Senso di civiltà, pilastro che ormai abbandona buona parte della spina dorsale del nostro traballante stivale (che non e’ di certo l’unico Paese ad essere macchiato di questi scempi di cronaca quotidiana e pure in questo senso dobbiamo parlare degli effetti della globalizzazione); Europa dunque, e parlo di un continente arci-sviluppato in cui vivo, che conosco e che descrivo; Italia, che sia nord o centro o sud non importa, perche’ – secondo me, le cause principali di questa distorsione sono naturali e fisiologiche ormai a qualsiasi territorio o Paese straniero: il degrado – ma non sempre condicio sine qua non poiche’ gli orrori (variabili a parte) capitano anche nelle province della padana ben industrializzate – come la scomparsa (o la mai presenza) dello Stato in tutte le sue forme piu’ decentrate e necessarie al quieto vivere: un parco giochi, un circolo ricreativo, una palestra, un campo di calcetto, una biblioteca. Una costante logistica ed una sottostante all’apparenza impalpabile: la noia, molla scatenante tanta parte di questa brutalità inspiegabile, nel tempo vuoto e non riempibile neppure da un fedele smartphone, il compagno assiduo dei nostri figli oggi.

Ma andiamo a vedere cosa c’è dietro la terra. Ragazzi e addirittura ragazzini protagonisti di un branco, che non intendo difendere né scusare, ma a cui vorrei riversare un ponte levatoio in aiuto per almeno provarne ad analizzare le azioni: alcuni lasciati soli, allo sbando, nell’hinterland della societa’ appunto, ma non sempre per colpa della famiglia. Grazie al volontariato di cui io per primo come uomo e padre mi sono avvantaggiato in passato, ho vissuto frammenti di storia e presente di alcuni ragazzini che frequentavano le classi elementari con mia figlia, otto, nove anni, li aiutavo a leggere scrutandone la noia e il vuoto nei loro sguardi; talvolta arrivavano in ritardo a scuola, e per questo erano inizialmente puniti, o che derisi per lo stato delle loro uniformi scolastiche si scatenavano in atti violenti contro coetanei o di puro danneggiamento alle strutture. Certi con un padre in galera e una madre che si spezzava in due per portare a casa uno stipendio decente lavorando come badante durante la notte.

Le reazioni di un essere in evoluzione come un ragazzino di dieci anni – a certi impulsi “anormali” – possono essere vari e dipendono dal carattere e dal cosa si vela dietro (hinter appunto) e dalla terra contesto da cui s-fioriscono, land: alcuni impulsi portano al corto circuito, come appunto il massacro di un coetaneo per strada, senza ragione apparente, in piena luce, sotto il riflettori del mondo che scorre veloce come una app sul cellulare. Non per questo, e ci tengo bene a sottolinearlo, ripeto essi vanno giustificati, tollerati o ripuliti come fa oggi certa legislazione penale dopo un reato orribile, per riproporre un individuo alla societa’, non potendolo scaricare in un buco nero. Ma andranno pure ragionati. In apparenza tutto questo ci rende ostili, nemici e spesso facili giudicanti. O impotenti o timorosi di difendere un ragazzino picchiato a sangue da una gang in strada. Poi si leggono le carte come fa un giudice in corte di assise e si vede cosa fa bruciare quel brutto, tossico, fumo nero. (Dietro.)

Ognuno di noi, a casa, in famiglia, in società, ha l’obbligo di mettere in risalto le brutture e le storture della vita, iniziando dalle piccole cose, perche’ il mondo non lo cambieremo forse mai, ma almeno possiamo renderlo meno marcio, anche solo parlando a casa coi nostri figli di cio’ che a loro e non solo a noi interessa davvero. Il dialogo e la pazienza costano maggior fatica di sparare con un idrante durante una rivolta o una sommossa popolare. La violenza porta altra violenza.

Le serie tv di Gomorra, di cui sono assiduo spettatore, fanno luccicare la violenza, le armi, il fascino del potere. Ma spiegano il dietro di quell’orrore? Non devono forse, ma allora non sopravvalutiamole. Dopo la parola fine serve la parola saggia, come quella della mamma di Gaetano che chiede solo giustizia e non vendetta per suo figlio massacrato. Quelle parole potranno aiutarci a migliorare la vita fuori una fermata della metro, che è poi la nostra vita. E a sua volta lo Stato dovrà fare la sua parte, spingendo i giovani alla partecipazione, per esempio con borse di studio, con insegnanti meglio pagati e non perennemente fuori ruolo; ma qui ricadiamo sempre nel solito fossato, lo Stato, anche le persone che assistono ad un pestaggio e per paura non muovono un dito, pur se questo appare come il solito luogo comune, siamo e restiamo noi stessi.

Lascia un commento