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Politici corrotti. Altro che casi isolati: se sono così è perché crescono così

Ogni tanto c’è l’arresto clamoroso, come quello avvenuto ieri di Lara Comi. Ma la verità ignorata è che troppo spesso gli “onorevoli” sono fin dall’inizio degli arrivisti pronti a tutto

Ma certo. Ma come no. Aggiungiamo tutti i condizionali del mondo rispetto alle accuse giudiziarie a carico di Lara Comi, che è stata arrestata ieri e messa ai domiciliari.

Spargiamoli a piene mani, questi condizionali-prudenziali, perché in Italia (specialmente in Italia) non si sa mai come andranno a finire le iniziative degli inquirenti: draconiane all’inizio, problematiche in corso d’opera, non di rado sgretolate e distrutte al traguardo finale. Ammettendo, naturalmente, che tra prescrizioni provvidenziali e assoluzioni grigio-sporco l’esito processuale coincida davvero con la realtà dei fatti: vi ricorda niente Giulio Andreotti?

Allo stesso tempo, però, registriamo che nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Raffaella Mascarino scrive che “nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamenti illeciti”.

A quanto pare, dunque, tutt’altro che una sprovveduta che ha ceduto una tantum alle tentazioni del potere che degenera in malgoverno. Viceversa, un tipino che la sapeva lunga “nonostante la giovane età” e che era avvezza ai vantaggi dello scambio di favori in formato Tangentopoli: io sto dentro il Palazzo e agevolo te, tu mi porti voti e/o quattrini e agevoli me. La giostra gira, noi giriamo con lei, solo i fessi non fanno altrettanto.

Ma lasciamola perdere, miss Lara Comi. Lasciamola ai suoi avvocati e al suo destino di carte bollate e arringhe e ricorsi. Lei è solo una dei tanti. E a noi, come sempre, importa relativamente poco del caso individuale.

La questione cruciale è un’altra: i politici che si lasciano corrompere, o che si fanno promotori essi stessi di quei luridi commerci sulla pelle della collettività, sono degenerati strada facendo o avevano certe intenzioni, o almeno certe attitudini, già all’inizio?

Sono partiti bene e poi finiti male?

O invece, fin dal primo momento o giù di là, sono entrati in questo o quel partito con l’intenzione di fare carriera, di fare soldi, di fare di tutto pur di trarre vantaggio dai loro incarichi pubblici?

Mele marce. In un cesto marcio

Il passaggio successivo è quello che viene puntualmente ignorato. Ignorato e quindi rimosso. E quindi sottratto alla consapevolezza e al giudizio degli elettori. Dei cittadini. Della nazione.

Il passaggio successivo è mettere a fuoco il modo in cui avviene la selezione di quelli che all’origine sono dei semplici iscritti e poi, un passettino alla volta, escono dalla massa indistinta e costruiscono la loro ascesa. Quella che nell’antica Roma si chiamava “cursus honorum”. E che ormai, al di là della vasta casistica dei reati veri e propri, di “honorum” ha soltanto l’involucro della retorica. Al posto di una autentica élite, di alta caratura intellettuale e di solida tempra morale, una pletora di mediocri che arrivano chissà come a incarichi di vertice. E per i quali bisogna ribaltare l’approccio che verrebbe istintivo: non è che quando va male delinquono; è che quando va bene non delinquono.

In questa fittissima trama di mestieranti – che non a caso porta all’elezione di innumerevoli nullità alle quali, oltre a tutto il resto, manca persino quella minima cultura che servirebbe per essere assunti come impiegati di concetto in una pubblica amministrazione – il valore con la V maiuscola è molto più un handicap che un titolo di merito. Ciò che fa premio non è l’effettiva leadership che porta a svettare, ma la subdola abilità nel muoversi all’interno delle strutture esistenti e nello stabilire rapporti di convenienza. Il che, certo, non è ancora corruzione conclamata e da codice penale, ma sul piano etico le assomiglia parecchio.   

Le caratteristiche necessarie per emergere non sono affatto le qualità sfolgoranti dei migliori, ma le astuzie scivolose degli opportunisti. Che dicono milioni di sì, da bravi yes-men, affinché sia chiaro che si appartiene alla medesima razza di traffichini. Poi, magari, ci si tradirà in stile #Enricostaisereno. Ma si sarà tradito l’individuo, non il sistema.

Si viene addestrati al compromesso. Lo si pratica in mille modi sino a farne un istinto. Lo si diffonde, al pari di una malattia infettiva, senza nemmeno volerlo.

Questo è ciò che si semina. Questi sono i fertilizzanti. Questo, fatalmente, è ciò che si raccoglie.

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