Prima pagina » Cronaca » E’ il momento degli sgomberi anche a Roma: CasaPound va trattata come il Leoncavallo?

E’ il momento degli sgomberi anche a Roma: CasaPound va trattata come il Leoncavallo?

Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, il Viminale accende i riflettori su altri 126 centri occupati in Italia, compresi CasaPound e Spin Time a Roma

CasaPound, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license

CasaPound, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license

Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano — che chiude un’esperienza trentennale — il Viminale accende i riflettori su altri 126 centri occupati sul territorio nazionale, compresi CasaPound e Spin Time a Roma. Una questione complessa, tra legalità, radicamento comunitario e tutela della proprietà. Voi da che parte state?

Il precedente di Milano e la catena che riprende

Milano, 22 agosto 2025. Lo storico centro sociale Leoncavallo, occupato dal 1994, viene sgomberato dopo 31 anni di tolleranza e ben 133 tentativi andati a vuoto. L’operazione rappresenta un segnale netto: la legalità non può essere messa in discussione. Il post sui social di Matteo Salvini lo riassume con una formula secca: “La legge è uguale per tutti: afuera!”.

Ma questo colpo d’ascia è solo l’inizio. A livello nazionale, il Viminale ha in vista altre 126 occupazioni illegittime — sparse tra centri sociali anarchici, antagonisti, e iniziative di varia natura. Il caso di Milano è il primo di una possibile sequenza.

Sgomberi Roma: CasaPound e Spin Time nel mirino

Nel mirino non ci sono solo centri di sinistra, ma anche spazi di estrema destra: CasaPound, in via Napoleone III a Roma, e Spin Time, nel palazzo ex Inpdap occupato in via Santa Croce in Gerusalemme.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha già firmato la richiesta di censimento in entrambe le strutture. Lo scopo è acquisire dati precisi sulle persone che vi risiedono: spesso si tratta di nuclei familiari, anche con bambini — una chiave di lettura che orienta l’azione verso la ricollocazione, e non solo la repressione.

Legalità, tutela sociale ed eccezioni politiche

La risposta del ministro della Cultura Alessandro Giuli alla domanda su un possibile sgombero di CasaPound è stata chiara: “Se si allinea a criteri di legalità, no”.

D’altronde, gli occupanti hanno ribattuto che la sede di CasaPound si trova in un immobile statale, sottratto al degrado, mentre il Leoncavallo era in proprietà privata. È una distinzione che sottolinea il legame con la legalità e la proprietà dello spazio.

La mappa delle occupazioni in Italia

I numeri parlano da soli: dei 126 centri sociali abusivi, 48 si trovano nel Lazio (in particolare a Roma), 25 in Lombardia, 15 in Campania, 7 in Piemonte, 7 in Sicilia, 3 per regione in Liguria, Veneto, Puglia; 2 in Emilia‑Romagna; e 1 ciascuno in Sardegna, Calabria e Abruzzo.

Queste strutture non sono nuove: si tratta di occupazioni radicate nel tempo. Qualunque nuova apertura viene contrastata subito, grazie alla direttiva di Piantedosi che prevede lo sgombero immediato delle nuove occupazioni.

Un fenomeno complesso

Oltre alle ragioni politiche, molti centri sociali — nati soprattutto sul fronte della sinistra radicale e dell’autogestione — svolgono ruoli significativi: spazi culturali, luoghi d’incontro, servizi alternativi. Nati negli anni Settanta per far fronte a solitudini urbane, carenze di luoghi aggregativi e assenza di offerta culturale, si sono affermati come punti di riferimento nelle comunità locali.

La domanda finale ai lettori

Di fronte a questa situazione che mescola legalità, memoria storica e responsabilità sociale: siete d’accordo con la chiusura di Leoncavallo, CasaPound, Spin Time e altri centri abusivi? Oppure ritenete che alcuni abbiano un valore sociale che va preservato?