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Parma, imbrattano bagni con le feci e la maestra li sgrida: condannata a reclusione

L’increscioso episodio, prima che si trasformasse in un grottesco caso giuridico, successe 4 anni fa a Parma

banchi della scuola elementare

Il disgustoso e increscioso episodio, prima che si trasformasse in un grottesco caso giuridico, successe 4 anni fa a Parma, quando un gruppo di studenti maschi di una scuola elementare imbrattava con le feci i bagni della scuola. La maestra, una supplente sessantenne di scuola elementare, dopo il rimprovero totalmente ignorato della collaboratrice scolastica, sgridava i bambini.

Maestra condannata alla reclusione per un rimprovero?

Proprio per averli sgridati la docente è finita sotto processo con l’accusa di “Abuso dei mezzi di correzione” in seguito alla denuncia dei genitori. Il Pm aveva chiesto l’assoluzione mentre il giudice ha condannato la docente a un mese e 20 giorni. La reazione dei sindacati è stata molto dura.

La priorità: tutelare minori da eventuali abusi

Secondo quanto emerge i rimproveri non hanno avuto alcun effetto immediato sui bambini che avrebbero ignorato anche il secondo ammonimento dell’insegnante di rivolgersi al dirigente scolastico. Poi una volta tornati a casa hanno raccontato di essere stati insultati e uno perfino strattonato.

Certo, occorre analizzare con molta cura e lucidità quanto avvenuto nella scuola emiliana. Perché la priorità è sempre quella di tutelare i minori, laddove vi siano stati usati metodi di rimprovero offensivi.

Ma anche il buon senso deve guidarci: come potremo educare e disciplinare in modo saggio ma rigoroso gli adulti di domani se al primo rimprovero intervengono le forze della Legge?

Come potremo esercitare il ruolo di insegnanti e di adulti capaci di guidare i più piccoli se questi ultimi potranno essere assecondati in qualsiasi strafottenza?

Bambini onnipotenti e deresponsabilizzati

Come insegnare il rispetto dell’Altro se anche i genitori non sono più capaci di porsi con genuina umiltà?

Dove arriveremo se i genitori invece di ringraziare per quei limiti che faranno dei loro figli dei cittadini responsabili, alimentano un intollerabile (anche per il bambino) senso di onnipotenza?

La personalità infantile ha bisogno di stabilire confini e ricevere dei “no” da parte delle figure di riferimento per far parte del gruppo umano. Quindi per venire a sua volta rispettato dai coetanei, per interpretare ruoli e gerarchie della struttura sociale che lo circonda.

Il bambino necessita di limiti, perché tali limiti aprono spazi di scambio con gli altri, spazi e distanze fertili nei quali apprendere a relazionarsi con un atteggiamento non narcisista, coscienzioso, empatico, collaborativo.

Nuova pedagogia e trasformazione delle dinamiche sociali in corso

Senza limiti il bambino è solo, angosciato, non sa interpretare la comunicazione del gruppo umano con cui condivide la realtà.

Se poi un bambino mostra eccessivi segni di rabbia, esasperata provocazione e disagio nello stare con gli altri e nel rispetto delle regole comuni, occorre, eventualmente, che i genitori si occupino di rivolgersi ad uno specialista. Tuttavia la direzione assunta oggi spesso è quella dell’iper-sorveglianza sull’operato degli insegnanti e sui caregiver.

Non siamo di fronte a una vicenda isolata ma ad una trasformazione radicale del senso e della concezione autorità. Nonché del ruolo della scuola, della figura dei bambini e di tutta la nostra società.