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Panem et circenses, tempo libero e svago nell’antica Roma

La celebre espressione “panem et circenses”, indica l’immenso ruolo politico e sociale che lo svago aveva all’interno della società romana

Elmo di gladiatore romano

Elmo di gladiatore romano

Da sempre, il gioco è una delle attività sociali umane per eccellenza, un momento fondamentale per l’aggregazione in ogni epoca e in ogni luogo, tanto nella sfera pubblica che in quella privata. Diverse civiltà antiche hanno esaltato questa attività, come gli antichi greci e gli etruschi. Ma saranno senza dubbio i romani il popolo che più di ogni altro darà centralità allo svago e al tempo libero, istituzionalizzando il gioco e tante altre occasioni di divertimento. Proprio i latini, infatti, conieranno la celebre espressione “panem et circenses”, indicando l’immenso ruolo politico e sociale che lo svago aveva all’interno della società romana. Per garantirsi il favore delle masse romane i potenti dovevano elargire al popolo “pane e giochi”. A Roma si tenevano giochi spettacolari nei grandi anfiteatri e in tutta la città. Si assisteva alle lotte tra gladiatori, alle corse degli aurighi, e non solo.

La storia del gioco e la sua continua evoluzione

I giochi che si tenevano erano moltissimi e di diverso tipo. Basti pensare che la parola “gioco” in latino può essere tradotta in due diversi modi: come “iocus” ovvero come scherzo e burla, oppure come “ludus” ovvero come svago o passatempo. Ricostruire come i romani passavano il tempo libero non è sempre semplice. Giochi e passatempi si evolvono continuamente nei secoli, specie quando diverse culture si incontrano. Basti pensare che le regole del poker sono state fissate intorno alla seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti, ma secondo alcuni studiosi le sue origini potrebbero essere rintracciate già a partire dall’antico gioco persiano del As-Nas.

Allo stesso modo, il romano “gioco delle dodici linee” (in latino, ludus duodecim scriptorum) potrebbe essere considerato l’antenato del moderno backgammon. Ricostruire la storia di questi mutamenti è difficile per gli storici, perché è raro trovare regolamenti messi per iscritto. Tuttavia, il gioco era così popolare a Roma, che si sentì un forte bisogno di regolarlo, descrivendo molte pratiche nei dettagli. Inoltre, sono molti gli autori latini che nelle loro opere letterarie hanno descritto con dovizia di particolari i passatempi dei romani.

Elmo di gladiatore romano
Elmo di gladiatore romano – Fonte: Pixabay Autore: ArteCoreStudios

I dadi

Tra i giochi più diffusi e più noti possiamo sicuramente annoverare quello dei dadi. La loro origine è antichissima, possiamo ricondurla già ai sumeri ai babilonesi. Secondo Plinio, sarebbero stati inventati dal dio egizio Thoth. Notizie certe sulla loro origine non ce ne sono, ma possiamo dire in tutta sicurezza che erano uno dei giochi più diffusi dell’antichità, in particolare a Roma. In latino il gioco dei dadi veniva chiamato “alea”. Celeberrima la frase legata a Giulio Cesare: “alea iacta est” ovvero “il dado è tratto”. I dadi romani erano molto simili a quelli odierni: generalmente avevano sei facce, i cui numeri contrapposti dovevano dare sempre una somma pari a sette. Erano fatti di legno, di bronzo, di piombo, d’osso, di terracotta, di quarzo e in alcuni casi anche d’oro e d’argento. Erano diffusi praticamente in ogni luogo, tanto nei palazzi imperiali che nelle taverne più degradate. Il gioco dei dadi era molto semplice: si lanciavano tre dadi e si sommavano i risultati ottenuti.

I giochi con le noci

Se non c’erano i dadi, si giocava con quello che era disponibile al momento. Uno degli oggetti più utilizzati dai romani erano le noci, che fungevano da biglie. Erano un passatempo molto amato dai più giovani, tanto che il passaggio all’età adulta veniva indicato dai romani con l’espressione “relinque nuces” ovvero, letteralmente “lasciare le noci”.

Le “tabulae lusoriae”

I romani erano soliti intrattenersi con i giochi da tavolo, ovvero con le “tabulae lusoriae”. Queste tavole andavano appoggiate su una superficie piana. Vi si giocava con pedine e palline. Sopra di queste era inciso uno schema, tanto più questo era complesso tanto più il gioco era sofisticato. Spesso questo tipo di incisioni con fine ludico veniva fatto anche su gradini e tavoli di marmo, oppure su vassoi di legno.

I birilli

Un altro gioco molto diffuso era quello dei birilli. I birilli non erano molto differenti da quelli che conosciamo noi oggi. Anche all’epoca avevano la forma di cilindri con una protuberanza sull’estremità. Venivano disposti sul terreno e rovesciati lanciando una pallina. Vinceva chi ne faceva cadere di più a terra.

Riportare tutti i giochi romani è per molti versi impossibile. In tutto l’Impero Romano durante i secoli si sono diffusi migliaia di giochi, molti andati perduti. Eppure è interessante notare come un filo rosso continui a legare passato e presente a distanza di millenni.