Omicidi, guerre, devastazioni ambientali, bugie. I Sapiens, animali pericolosi e vigliacchi
Per lavarci ben bene le mani e scaricare su altri le nostre responsabilità abbiamo anche inventato il demonio…

Michelangelo, la Creazione
Noi Sapiens siamo i migliori esseri del pianeta. Abbiamo inventato divinità perfette alle quali abbiamo fatto dire che siamo stati creati a loro immagine e somiglianza. Siamo modesti. Nell’arte di farci passare per esseri straordinari, siamo arrivati ad avere ideato tutta una serie d’impalcature, alibi, scuse e altrui responsabilità per legittimare le nostre nefandezze.
Siamo i migliori. Certo siamo passati dai carri trainati da animali alla macchina a vapore (1712) fino alle moderne sonde meccaniche inviate su altri corpi celesti in breve tempo, pochi secoli. Ci siamo evoluti più rapidamente ed efficacemente di qualsiasi altra specie vivente sul pianeta. Che poi l’abbiamo fatto a scapito degli altri colleghi umani, degli animali e dell’ambiente, beh, pazienza.
Da quando esiste, il Sapiens, in nome del profitto e del potere, passa sopra a tutto e a tutti e siccome spesso travalica ogni limite legale e morale, ha dovuto inventare tutta una serie di sovrastrutture e scuse per giustificare le proprie bassezze e atrocità. Così un po’ per sdrammatizzare, un po’ per autogiustificarci, un po’ per lavarci la coscienza, ammazzare animali per divertimento diventa attività venatoria, prendere all’amo pesci per diletto diventa pesca sportiva, e le scommesse on line diventano un gioco.
Siamo davvero bravi nel giustificare e camuffare le nostre debolezze, dalle più innocue alle peggiori
Apriamo una piccola parentesi per parlare appunto del gioco d’azzardo. Se ci pensate bene, il gioco d’azzardo è qualcosa di riprovevole perché c’è sempre qualcuno che perde a scapito di chi vince e non si sta parlando di una partita a pallone sotto casa o a bocce in un giardino pubblico, ma di quel gioco d’azzardo che prevede il denaro come frutto della vittoria. Denaro altrui naturalmente.
Chi perde ne esce sempre con le ossa rotte e c’è chi arriva a rovinarsi e a perdere tutto: soldi, beni, lavoro, famiglia, salute. Però in televisione lo stato ci dice, attraverso personaggi dello spettacolo dall’aria rassicurante, che non è poi così pericoloso. Basta fare attenzione, giocare con moderazione. Peccato che esista una malattia che si chiama ludopatia.
E’ un po’ come dire in TV: “Guardate, potete iniettarvi l’eroina, però senza esagerare
E siccome anche qui il Sapiens deve lavarsi la coscienza, l’azzardo lo chiama gioco. Il termine gioco allude a qualcosa di gradevole, innocuo. In realtà gioco d’azzardo è un ossimoro come le urla del silenzio. Il termine azzardo deriva dalla parola araba az-zahr che significa dado, probabilmente la prima forma di questo tipo di attività nella storia umana.
Tant’è che essendo questa pratica così inaffidabile, insidiosa e pericolosa per chi la esercita, il termine nei secoli è finito per indicare qualcosa di rischioso nella lingua italiana (azzardo), qualcosa che ha a che fare con l’incerto (hazard) in francese, o addirittura in inglese sinonimo di pericolo (hazard). Però noi che siamo i migliori esseri sul pianeta ne addolciamo il significato anteponendovi la parola, quasi infantile nell’accezione, gioco.
Ma là dove davvero abbiamo dato il meglio in termini di creatività , al fine di sottolineare la nostra unicità e purezza, è senza dubbio l’invenzione dell’anima e della sacralità della vita umana: solo il Sapiens ha il diritto di possedere un’anima ed è per questo sacro poiché l’anima gliel’ha data Dio ( altro alibi straordinario ).
Tutti gli altri esseri viventi o inanimati non meritano questa gloria e quindi la loro vita sacra non è. E ne possiamo disporre a nostro piacimento. Peccato che l’anima nessuno l’abbia mai vista, fotografata, studiata, analizzata. In fondo potremmo averne anche cinque, cento, mille di anime. Perché una sola? Siamo un po’ fissati con quest’unicità: un solo Dio, una sola anima, soli nell’universo.
Solo il Sapiens ha diritto ad un’anima: gli altri esseri viventi no
Non ce l’hanno gli animali, non ce l’hanno i vegetali, tanto meno i minerali. Per fortuna non tutti i Sapiens sono tanto presuntuosi cosi che ci sono alcune religioni, come l’Induismo e il Buddhismo, che ritengono che anche gli animali ne abbiano una .Il filosofo Lucrezio nel suo De rerum natura affermava, in maniera certamente onesta, di non sapere in cosa consistesse la natura dell’anima, ma la riteneva reale.
Siamo talmente convinti che l’anima esista e che sia sacra che siamo arrivati addirittura, per insultare il prossimo, a inventare epiteti quali l’animaccia tua oppure l’anima dei peggiori tuoi cari estinti ( versione edulcorata del più celebre fra gli insulti romaneschi ).
L’anima mia
I Cugini di Campagna ne hanno fatto un successo, Anima mia appunto, per non parlare di Cocciante e della sua Bella senz’anima, quasi a sottolineare il fatto che in una donna che si comporti in maniera crudele nei confronti di un uomo non possa albergare il soffio divino.
I nativi americani attribuivano un’anima a qualsiasi essere vivente al punto che quando uccidevano un animale per nutrirsene, gli chiedevano scusa. Noi invece andiamo a caccia la domenica o al laghetto di pesca sportiva dopo il lavoro, in estate, così come andassimo a fare una scampagnata, tanto che ce ne importa, gli animali che uccidiamo per divertimento non hanno l’anima.
In fondo è come sparare a un sasso o pescare un pezzo di gomma. Molto comodo perché se ne attribuissimo una anche ad animali e vegetali non potremmo avere allevamenti intensivi, la mattanza delle balene, l’allevamento degli animali da pelliccia, le deforestazioni indiscriminate, le cavie da laboratorio, i circhi e le corride.
Il pianeta delle scimmie
Il film Il pianeta delle scimmie offre lo spunto per una riflessione su come cambierebbero le prospettive se in gabbia ci fossero gli uomini e a chiudere le sbarre gorilla e scimpanzé.
Poi per carità, ci sono ancora in alcune aree del mondo sacche di animismo. Le religioni Animiste sono appunto quelle che attribuiscono un’anima a qualsiasi essere animato o inanimato. Ma queste sparute comunità, africane o asiatiche, in fondo sono solo costituite da selvaggi che avranno tutto il tempo per progredire, abbandonare queste credenze assurde, redimersi e rimettersi al pari con i paesi più civilizzati…
Per lavarci ben bene le mani e scaricare su altri le nostre responsabilità abbiamo anche inventato il demonio che nell’Antico Testamento non esiste come lo intendiamo noi. Forse non tutti sanno che Satana, così come descritto dalla chiesa cattolica, prima dell’arrivo di Gesù non era stato mai menzionato nell’accezione cristiana, ossia come l’angelo caduto che vive negli inferi e che induce gli uomini in tentazione per ottenere appunto le loro anime.
Questa interpretazione, attribuita ad esempio al serpente che tenta Adamo ed Eva, è retroattiva, ossia riletta a posteriori dalla chiesa di Cristo.
Satana per gli ebrei
Per gli ebrei, Satana altri non era che una sorta di commissario o giudice che Dio inviava fra gli uomini per indagare sui loro comportamenti e per punirli se era il caso. Ma siccome noi Sapiens evoluti abbiamo la coscienza sporca, ecco che un diavolo che ci tenta e ci spinge a compiere atti riprovevoli è senza dubbio un alibi straordinario.
Quando non è il volere di Dio, c’è lo zampino di Satana, in alternativa è colpa della fortuna avversa. Oggi va di moda addirittura l’universo che tutto decide al di sopra di dei, angeli e demoni. Un po’ troppi galli a cantare a parer mio, con tutto il rispetto per chi ci crede, naturalmente.
I dinosauri sono vissuti sulla terra per quasi 165 milioni di anni. Erano indubbiamente voraci e taluni feroci. Eppure non arrecarono danni al pianeta. Poi l’impatto di un gigantesco meteorite li spazzò via e si estinsero.
Noi Sapiens, in meno di 300 anni (lo 0.000001818 di permanenza sul pianeta rispetto ai sauri) , abbiamo quasi distrutto l’ecosistema della terra. Attendo con impazienza un nuovo asteroide…
“Se avere un’anima significa essere in grado di provare amore, fedeltà e gratitudine, allora gli animali sono migliori di tanti esseri umani”. J. Herriot