Prima pagina » Interviste » Oltre la Destra, intervista a Gianni Alemanno: “A novembre un nuovo movimento politico”

Oltre la Destra, intervista a Gianni Alemanno: “A novembre un nuovo movimento politico”

Alemanno: “Il nostro sarà il Movimento di tutti gli italiani che si sono stancati di vivere da sudditi e di morire di fame”

Gianni Alemanno Orvieto 23

Gianni Alemanno

È un Gianni Alemanno in grande spolvero quello che incontriamo in uno dei rari momenti di pausa della sua personalissima “indagine di mercato” quale portavoce del Forum dell’Indipendenza Italiana, volta alla creazione o meno di un nuovo e a quanto pare trasversale soggetto politico, in grado di dare voce a tutti coloro che lamentano verso sé stessi una mancata rappresentanza parlamentare.

Dunque, non un salto nel buio, comprensibile nell’età giovanile, ma un serio tentativo supportato da idee e programmi ben definiti oltre che dall’età della saggezza e dell’equilibrio. La sensazione è che ad ogni tappa di presentazione del Manifesto di Orvieto ’23, fatte le debite considerazioni, la possibilità di veder nascere un nuovo movimento politico diventi sempre più concreta.

Non sappiamo ancora da quale lato del parlamento potranno essere gli scranni da conquistare, ma vista la storia politica di Alemanno, intanto lo andiamo a posizionare un po’ più a destra dei suoi ex amici che sempre di più sembrano dirigersi verso un centro conservatore, se non conservativo. Ma le sorprese potrebbero non mancare.

Scopriamo perché parlando con lui.

Antonio Augello: All’interno di Fratelli d’Italia, come abbiamo potuto riscontrare da dichiarazioni di molti dei suoi ex compagni di camerata, la quotano all’1,5% quale miglior risultato di una virtuale competizione elettorale. Inoltre, cosa ancor più “grave”, non le accreditano sponsor finanziari in grado di poterla supportare adeguatamente. Sembrerebbe che la sua iniziativa di “differenziazione”, sia stata accolta addirittura con favore dall’attuale leadership governativa di FdI.

Infatti, un plateale e irreversibile allontanamento di Alemanno avrebbe consentito alle camaleontiche truppe meloniane di liberarsi senza sforzo proprio di quella “certa” Destra oggetto di continuo imbarazzo nei confronti dei consessi nazionali ed internazionali che contano. In pratica, una “raccolta differenziata” e relativo “smaltimento” a costo zero. Come legge questo “fraterno” accanimento dopo decenni di battaglie condivise? Paura per gli esiti della sua iniziativa o consapevolezza della forza che dà FdI stabile al 30% dei consensi?

Gianni Alemanno: Francamente tutte queste proiezioni mi interessano relativamente. Qui non siamo nell’ottica di indagini di mercato di chi cerca un posizionamento, ma siamo di fronte all’esigenza politica di dare voce a mondi che la politica ufficiale tenta di cancellare. Ma soprattutto vogliamo dare soluzione a problemi gravissimi che tutti fingono di ignorare. Tra questi mondi c’è la Destra sociale a cui Fratelli d’Italia non dà alcuna forma di rappresentanza, nonostante sia un filone molto importante della nostra area politica. Ma lo stesso fenomeno si riscontra in altri settori dello schieramento parlamentare.

La Sinistra ufficiale non dà conto, ad esempio, di tutto quel mondo contrario alla guerra in Ucraina. Anche il mondo cattolico, che si identifica con le iniziative di Papa Francesco, non trova sbocchi politici. Uguale discorso si potrebbe fare su chi si è ribellato al modo con cui la pandemia Covid è stata gestita dallo Stato italiano e dalle multinazionali.

Insomma, c’è tutto un mondo che non trova rappresentanza politica e si rifugia nell’astensionismo.

Non so se noi saremo in grado di dare voce ad una parte significativa di queste persone ma credo che per i miei vecchi amici di Fratelli d’Italia sia un grave errore sottovalutare tutto questo, soprattutto in considerazione della delusione ampia e diffusa che circonda il governo da loro guidato, dopo appena un anno dalle elezioni politiche.

Antonio Augello: Si aspettava una reazione interna più incisiva alla “trasformazione” atlantista (e non solo) dell’attuale primo partito italiano? Ci riferiamo ad esempio ai vari Rampelli, Rauti, Mussolini… Allineamento convinto o timore di essere tagliati fuori dal “cerchio magico” meloniano e dunque fare la sua stessa fine?

Gianni Alemanno : Sinceramente non mi interessa fare illazioni o giudicare comportamenti altrui. Ci sono molte voci di malesseri all’interno dei partiti di centro destra, il perché non si manifestino pubblicamente in questa fase è facilmente intuibile.

Antonio Augello: Molti elettori tradizionalmente di destra, così come molti quadri e attivisti di partito, oltre i simpatizzanti all’interno della Pubblica Amministrazione, sembrerebbero esser stati convinti che la “trasformazione” pubblica della Meloni e del suo entourage non sia un “tradimento” ma possa far parte di un disegno preciso. In buona sostanza, una volta dentro le istituzioni burocratiche, presidiate da decenni per numero e ruoli dagli storici avversari, la Destra di Governo, facendo buon viso a cattivo gioco in vista di un traguardo superiore (forse governare per i prossimi 20 anni?) avrebbe strategicamente devoluto “approcci” aggressivi verso gli amici e alquanto “permissivi” verso i nemici.

Questa tecnica di democristiana memoria dovrebbe consentire a Giorgia Meloni di avere il tempo necessario per cambiare realmente le cose e realizzare quella rivoluzione annunciata negli slogan della campagna elettorale e nei dieci anni di opposizione. È questa una concreta speranza o semplice illusione? Cosa direbbe ai suoi ex elettori per convincerli che ancora esiste un’alternativa rispettosa dei desiderata originari ed originali della Destra italiana?

Gianni Alemanno : Questi ragionamenti troppo machiavellici non funzionano mai. Lo abbiamo visto anche nella nostra esperienza di Alleanza Nazionale. Anche noi speravamo di egemonizzare il centro destra e di andare oltre la confusa “rivoluzione liberale” di Silvio Berlusconi. Il risultato è stato che Alleanza Nazionale è stata marinata all’interno del Popolo della Libertà, che tutto il centro destra è stato sconfitto e messo all’opposizione per 10 anni.

Mi pare che il centro destra attuale stia ripetendo i nostri identici errori, con l’aggravante che oggi la destra è il primo partito e non un socio di minoranza come ai tempi di Alleanza Nazionale. Quindi se Fratelli d’Italia riuscirà, adesso o in futuro, a realizzare una svolta che liberi l’Italia dalle sue storiche sudditanze ne prenderemo atto e ci inchineremo al compimento di una strategia così astuta e contorta.

L’Impressione però è che la leadership FdI non si sia posizionata in modo oltranzista in Europa e in Occidente per una ragione meramente tattica. Ma è una strategia non condivisibile dal punto di vista dei valori e suicida perché non tiene conto della crescita di un mondo multipolare che sta travolgendo le vecchie impostazioni atlantiste.

Antonio Augello: In una recente intervista rilasciata a Luca Telese, ad un certo punto lei ha “buttato lì” la frase “Né USA né URSS, Europa Nazione”. Ora, entrambi conosciamo le origini fortemente ideologiche di questo assunto, ma non tutti sono in grado di risalirne al significato più intrinseco. Ce lo vuole spiegare? E soprattutto, senza rifarci necessariamente alla “scelta europea” secondo la visione di Adriano Romualdi, ci può dire come applicare, nell’attualità internazionale, l’idea più giusta di partecipazione all’Europa di Strasburgo?

Gianni Alemanno: Quel vecchio slogan dei tempi della guerra fredda indicava la possibilità per l’Europa di rimanere nello schieramento atlantico senza essere subalterna agli Stati Uniti.

Purtroppo, nella fase di nascita della comunità europea l’idea di De Gasperi di costituire un esercito europeo non fu realizzata per optare verso una piena integrazione militare nella Nato (a cui ad esempio la Francia di De Gaulle non aderì mai).

Adesso la situazione è completamente diversa: la minaccia sovietica non esiste più e chi pensa di sostituirla con il pericolo della Russia di Putin (o delle “Autocrazie Orientali”) è destinato a cadere nel ridicolo. Anche attraverso i BRICS, sta emergendo un mondo multipolare che rifiuta l’unipolarismo americano e con questo mondo multipolare l’Italia deve dialogare per promuovere il nostro interesse nazionale.

Antonio Augello: A parte il rigurgito “eco ansiogeno” alimentato dagli interessi di alcune élite alla guida delle Multinazionali ed alcune tendopoli di studenti preoccupati di non poter risiedere nelle vicinanze della movida cittadina oltre alla presunta “marea” di persone impegnate nella difesa del mondo LGTBQ+… i giovani sempre di meno sembrano interessati all’impegno politico sul campo. Inoltre, anche in molte aree della destra impegnate in politica, la compagine giovanile, storicamente portatrice (a volte con una certa intransigenza) di valori netti quanto rivoluzionari, sembra del tutto appiattita sui diktat “draghiani” dei vertici. Come pensa di convincere i giovani per una fattiva partecipazione al nascente movimento politico da lei rappresentato?

Gianni Alemanno: A costo da apparire retrogrado non credo che l’esigenza di aggregare giovani sia pregiudiziale per qualsiasi progetto politico. Era così nel secolo scorso o forse nel primo decennio di questo. Adesso sono più centrali le generazioni mature, che sono la maggioranza del Paese e che hanno una maggiore consapevolezza politica. Siamo noi le nuove “avanguardie rivoluzionarie” che hanno visto il ‘900 e che hanno la maturità e l’esperienza per non ripetere gli errori del passato.

Detto questo i giovani arrivano quando emergono leader della loro età in grado di incidere negli stili di vita di questa generazione. Non contano tanto i temi, quanto contano gli esempi.

Antonio Augello: Non sfuggono, anche ai meno attenti, le numerose “assonanze” tra i punti programmatici del Manifesto di Orvieto e le istanze della Sinistra/Sinistra, soprattutto quella rappresentata tradizionalmente da Marco Rizzo. È solo questione di poli opposti che si attraggono o ci potrà essere qualcosa di sistemico nel prossimo futuro? E soprattutto, con un dialogo così convergente, non si corre il rischio di ingenerare perplessità insormontabili alla “sua” base di riferimento?

Gianni Alemanno: Sono i problemi strategici più difficili su cui ci siamo a lungo interrogati, ma alla fine abbiamo trovato un a risposta semplice: bisogna parlare alla gente di problemi reali e spiegare le vere cause di questi problemi, evitando nella comunicazione politica ogni schematizzazione ideologica.

Se questi messaggi saranno chiari e aggreganti, nessuno si scandalizzerà di eventuali compagni di viaggio provenienti da altre famiglie politiche.

Anche perché viviamo in tempi cruciali in cui nascono nuovi schieramenti politici.

Antonio Augello: Il fenomeno migratorio sta ormai assumendo dimensioni bibliche. Fermo restando che in linea teorica, l’unico modo serio di regolazione dei flussi comprende un intervento ante partenza, quale è la sua ricetta per arginare gli effetti devastanti del traffico di esseri umani?

Gianni Alemanno: Non devono partire: questa è l’unica possibile direzione strategica. Ogni altra soluzione, dall’accoglienza indiscriminata ai porti chiusi, genera problemi insuperabili dal punto di vista etico e operativo. Noi non abbiamo confini terrestri dove possiamo costruire muri (come hanno fatto gli Stati Uniti, sotto Obama come sotto Trump), né tratti di mare ristretti dove si possono operare i respingimenti come in Spagna o in Grecia.

Chi arriva in vista delle nostre coste ha dietro le spalle ampi tratti di mare in cui possono solo accadere disastri umanitari insostenibili. Quindi bisogna bloccare le partenze con la cooperazione economica e sociale in Africa e con interventi militari nei paesi di origine per disarticolare le organizzazioni di trafficanti di esseri umani.

Ma bisogna essere molto seri e credibili per attuare una linea di questo genere.

Antonio Augello: Nell’ambito di una visione sicuramente out of fashion, ha sempre dichiarato che qualora dall’esperienza del Forum dell’Indipendenza Italiana dovesse nascere un partito politico, questo non sarà il Partito di Alemanno. Dunque, sarà il Partito di chi?

Gianni Alemanno: Basta con questi partiti personali. E basta con questi leader che ci devono raccontare cosa mangiano a colazione e cosa dicono ai loro figli. I partiti sono pezzi di popolo o non sono nulla.

Il nostro sarà il Partito, o meglio il Movimento, di tutti gli italiani che si sono stancati di vivere da sudditi e di morire di fame come accade a tutti i servi. Chiaro?

Antonio Augello: E’ chiaro, anzi chiarissimo, che in Italia (dati delle ultime elezioni politiche) il popolo dell’astensionismo vale il 36% degli aventi diritto di voto, con punte del 50% al Sud. Il dato sembra essere in crescita se ci riferiamo al 60% di non partecipanti al voto nelle Regionali del 2023 di Lazio e Lombardia. Una maggioranza che non potrà rimanere silenziosa ancora per molto. Nascerà, anche con Alemanno, un Movimento disposto a rappresentare questa fetta d’Italia? La risposta è Sì. A Novembre, dall’esperienza del Forum dell’Indipendenza Italiana nascerà un nuovo movimento politico. Ci auguriamo che saprà andare oltre gli steccati delle ideologie consumate dalla storia, senza per questo rinnegarne l’essenza. In fondo, vale la pena tentare.