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Monopattino: mito dell’adolescenza diventato simbolo di una civiltà migliore

Tutti immaginiamo una società più ecologica, aperta all’altro, vivibile, senza mascherine e mascheramenti

Monopattino

Monopattino

Il monopattino, simbolo di un futuro migliore. In questo periodo in cui ci sentiamo prigionieri di questo virus si sono risvegliate in noi aspirazioni ad un mondo migliore, riflettiamo sulle occasioni mancate e su opportunità future. . Una società in cui possiamo esprimerci con il sorriso, il corpo, la sensualità dello stare insieme, che è sensuale non solo nell’intimità. Questa “movida” che si criminalizza o difende è un’esplosione di vitalità.

Vedere grandi città come Milano o Roma deserte, soprattutto Roma proprio come un museo a cielo aperto, ci ha fatto desiderare una città più pulita, a minor impatto ambientale, che si possa fruire e non solo abitare. Eppure la Capitale avrebbe le potenzialità del verde, del fiume Tevere, che sinuoso lambisce tanti punti rendendoli fertili e miti, ci sono.

Monopattino e disabilità

Abbiamo visto in tantissimi lo sfogo accorato di Giorgia Meloni sulla questione monopattino elettrico. Sul budget reso disponibile dal Governo che è più del doppio di quello per le opportunità dei disabili. E questo aprirebbe un altro capitolo sul quale la Meloni ha ragione. Ma vediamo dall’altra parte del dibattito. Perché nella ricerca ossessiva del consenso e talvolta paranoico di questo Governo, è stato scelto proprio il monopattino.

Certo perché è ecologico, perché non ingombra, propone una new generation di civiltà “alla luce del sole”, senza vetri, finestrini o altri filtri. Il monopattino è fruibile, agile, non inquina, di solito non da infortuni, occupa poco spazio, non è antagonista della bicicletta. Ma soprattutto evoca un legame contiguo con la nostra giovinezza, allevia la nostalgia del passato, lo rende venturo. Ricordo quando con due tavole e un paio di cuscinetti di tela i miei compagni creavano il gioco più irresistibile che accompagnava la loro fascinazione per la velocità. Io non potevo per via della mia disabilità ma li osservavo. Questo strumento è rimasto un mito e ora come un sogno di bambino che è rimasto irrealizzato torna in questa veste iper moderna. Se i social deludono e tradiscono, se il lavoro è duro e i sentimenti difficili, il monopattino ti fa dire: “Io posso sfrecciare nel centro di Milano, Roma, Cremona, Palermo come di Atene o Berlino senza limiti. Soprattutto sentendomi eterno adolescente, liberando il bambino felice che forse ancora c’è in me“.

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