Metro C, il cantiere si sposta a Est: a piazza Venezia si scava con alta tecnologia
Prosegue a Roma la costruzione della stazione Venezia: l’idrofresa cambia posizione e si apre la fase più delicata dei lavori

Metro C, Piazza Venezia
Sotto piazza Venezia non si scava soltanto nel terreno, si scava nella storia. E mentre il traffico di superficie continua a scorrere, nei sotterranei del cuore di Roma prende forma una delle stazioni più ambiziose, e probabilmente più complesse, dell’intera rete metropolitana.
In questi giorni l’idrofresa, la macchina perforatrice utilizzata per scavare terreni particolarmente complessi, ha appena terminato la prima parte del suo lavoro ed è stata spostata più a est, dando il via ad una nuova fase del cantiere della stazione.
Cos’è l’idrofesa e a cosa serve
Come detto l’idrofresa è una macchina utilizzata per scavare terreni particolarmente complessi, è dotata di due corpi rotanti in grado di scavare porzioni di terreno larghe fino a 2 metri e 80 centimetri e spesse un metro e cinquanta. Il macchinario, con un’altezza di 24,5 metri e un peso di 185 tonnellate, lavora in verticale sfruttando un getto di acqua ad alta pressione.
Il macchinario è impiegato nella realizzazione di circa 55 mila metri cubi di diaframmi perimetrali in cemento armato della stazione, fino alla profondità di 85 metri.
Con i diaframmi perimetrali si realizzerà una scatola idraulicamente isolata, che consentirà poi di scavare l’interno della stazione in massima sicurezza.
Un’opera che non si vede, ma cambia Roma
Nella notte tra il 7 e l’8 maggio, l’imponente idrofresa che ha finora operato sul lato ovest di Palazzo Venezia è uscita momentaneamente dal cantiere, posizionandosi in un’area attigua all’Altare della Patria, questo passaggio segna la conclusione dello scavo perimetrale in quel settore della futura stazione.
Intanto, si lavora anche in superficie. Gli operai stanno gettando una soletta di copertura, una specie tetto, per il momento provvisorio, che permetterà sia i lavori sotterranei, che al traffico veicolare di muoversi più fluidamente che in questi ultimi mesi, liberando la zona est del cantiere. In particolare la circolazione pedonale ed il traffico veicolare verranno spostati sul lato di Palazzo Venezia.
Solo dopo questo spostamento, l’idrofresa riprenderà la sua corsa, per completare il perimetro anche sul lato opposto.
Lo scavo archeologico: un passo verso il futuro
Una volta completato anche il secondo tratto di soletta, inizierà una fase affascinante e delicata: lo scavo archeologico vero e proprio.
Non si tratta di una semplice rimozione di terra, perché i tecnici scenderanno per i primi 15 metri del sottosuolo “con il pennello”, per individuare e salvare ogni possibile reperto, un lavoro certosino che trasforma il cantiere in un vero e proprio laboratorio archeologico.
Il progetto definitivo prevede che i reperti rinvenuti vengano conservati ed esposti all’interno della stazione stessa, allo stesso modo di come è già accaduto alle fermate San Giovanni, Porta Metronia e Colosseo. L’obiettivo è quello di trasformare ogni discesa in metropolitana in un piccolo viaggio nella storia.
Le fasi successive: la metropolitana prende forma
Dopo questa fase “archeologica”, si passerà alla “macrofase 3”, quella più massiccia.
Una volta raggiunto il limite dello strato archeologico, inizierà lo scavo top-down, questo significa che si scaverà dall’alto verso il basso, utilizzando delle paratie temporanee che verranno demolite una volta esaurita la loro funzione strutturale.
Durante questa fase, ci sarà un momento molto atteso dagli addetti ai lavori: l’incontro con le talpe Shira e Filippa, le due gigantesche frese meccaniche che nel 2019 vennero lasciate temporaneamente nel sottosuolo e ora, dopo anni di attesa, potranno finalmente essere recuperate.
E non è tutto: per il 2027 è prevista l’entrata in scena di altre due talpe, ancora senza nome, che partiranno dalla Farnesina per completare il tratto mancante della linea C.
Tre accessi e una nuova centralità per piazza Venezia
Con l’avanzamento dei lavori, si passerà poi alla macrofase 4, che prevede la realizzazione degli elementi strutturali e degli accessi principali alla stazione. A piazza Venezia ne sono previsti tre:
Su via dei Fori Imperiali; accanto al Vittoriano; nei pressi di Palazzo Venezia.
Infine, nella macrofase 5, si procederà con tutte le finiture interne: le pareti, gli impianti, i sistemi di sicurezza e, soprattutto, l’allestimento degli spazi archeologici, in questo modo la stazione sarà non solo un nodo strategico della mobilità urbana, ma anche un luogo da visitare, un museo sotterraneo a tutti gli effetti.
Una sfida ingegneristica che parla a tutta la città
I lavori a piazza Venezia rappresentano una sfida tecnica, urbanistica e culturale. Non si tratta solo di costruire una nuova fermata della metropolitana, ma di farlo nel punto più sensibile del centro storico di Roma, tra monumenti, resti antichi e grandi flussi turistici.
È anche un banco di prova per il futuro del trasporto pubblico della Capitale, troppo spesso frenato da ritardi, ostacoli burocratici o scarsa comunicazione, ecco perché raccontare quello che succede sotto i nostri piedi è importante: per capire come cambia la città, ma anche per riscoprire il valore della mobilità sostenibile come motore di trasformazione urbana.
Per seguire da vicino l’evoluzione di questo e di altri progetti e scoprire il dietro le quinte del trasporto pubblico romano, visita Odissea Quotidiana, il blog che racconta ogni giorno ciò che succede su rotaie e non solo.
Andrea Castano – Odissea Quotidiana