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Malattia X in Africa, serve fare chiarezza, non allarmismo

La patologia, che non proviene dal Congo ma dalla Repubblica Democratica del Congo, colpisce soprattutto bambini malnutriti: e il paziente di Lucca con sintomi simili è già guarito

Medici in azione nella Repubblica Democratica del Congo. Malattia X

Medici in azione nella Repubblica Democratica del Congo (immagine dalla pagina Facebook della United Nations Mission in the DR Congo - Monusco)

Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare della malattia X dai tratti para-influenzali sviluppatasi nel profondo dell’Africa centrale. Sulla quale però le notizie attualmente in nostro possesso sono ancora troppo scarse e frammentarie. E sulla quale quindi serve fare chiarezza, non certo allarmismo.

Medici in azione nella Repubblica Democratica del Congo. Malattia X
Medici in azione nella Repubblica Democratica del Congo (immagine dalla pagina Facebook della United Nations Mission in the DR Congo – Monusco)

La malattia X

Cominciamo col precisare che non siamo di fronte a un virus sconosciuto, bensì a un disturbo non diagnosticato. Tant’è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, scrive l’ANSA, sta conducendo test su morbillo, influenza, polmonite acuta, sindrome uremica emolitica da Escherichia coli, Covid-19 e malaria. E proprio al paludismo sono risultati positivi 10 dei primi 12 campioni analizzati, come ha illustrato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS, citato da Rai News.

È quindi probabile che si abbia a che fare con un patogeno già noto, che però non è ancora stato possibile identificare con certezza nelle circostanze attuali. Come infatti riporta l’Adnkronos, il focolaio in oggetto è scoppiato in un territorio rurale e remoto, in cui ora la stagione delle piogge sta ostacolando ulteriormente l’accesso. Una regione, per di più, caratterizzata da assenza quasi totale di assistenza sanitaria, scarsa copertura vaccinale e alta insicurezza alimentare.

Vaccinazione contro la malaria
Vaccinazione contro la malaria (© Rawpixel)

Si tratta dell’area di Panzi, nella provincia di Kwango, en passant situata in Repubblica Democratica del Congo, non in Congo come approssimano pressoché tutti i media mainstream. Sono due Stati differenti, ancorché confinanti, l’uno con capitale Brazzaville, l’altra Kinshasa. I Leopardi, per non farsi mancare niente, stanno combattendo pure un’epidemia di vaiolo delle scimmie, e hanno un quarto del Pil pro capite dei vicini Diavoli Rossi.

Ospedale a Panzi, nella Repubblica Democratica del Congo. Malattia X
Ospedale a Panzi, nella Repubblica Democratica del Congo (immagine dalla pagina Facebook della Mukwege Foundation)

Quest’ultimo dettaglio è significativo, perché la povertà sta incidendo drammaticamente sia sulle infezioni che sui decessi provocati dal misterioso morbo nell’ex Zaire. Come infatti spiega la WHO, sui 406 casi finora registrati tutti quelli gravi riguardavano soggetti fortemente malnutriti, e i più colpiti sono bambini sotto i cinque anni.

L’allarmismo non serve

Al momento, come rileva il Corriere della Sera, le vittime accertate sono 31, per un tasso di letalità che si attesta intorno all’8%. Per fare un paragone, quello del coronavirus è stimato dalla World Health Organization tra lo 0,5 e l’1%.

Logo dell’OMS, medicina
Logo dell’OMS (immagine dalla pagina Facebook dell’Organizzazione Mondiale della Sanità)

Tuttavia, come ha ricordato ad Avvenire il professor Carlo Federico Perno dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, rispetto ai dati ufficiali i contagi «potrebbero essere molti di più». Questo perché «in quelle zone solo il 3-4% delle persone riesce» a usufruire delle cure mediche in ospedale. Di conseguenza, «la percentuale di mortalità potrebbe essere molto più bassa rispetto a quella che ora conosciamo».

Carlo Federico Perno
Carlo Federico Perno (immagine dalla pagina Facebook dell’UniCamillus International Medical University)

La patologia, come riferisce Focus, si manifesta con mal di testa, naso che cola, difficoltà respiratorie, tosse, vomito, stanchezza, dolori al corpo, anemia e febbre. Questi ultimi due, aggiunge Sky TG24, sono i sintomi che presentava il paziente ricoverato a Lucca dopo essere rientrato dal Continente Nero. E dimesso dopo una decina di giorni perché clinicamente guarito.

Ospedale San Luca di Lucca
Ospedale San Luca di Lucca (immagine dalla pagina Facebook dell’Azienda USL Toscana Nord Ovest)

Anche per questo lascia molto perplessi la task-force preventiva appositamente istituita, come apprende Il Sole 24 Ore, dal Ministero della Salute nostrano. Soprattutto perché «non ci troviamo a un livello di rischio elevato», come proprio da Lungotevere Ripa hanno ammesso a TGCom24, specificando che basta «una giusta attenzione responsabile».

Insomma, per sdrammatizzare, si potrebbe dire che forse alla fine la malattia X si rivelerà poco più di un banale SARS-CoV-2. Al tempo del quale, con le ossessioni pandemiche gli Italiani hanno già dato.