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Lettera al prof. Feser sul codice Ratzinger: spiego perché Bergoglio non è il papa

“I messaggi in Codice Ratzinger sono decine e decine, già trattati dal sottoscritto e presto usciranno in un libro”

Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI

Il prof. Edward Feser è un filosofo e scrittore americano, voce autorevole del mondo catto-conservatore Usa. Recentemente ha pubblicato un articolo che stigmatizza l’ipotesi del cosiddetto “benevacantismo”, cioè la posizione che sostiene come Benedetto XVI non abbia mai abdicato. Gli rispondiamo aggiornandolo sulle più recenti acquisizioni della nostra inchiesta.

Lettera al Prof. Edward Feser

Egregio Professor Feser,

sono un giornalista italiano e scrivo per tre dei più noti quotidiani nazionali. Ho letto con interesse il Suo articolo sull’”inutilità e lo scandalo del benevacantismo”.

Qui in Italia siamo andati molto avanti sulla questione dei “due papi”, con un’inchiesta del sottoscritto prodotta sulle testate Libero, ByoBlu, RomaIT, durata due anni, comprendente più di 200 articoli e che si è avvalsa del contributo di numerosi specialisti: teologi, latinisti, canonisti, psicologi, linguisti, storici etc.

Se Papa Benedetto avesse davvero voluto abdicare…

Innanzitutto, due considerazioni molto banali. La prima è che se papa Benedetto avesse davvero voluto abdicare, come vorrebbe la narrativa ufficiale, considerato la discrezione, la modestia e la correttezza dell’uomo, certo non avrebbe combinato tutti quei pasticci: rimanere col nome pontificale, vestito di bianco, in Vaticano, sotto un canonicamente inesistente papato emerito. A che pro? Per vanità? Tanto per il gusto di gettare in confusione un miliardo e più di fedeli? QUI

Seconda considerazione: visto che il sottoscritto sostiene da due anni che il papa è solo lui e Bergoglio un usurpatore, quando il Santo Padre Benedetto mi ha risposto per lettera, avrebbe dovuto senza dubbio smentirmi nel modo più reciso, e invece mi ha mandato una frase gentilissima “pur con ogni buon intento, non è proprio possibile riceverla”, in una lettera corredata dal suo stemma di papa regnante. L’unica risposta che poteva mandare proprio da quella situazione canonica che ho individuato. QUI

La rinuncia al ministerium di Benedetto

Ciò che ho appurato è che papa Benedetto XVI, spinto all’abdicazione dalla Mafia di San Gallo e vittima di una sorta di generale ammutinamento della Curia, nel 2013 ha applicato un piano antiusurpazione preparato fin dal 1983, quando, mutuandolo dal diritto dinastico tedesco (il cosiddetto Fürstenrecht), il card. Ratzinger aveva importato nel diritto canonico romano la distinzione tra titolo ed esercizio pratico del potere, munus e ministerium. QUI

Se si rinuncia al munus, secondo il canone 332.2, c’è l’abdicazione. Tale rinuncia deve essere però simultanea perché il munus è l’investitura che concede (o ritira) Dio stesso e ovviamente a Dio non si possono dare incarichi a scadenza, come a un maggiordomo. Benedetto ha fatto, invece, l’esatto contrario: ha rinunciato al ministerium, differendo l’entrata in vigore di tale rinuncia dopo 17 giorni senza, per giunta, ratificare assolutamente nulla dopo l’”ora X”, le 20.00. In quale occasione un vescovo potrebbe rinunciare in modo differito al solo potere pratico senza poi ratificare giuridicamente nulla? Solo nel caso di un autoesilio in sede impedita, canone 412, appunto. QUI

Sede di Roma e sede di San Pietro

Coerentemente, Benedetto ha parlato nella Declaratio di “sede di Roma” e di “sede di San Pietro”, come individuato dall’avvocato Arthur Lambauer. Dato che solo la ”Sede Apostolica” ha personalità giuridica per essere lasciata vacante e la rinuncia al ministerium non produce alcuna sede vacante, il verbo latino vacet si deve tradurre (in modo anche più corretto letteralmente) come: “sede vuota”. Infatti Benedetto prese l’elicottero alle 17.00 del 28 febbraio lasciando vuota per le 20.00 la sede fisica di Roma.

Da Castel Gandolfo, dove alle 17.30 disse che non sarebbe stato più il “pontefice sommo” (e non il Sommo Pontefice), cioè che non sarebbe stato più il papa al posto più alto (ce ne sarebbe stato un altro, illegittimo, più in vista), QUI annunciò anche l’ora in cui sarebbe entrato in sede impedita, le 13.00 del 1° marzo, con un sottile, ma infallibile riferimento all’antico sistema orario pontificio: QUI.

Inoltre, in una seconda frase oggettiva della Declaratio, papa Benedetto ha specificato che il prossimo Sommo Pontefice (alla sua morte o regolare abdicazione) “dovrà essere eletto da coloro a cui compete”. Perfettamente: il prossimo vero papa, che succederà a Benedetto, dovrà essere eletto solo dai veri cardinali di nomina pre-2013, come ha anche da poco confermato Mons. Viganò.

Obbedienza a Francesco

Infatti, come emerge dal libro Ultime conversazioni (2016), Benedetto non ha mai giurato fedeltà a Bergoglio. Quando Seewald gli chiede: “Come ha potuto giurare obbedienza a Francesco?”, Benedetto risponde: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.

Papa Ratzinger ha, potremmo dire, “indotto in tentazione” i suoi nemici, i quali, dominati dalla brama di potere, hanno afferrato famelicamente la prima dichiarazione che odorava di dimissioni … e ci si sono strozzati. Infatti, visto che Benedetto è rimasto il papa in sede impedita, con l’investitura divina, il munus, Bergoglio esercita abusivamente il potere e si è reso antipapa. Prova ne sia che i canonisti del Vaticano e dell’Università di Bologna sono stati messi al lavoro proprio per cercare una soluzione fra papa emerito e papa impedito QUI. Benedetto non è affatto “indietreggiato davanti ai lupi”, si è apparentemente defilato e i modernisti sono da soli caduti nella trappola.

Il codice Ratzinger

L’altra colonna della mia inchiesta, oltre all’aspetto canonico sopra esposto, è però il cosiddetto Codice Ratzinger: un’espressione di comodo per definire un tipico sistema di comunicazione sottile, ma di ferrea logica, con cui papa Benedetto, da 9 anni, conferma esattamente la sede impedita QUI. Siccome in tale status il papa è prigioniero, confinato e non libero di esprimersi, Benedetto parla solo a chi ha “orecchie per intendere” utilizzando lo stesso stile comunicativo di Cristo con i suoi nemici: anfibologie, fraintendimenti iniziali, riferimenti alla Scrittura QUI.

Ed ecco che si spiega lo strano, apparentemente incomprensibile discorso di Mons. Gaenswein del 2016: “Come ai tempi di Pietro, anche oggi la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica continua ad avere un unico Papa legittimo. E tuttavia, da tre anni a questa parte, viviamo con due successori di Pietro viventi tra noi – che non sono in rapporto concorrenziale fra loro, e tuttavia entrambi con una presenza straordinaria”.

C’è un solo papa legittimo … ma ci sono due papi. Com’è possibile? Ovvio: C’E’ UN PAPA LEGITTIMO E UN PAPA ILLEGITTIMO! Non sono in concorrenza perché uno è papa e l’altro no.

Non sono due Papi

E il segretario rincara la dose: “Dall’elezione del suo successore Francesco, il 13 marzo 2013, non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo”. Non vi SONO due papi, cioè: uno solo E’ il papa. C’è un MEMBRO che FA il papa senza esserlo (Bergoglio) e uno che lo E’ ed è il solo legittimo papa. Per questo usa la parola indistinta “membro” e usa perfettamente i verbi ausiliari. Ecco spiegato il mistero del ministero allargato. Non è una questione canonica, ma storico-teologica-escatologica.

C’è poi un clamoroso “aiutino” canonico di Gaenswein-Ratzinger: «La parola chiave di quella Declaratio è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte – con “ministero petrino”. E tuttavia, munus, in latino, HA UNA MOLTEPLICITÀ DI SIGNIFICATI: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio». Gaenswein fa riferimento proprio al fatto che il munus, che è tradotto con la parola ministero (così come anche ministerium) è la chiave per capire la sua sede impedita.

Munus e Ministerium

Come abbiamo già scritto ieri QUI, se munus può avere vari significati, tra cui quello di dono, incarico, titolo, e non solo di esercizio pratico, il ministerium è usato nel diritto canonico SOLO come esercizio pratico. Quindi distinguendo i due enti, Ratzinger ha escluso ogni sinonimia e ha rinunciato solo all’esercizio pratico, non al titolo, ergo si è autoesiliato in sede impedita. Per questo motivo, solo nella traduzione tedesca della Declaratio dove si usa Amt (munus) e Dienst (ministerium) i due enti vengono scambiati di posto, probabilmente per confondere l’occhiuto clero tedesco QUI.

Così si spiega anche il papato emerito, che non ha alcuna veste giuridica, ma è da intendersi come un semplice aggettivo qualificativo per distinguere fra i due il papa vero: dal verbo “emereo”, colui che merita, che ha diritto di essere papa.

La sede impedita

Lo scopo della sede impedita? Consentire che il modernismo, l’eresia e l’apostasia nella Chiesa venissero alla luce e che, allo scoprirsi della sede impedita si separi il grano dal loglio: “separare i credenti dai non credenti”, come disse all’Herder Korrespondenz.

Qui si capisce, oltre alla condiscendenza che Ratzinger riserva a Bergoglio, (come Cristo con Giuda) tutto il gigantesco, millenario disegno escatologico di cui Benedetto XVI è protagonista: Il suo” ministero allargato è in comune con l’antipapa usurpatore, con il papa illegittimo, e Benedetto lo accoglie perché anche Bergoglio ha un ruolo (inconsapevole) nel cooperare alla verità. Così come Giuda, potremmo dire, è stato compartecipe del sacrificio di Cristo.

L’ipotesi dell’errore sostanziale e involontario da Lei individuato è, quindi, del tutto da scartare perché nell’arco di questi nove anni papa Benedetto ha comunicato all’esterno con il Codice Ratzinger in libri, lettere, interviste, dichiarazioni in modo sottilmente logico, ma chiarissimo e inequivocabile. A volte con anfibologie, dicendo “il papa è uno solo” senza spiegare quale, altre volte con riferimenti storici come quando in “Ultime conversazioni” scrisse: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio è stata un’eccezione”.

Le dimissioni del Papa

Dato che nel I millennio hanno abdicato sei papi e quattro nel II, l’unico modo di interpretare correttamente quella frase è riferirsi esattamente al particolare tipo di dimissioni di Benedetto: dal ministerium. Infatti, nel I millennio, prima della Riforma gregoriana, ci furono un paio di papi, Benedetto VIII e Gregorio V che dovettero rinunciare al ministerium perché scacciati da antipapi, solo temporaneamente. QUI (eng version)

I messaggi in Codice Ratzinger sono decine e decine, già trattati dal sottoscritto e presto usciranno in un libro. Alcuni sono estremamente sottili, come quello del Carnevale, in cui Benedetto spiega di aver scelto l’11 febbraio in relazione al lunedi di Carnevale tedesco; altri di pura logica come il “rompicapo della mozzetta rossa”; altri abbastanza semplici come quando alla domanda: “Secondo la profezia di Malachia, Lei potrebbe essere l’ultimo papa per come lo conosciamo?”, Benedetto risponde: “Tutto può essere”. E papa Francesco, allora, non è il suo successore? No.

Ma ci sono anche i cosiddetti “messaggi a km 0” che non necessitano di alcuno sforzo, come quando Benedetto XVI ha inviato la sua benedizione apostolica, in febbraio (prerogativa esclusiva del papa regnante) o come nella lettera inviata dalla Segreteria di Stato a una donna: “Gentile Signora,

il Papa emerito Benedetto XVI ha accolto la cortese lettera del 21 ottobre scorso con la quale ha voluto indirizzarGli espressioni di filiale affetto. Riconoscente per i sentimenti di devozioni manifestati, il Sommo Pontefice incoraggia a rivolgere con sempre maggiore fiducia lo sguardo al Padre celeste…”.

Come legge, il papa emerito è il Sommo pontefice.

Sono molte questioni che necessitano di un attento riepilogo per essere digerite. In questo articolo QUI a domanda/risposta credo di aver esemplificato il tutto in modo facilmente riassuntivo.

Con cordiali saluti da Roma,

Andrea Cionci