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Le telecamere di casa non proteggono: il Grande Fratello domestico che spia i romani

Decine di dispositivi economici di videosorveglianza, installati per difendersi dai furti, si stanno trasformando in occhi indiscreti, vulnerabili alle intrusioni informatiche

Polizia Postale, stemma sul braccio e schermi computer sullo sfondo

A Roma chi crede di sentirsi più sicuro grazie alla tecnologia, comincia a farsi delle domande. Una falla invisibile sta squarciando la parete tra la casa e il web: decine di dispositivi economici di videosorveglianza, installati con il solo scopo di difendersi dai furti, si stanno trasformando in occhi indiscreti, vulnerabili alle intrusioni informatiche.

Un attacco silenzioso alla nostra intimità

È bastata una notte — quella del 9 agosto — perché una telecamera installata nell’appartamento romano della giovane Caroline Tronelli venisse violata. Il video privato di lei e del compagno, il conduttore Stefano De Martino, è stato sottratto al sistema di sorveglianza domestica e diffuso online su Telegram e Facebook, innescando una catena di indignazione e procedimenti legali.

Le indagini sono già partite: De Martino, attraverso i suoi avvocati, ha presentato denunce sia alla Procura di Roma (per accesso abusivo a sistema informatico) sia alla Polizia Postale di Porto Cervo, competente per la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite.

Il sospetto: un tradimento interno

Non solo hacker anonimi: dietro l’incidente potrebbe nascondersi la mano di un tecnico incaricato dell’installazione o della manutenzione dell’impianto. Omessa l’adeguata rotazione delle password, lo scenario più concreto che emerge dalle ricostruzioni investigative è quello di un “tecnico infedele”, che ha sfruttato un accesso già in suo possesso per scaricare il video e diffonderlo in rete.

Quando il file vola sul dark web e nei gruppi a luci rosse

A dispetto delle azioni legali intraprese, una volta diffuso, eliminare il video in rete si trasforma in una battaglia impari. Il materiale, già replicato su diverse board – spesso su siti pornografici, alcuni anche nel dark web – continua a circolare, invisibile e irrintracciabile.

Il Garante per la privacy è intervenuto tempestivamente: ha ordinato la cessazione della diffusione del video e avviato un’istruttoria che potrà portare a provvedimenti sanzionatori nei confronti dei responsabili.

Una regia invisibile: il fenomeno sommerso su scala nazionale

Il caso di De Martino e Tronelli, pur scatenando forte eco mediatica, non rappresenta un’anomalia isolata. Le forze della Polizia Postale segnalano un numero limitato di denunce – spesso a causa di vergogna o ignoranza – mentre le violazioni restano molte di più e sommessamente attive. Stiamo parlando di riprese rubate non solo da abitazioni, ma anche da spogliatoi, studi medici, palestre e bagni pubblici, tutte diffuse poi sui canali più oscuri del web, con possibile utilizzo per ricatti, truffe o reati peggiori.

Come difendersi: istruzioni per non farsi spiare da casa

Oltre allo choc, serve una reazione concreta. L’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale – attraverso il bollettino Csirt–Avviso Csirt – ha fornito indicazioni chiare su come presidiare i sistemi smart di casa:

  • Cambiare immediatamente le credenziali predefinite (router, telecamere, NAS).
  • Usare password robuste, uniche e complesse (minimo 12 caratteri).
  • Abilitare l’autenticazione a più fattori quando disponibile.
  • Aggiornare sempre il firmware dei dispositivi, preferendo aggiornamenti automatici.
  • Disabilitare UPnP sul router e limitare o disattivare l’accesso remoto.
  • Isolare le telecamere su una rete guest separata dai dispositivi personali.
  • Monitorare traffico e connessioni anomale via pannello del router.
  • Configurare firewall/DNS sicuri.

Conclusione: la denuncia come unico scudo possibile

La violazione della privacy domestica di De Martino non è solo un fatto di cronaca: è il campanello d’allarme di una fragilità diffusa che riguarda ogni router e ogni microfono domestico connesso. Una casa non protetta dai sistemi informatici è sempre, in fondo, una porta aperta verso un pubblico invisibile.

La via maestra resta sempre la denuncia: senza quell’atto formale, non può avviarsi l’oscuramento dei contenuti né l’identificazione dei responsabili. È una vera e propria lotta legale contro l’irresponsabilità digitale, che richiede attenzione, cultura della sicurezza e, soprattutto, la consapevolezza che chiunque può cadere vittima — celebrità o semplici cittadini che siano.