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Le dimissioni “etiche” non s’hanno da fare: i casi Sala e Byron

Un amministratore (pubblico o privato) andrebbe giudicato solo per il suo lavoro: per questo il Sindaco di Milano dovrebbe resistere, e l’ex Ceo dell’azienda americana Astronomer non doveva lasciare

Beppe Sala e Andy Byron, dimissioni

Beppe Sala e Andy Byron (collage da immagini dalle pagine Facebook di Beppe Sala e Us Weekly)

Magari andremo controcorrente, ma riteniamo che il primo cittadino meneghino Beppe Sala non dovrebbe rassegnare le dimissioni, così come non avrebbe dovuto farlo l’imprenditore americano Andy Byron. A nostro avviso, infatti, un passo così serio dovrebbe richiedere un fondamento altrettanto serio. Che non ci sembra sussistere in nessuno dei due casi in esame.

Beppe Sala e Andy Byron, dimissioni
Beppe Sala e Andy Byron (collage da immagini dalle pagine Facebook di Beppe Sala e Us Weekly)

Da Beppe Sala a Andy Byron

Il senso della bufera scoppiata, come da scoop del Corsera, sotto la Madonnina, l’ha dato almeno a livello extragiudiziale, il Premier Giorgia Meloni. La quale, come riporta Rai News, ha assicurato di non essere «mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l’automatismo delle dimissioni». Non è così, infatti, se non nella “travagliata” mentalità giustizialista dei grillo-comunisti.

Giorgia Meloni irritata
Giorgia Meloni (© Governo.it)

È comprensibile, dunque, che Elly Schlein, segretario di quel Pd che sostiene il Sindaco di Milano, abbia semplicemente balbettato un’imbarazzata richiesta di «innovazione e cambiamento». E pazienza se nell’inchiesta sull’urbanistica comunale, almeno per ora, la supposta corruzione sembra essere soprattutto negli occhi di chi indaga. E se, soprattutto, un caposaldo del diritto è che si è innocenti fino a prova contraria per tre gradi di giudizio.

Elly Schlein
Elly Schlein (immagine dalla sua pagina Facebook)

Va comunque riconosciuto ai vertici del Nazareno, che l’anno scorso chiedevano la testa dell’allora Governatore ligure Giovanni Toti per accuse ancora più ridicole, una granitica coerenza nell’errore. Perché le Giunte dovrebbero cadere, semmai, soltanto per motivi politici, non certo per l’usuale indebita “manina” della magistratura, anche se perfino certi presunti garantisti sembrano averlo dimenticato. Cedendo alla deriva manipulitista anziché limitarsi a invocare, legittimamente, un passo indietro dell’inquilino di Palazzo Marino, per esempio, per la perniciosa genuflessione alle follie green.

Le dimissioni “etiche” non s’hanno da fare

È la stessa ratio per cui, mutatis mutandis, non avrebbe dovuto lasciare neppure l’ormai ex Ceo dell’azienda di software statunitense Astronomer. Notoriamente messo alla gogna, come riferisce Sky TG24, per essere stato colto in flagrante adulterio dalla kiss cam del concerto bostoniano dei Coldplay. Come se un tradimento ne cancellasse i successi manageriali, e come se i panni sporchi, inclusi quelli sbattuti in piazza, non si lavassero in famiglia.

In fin dei conti, infatti, un amministratore – pubblico come privato – dovrebbe essere giudicato esclusivamente sulla base del proprio lavoro. E le dimissioni “etiche”, per parafrasare una celebre espressione di Alessandro Manzoni, non s’hanno da fare.