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L’architettura fascista va abbattuta? Croppi: “Distruggeremmo la nostra storia”

L’ex assessore alla cultura di Roma: “Consideriamo le opere a prescindere dal significato che volevano esprimere quando sono state create”

Umberto Croppi

Umberto Croppi

La cosa non fa certamente notizia, ma spesso ce ne dimentichiamo. L’Italia è caratterizzata da una serie di luoghi, monumenti, edifici che rimandano all’epoca fascista. Per molti anni da una serie di svariati decenni ne abbiamo sottovalutato il significato simbolico.

Palazzo della civiltà del lavoro – Roma

L‘Istituto nazionale Ferruccio Parri ha però effettuato una mappatura che consente di approfondire tutti quei luoghi, tra strade, lapidi e iscrizioni, che fanno riferimento al ventennio del secolo scorso. A Roma vi sono ancora numerosi segni del regime. Che si distinguono nitidamente. E che saranno raccontate in un sito internet consultabile da chiunque ne abbia interesse.

L’analisi però, crea lo spunto per riapprofondire un tema dai risvolti civili e culturali. Perché permette infatti di verificare come e in quale misura questa eredità artistica sia stata in qualche modo preservata e ricostruita.

L’obiettivo è quello di “storicizzare” e “risemantizzare“, come affermano Giulia Albanese e Lucia Ceci, le curatrici del progetto. Questo mediante il coinvolgimento di diversi storici, hanno voluto fornire gli strumenti per una rilettura critica del passato. Ad esempio a Bolzano, con l’arco, in piazza della Vittoria poi rinominata piazza della Pace. Un arco che celebra la visione nazionalista della Grande Guerra e che oggi ospita un percorso espositivo sulle dittature.

Ma in quale modo è corretto interpretare le opere che hanno confortato e supportato alcune propagande politiche? E’ giusto legare entrambi i concetti o è preferibile svincolare l’uno dall’altro? Abbiamo sentito un esperto di arte e architettura del fascismo, il presidente della Quadriennale, ex assessore alla Cultura di Roma Capitale, Umberto Croppi per un parere sull’argomento.

quadriennale di roma
Umberto Croppi, presidente della Quadriennale

“La storia è fatta di stratificazioni” – dice Croppi “L’idea di voler rimuovere pezzi di storia, cosa successa spesso in passato, non è secondo me condivisibile. Bisognerebbe considerare le opere a prescindere dal significato che hanno voluto esprimere, nel momento in cui sono state realizzate. Se questo criterio dovesse essere applicato pedissequamente, dovremmo ogni volta ripartire da zero e distruggere intere fasce della nostra storia“.

“Alcune opere hanno oltre che un valore di testimonianza storica, hanno anche un valore estetico” – prosegue Croppi – “Aldilà delle sfumature più prettamente politiche, non si può pensare di dare un sistema di informazione, solo per le opere realizzate prima dell’epoca fascista. Solo nei fori romani sono presenti undici secoli di storia. Non è una fotografia di un monumento. Il sistema informativo dovrebbe saper leggere la stratificazione della storia. Roma si è ricostruita su se stessa tante volte. Contiene molte epoche. Dal barocco al rinascimento, passando per il medioevo, e il razionalismo. Un sistema di lettura dovrebbe servire a leggere l’arte in questo modo”.