Prima pagina » Rubriche » La musica per neofiti. Una riflessione su Massimo Mila

La musica per neofiti. Una riflessione su Massimo Mila

Insieme a Einaudi, Pavese e Ginzburg nel 1934 fonda la casa editrice Einaudi, una ventata di freschezza in un ambiente culturale dominato dal fascismo

Massimo Mila (1910-1988)

Massimo Mila (1910-1988)

Ci sono libri che, per una serie di circostanze, casuali e strutturali, riscuotono particolare successo tra il pubblico dei lettori, degli appassionati e degli studiosi. Ciò non vale solo per i capolavori della letteratura, ma anche per i lavori di riflessione critica, per gli strumenti di studio, per le sintesi di carattere generale sulla storia di una certa disciplina culturale.

Per quanto riguarda la storia della musica europea e occidentale, tale libro è la “Breve storia della musica” (Einaudi) di Massimo Mila. Pubblicata nel 1946, ampliata nel 1963 e nel 1977, più volte ristampata e ancora presente nelle nostre librerie.

Uno dei motivi di questo successo è il seguente. Se la musica è particolarmente adatta a far presa sui suoi ascoltatori e fruitori, ciò avviene perché essa esprime l’immediatezza di un messaggio universale, addirittura in grado di oltrepassare le barriere del linguaggio.

Viceversa, questa facilità si rovescia in complessità, astrattezza e distanza, quando si tratta di spiegare, sul piano teorico e culturale, le caratteristiche, le vicende storiche, l’articolarsi della musica come fenomeno di prima grandezza in ogni cultura umana.

Le analisi di Mila non sono manualistiche, ma degne di un grande storico della musica. La felicità del suo libro consiste nel saper accostare l’elemento generale e basilare dell’informazione a notazioni di carattere critico che rendono a pieno tutta la complessa bellezza delle vicende della musica europea.

L’uomo e lo studioso

Come spesso accade quando siamo in cerca di un quadro critico, affidabile e solido, su una certa figura della nostra storia culturale passata, l’appassionato potrà trovare lumi nella voce “Massimo Mila” redatta da Carla Cuomo per il “Dizionario Biografico degli Italiani” dell’Enciclopedia Treccani, nel 2010.

Massimo Mila nacque a Torino nel 1910 e l’evento fondamentale della sua formazione fu la frequentazione del Liceo Massimo D’Azeglio, nel quale, sotto la guida di Augusto Monti, si andavano formando, oltre a Mila, Giulio Einaudi, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Norberto Bobbio, Cesare Pavese. Ossia, una generazione di giovani che avrebbe contribuito, in maniera determinante, sul piano culturale e su quello dell’impegno politico, a formare la sensibilità dell’Italia resistenziale e repubblicana.

Nel 1929, Mila è arrestato una prima volta per antifascismo. Nel 1931, si laurea con una tesi su Verdi, che resterà sempre tra i suoi autori fondamentali – e il capitolo su Verdi della “Breve storia della musica” è ricco di dottrina, spunti interpretativi, enucleazioni di problematiche fondamentali.

Nel 1934, Giulio Einaudi – figlio del grande Luigi, economista e Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955 – Mila, Pavese e Ginzburg fondano la casa editrice Einaudi, una ventata di freschezza, in un ambiente culturale, come quello italiano, dominato dal fascismo (seppure le spinte di opposizione, da Croce a Montale, da Gramsci a Gobetti, fossero già molte). Ad essa collaborerà anche il giovane Giorgio Colli.

Nel 1935, Mila è di nuovo arrestato per antifascismo, insieme a Pavese, G. Einaudi, C. Levi e al gruppo torinese di Giustizia e Libertà, su delazione della spia Pitigrilli, rimanendo in carcere fino al 1940. Nel 1943, è tra gli organizzatori della Resistenza.

Nel Secondo dopoguerra, Mila inizia un’importante attività di musicologo militante, scrivendo su Mozart, che rimarrà sempre la sua stella polare e a cui dedicherà diverse monografie, Beethoven, Verdi, entrando anche in polemica con Togliatti e riposando la mente attraverso la passione per la montagna. Morì nel 1988 nella sua Torino, senza aver mai preso la tessera del PCI, cui si sentiva comunque legato, per affinità ideologica e culturale.

Tra passato e futuro

La “Breve storia della musica” inizia con la musica greca, legata alla tragedia classica e al culto di Dioniso, come per primo spiegò il giovane Nietzsche nella “Nascita della tragedia” del 1872. Si conclude con la musica italiana contemporanea, in particolare con Sylvano Bussotti, scomparso nel 2021.

I capitoli o i paragrafi su J. S. Bach e Händel, su Haydn, Mozart e Beethoven, sui romantici Schubert e Schumann, su Wagner, su Rossini, Donizetti  e Verdi, su Puccini, Bizet, Brahms, sono ricchi di passione bellezza e amore per questi artisti sommi che hanno dato corpo all’esperienza musicale europea.

L’ultimo nome che compare nella “Breve storia della musica” di Mila è quello di Giuseppe Sinopoli. Sinopoli fu compositore e grande direttore d’orchestra. Morì nell’aprile del 2001, a cinquantaquattro anni, mentre dirigeva Verdi a Berlino.

Il funerale, che si tenne nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma, alla presenza di Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica e di Giuliano Amato, allora Presidente del Consiglio, fu accompagnato dalle esecuzioni della Staatskapelle di Dresda, di cui Sinopoli era direttore.

La musica non permette di cancellare il dolore – ammesso che l’operazione possa avere senso (poiché è pur sempre la sofferenza a renderci uomini) – ma avvolge e sostiene il grumo dei sentimenti, aiuta a scioglierli e li restituisce alla luce. Un libro come “Breve storia della musica” di Mila, ci permette di fare un passo in avanti, in direzione di questa esperienza.