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La classe dirigente della politica italiana? Da operetta. Come spenderanno il PNRR

Con questa classe politica di smidollati e incompetenti il Paese non andrà avanti, anzi andrà indietro, sia a livello economico e occupazionale che nei servizi alla collettività

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Quando la politica, quella vera, aveva il controllo e la gestione diretta di tutte le attività e i colletti bianchi erano dei semplici esecutori, l’economia in Italia volava molto in alto. Il prodotto interno lordo e l’occupazione creavano benessere diffuso per la stragrande maggioranza dei cittadini.

La classe politica in Italia

Il nostro Paese era la quarta potenza al mondo. I sindaci di allora rilasciavano direttamente ogni tipo di autorizzazione e/o concessione. Gli arretrati non esistevano, era tutto molto veloce. Il boom di quegli anni è dipeso molto dalla velocità delle amministrazioni a rilasciare atti amministrativi ai cittadini ed imprenditori. Con Tangentopoli invece, cambiò tutto. Arrivò anche la legge Bassanini che trasferì il potere dalla politica ai burocrati e oggi per ottenere un’autorizzazione se sei fortunato la ricevi entro un paio di anni.

Con questi perversi meccanismi l’economia italiana ha iniziato il suo declino inarrestabile. Tutti i politici che si sono avvicendati, dopo Mani pulite, nelle attività governative, proni alle potenze straniere. Chi alla Russia e chi, pur di governare, si è immediatamente genuflessa agli Stati Uniti e ai poteri forti europei. Qualcun altro si è piegato alla Germania, alla Francia e alla Cina.

Con questa classe politica di smidollati e incompetenti il Paese non andrà avanti, anzi andrà indietro, sia a livello economico e occupazionale che nell’erogazione di servizi alla collettività. Rappresentanti politici che partecipano alle trasmissioni televisive senza contraddittorio per evitare che quei giornalisti ancora interessati a fare domande, con la maggior parte asserviti al potere, facciano domande imbarazzanti e alle quali sicuramente non saprebbero rispondere.

PNRR, è un’opportunità o no?

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è una grande opportunità per l’Italia, sempre che questo ulteriore debito venga gestito con parsimonia e con opere che rilancino l’economia italiana. I primi 20 miliardi concessi dall’Europa all’Italia risalgono a circa due anni e mezzo fa. Pubblicano i bandi di partecipazione ,dopo un anno e mezzo escono le graduatorie dei soggetti ammessi al piano e dopo circa un anno gli imprenditori hanno sottoscritto gli accordi al MEF.

Il vero problema è che in tutti questi anni di attesa i prezzi delle materie prime sono aumentate vertiginosamente e i costi indicati nel bando non sono più congrui. Sicuramente molti imprenditori rinunceranno poiché il business plan è saltato con l’aumento dei prezzi.

La speranza che quei dementi poco illuminati utilizzino i fondi per realizzare opere pubbliche produttive necessarie alla ripartenza e ripresa dell’economia nazionale. Si possono assegnare 20 milioni di euro ad un comune minuscolo, di trecento anime? Per farne cosa?

Alcuni sindaci propongono palestre didattiche all’aperto, altri invece piscine, campi sportivi polivalenti. Si erogano soldi a fondo perduto per realizzare un campo di calcio e una piscina in un altro piccolo comune di seicento abitanti, di cui l’80% anziani. Continuiamo a far lievitare il debito pubblico e buttare risorse dalla finestra per opere inutili. Chissà forse ci meritiamo questa classe politica. Almeno una volta gli elettori riconoscevano il merito e si facevano amministrare da rappresentanti capaci che non percepivano nulla e dedicavano il loro tempo ad amministrare la propria comunità.

Cesare Giubilei