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L’Europa tra passato e futuro: Il senso della scommessa

“Tra passato e futuro” non è solo il titolo di un libro di Hannah Arendt, ma il suo modo di intendere l’esperienza stessa del pensiero

 L’Europa attraversa un momento di incertezza sulla sua identità e sul suo futuro piuttosto significativo, almeno nella storia recente. La moneta unica, il neo-liberismo, la tecnocrazia hanno consegnato molti dei suoi paesi membri ad una reazione di pancia, di cui il meno che si possa dire è che pecca in modo drammatico di lucidità. Nonché di cultura politica. In più internet, non aiuta i singoli a ritrovare la strada della chiarezza.

Appare inutile negare che la storia degli uomini è stata sempre attraversata da questa confusione. Ma la manipolazione dell’opinione pubblica, che prima avveniva attraverso strumenti più desueti, come la radio e la televisione, ha raggiunto, con la rete, un livello impensabile ieri. Basti pensare che, attraverso i cookie, ciascuno di noi, si ritrova, sul computer di casa, una pubblicità impostata ad hoc per lui.

È plausibile pensare che, attraverso gli ulteriori progressi della tecnologia digitale, ci aspetti, nel prossimo futuro, una vera e propria forma di totalitarismo digitale. Non più quello di greve manovalanza che ci ha mostrato il Novecento, con tanto di polizie politiche, di camere a gas e di campi di concentramento di varia forma e natura, ma qualcosa di più sottile ed etereo, in cui di fatto siamo entrati già.

Ciò si riversa, inevitabilmente, anche sulla cultura politica. Non che la democrazia greca e la repubblica romana non avessero difetti, a volte gravissimi, ma lo spazio pubblico in cui, spesso, infuriavano tensioni e scontri retorici e dialettici violentissimi – si pensi alle “Catilinarie” e alle “Filippiche” di Cicerone, per averne un esempio quanto mai classico – era almeno custode di un’autenticità umana, che è proprio ciò che la discussione su internet, in cui ciascuno di noi è nascosto dietro uno schermo e una tastiera, non garantisce più.

Non è un caso che, in Europa, si stiano smarrendo le due culture politiche sane, su cui l’identità politica europea moderna era stata costruita, quella liberale e quella socialdemocratica. Si sta perdendo il senso, grandioso, che aveva dato linfa al progetto dell’Europa, nel pensiero dei suoi fondatori: la pace da costruire tra le nazioni europee, dopo le devastanti esperienze della Prima e della Seconda guerra mondiale.

La possibilità di incrociare storie, identità, saperi sulla base di un’identità culturale comune. Sulla base di quei valori che reggono da millenni, quelli della cultura greco-romana e della cultura ebraico-cristiana. Un’unica storia che unisce Roma con Atene, la Spagna con l’Italia, la Francia con l’Inghilterra, Berlino con Vienna, Amsterdam con Venezia, fino ad Istanbul e Gerusalemme.       

“Tra passato e futuro” non è solo il titolo di un libro di Hannah Arendt, ma il suo modo di intendere l’esperienza stessa del pensiero, laddove filosofia, politica, arte si danno convegno, sui sentieri di Sofocle e di Erodoto, dei Padri fondatori americani o delle vertiginose analisi di Heidegger e di Benjamin, senza dimenticare Brecht, Kafka, Rilke.

Si tratta di una storia lunga da dipanare, inesauribile. Ma per noi comuni mortali che, sulla scia, di Umberto Eco, amiamo le liste, essa può essere condensata in una serie di passaggi fondamentali: età arcaica, Grecia classica, ellenismo, Roma repubblicana e imperiale, fine del mondo antico (cui Santo Mazzarino dedicò un memorabile libro), Medioevo cristiano, Rinascimento, nascita della filosofia e della scienza moderne, illuminismo, rivoluzioni borghesi, rivoluzione industriale, età liberale, Prima e Seconda guerra mondiale, guerra fredda, crollo del comunismo sovietico.

Non è, come si può ben comprendere, una storia come tante, né in senso positivo né in senso negativo, e se c’è una lezione che è quella veramente propria del Novecento, è che gli uomini preferiscono farsi guidare da passioni brucianti ed irrazionali, piuttosto che dal buon senso e dalle mediazioni della ragione.

 La cultura umanistica ha ancora qualcosa da dire ad una realtà come quella attuale? Messa in apparenza all’angolo dalla scienza, dalla tecnica, dalla rete, essa conta e scommette sul passato, sull’inattualità, per dirla con il giovane Nietzsche. Nella sua memoria storica sono ancora presenti i frammenti di Eraclito e l’incipit del Vangelo di Giovanni, le gesta di Alessandro e il volto bronzeo di Cesare, la “Scuola di Atene” di Raffaello e i versi di Goethe.

Sono esattamente le cose di cui abbiamo bisogno, quando ci si sente con le spalle al muro. Sono i valori di cui è stata fatta l’Europa, prima della spaventosa crisi del nichilismo contemporaneo. Forse il proliferare dei pifferai magici e degli apprendisti stregoni è, anche, colpa di un umanesimo che si è lasciato relegare nell’angolo, che ha creduto alla favola della propria impotenza e della potenza dell’avversario.

 

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