Prima pagina » Opinioni » In-di-pen-den-za! Le ragioni di una scelta

In-di-pen-den-za! Le ragioni di una scelta

L’aspetto più rivoluzionario di Movimento Indipendenza, sta nel voler riconsegnare al popolo italiano, dignità spirituale e giustizia sociale

Gianni Alemanno, Movimento Indipendenza

Gianni Alemanno, Movimento Indipendenza

Ritrovarsi da ultra cinquantenne con il badge da delegato di un nascente partito politico, sarebbe stato del tutto impensabile fino a pochi mesi fa per chi come il sottoscritto, dopo aver studiato alla scuola politica del “Barone” Maurizio Giraldi, nelle stanze sbardelliane di Via Pompeo Magno, aveva abbandonato con la fine di quell’epopea i giusti vestiti per l’attivismo politico.

Troppo complicate, quelle idee che partendo dalla marmorea ideologia della Destra Sociale si erano evolute attraverso molteplici contaminazioni approdando infine alla massima espressione del pluralismo, rappresentata dalla Democrazia Cristiana di quel tempo.

Troppo impegnativa e quindi poco comprensibile ai molti, quella sintesi metapolitica capace di anticipare e capire l’evoluzione delle dinamiche del capitalismo globalizzato e delle strutture politiche italiane ed internazionali per trovare un reale accoglimento, nell’offerta banal-populista del paniere dei “rinnovati” quanto scimmiottanti partiti politici dai nomi e dai colori cangianti.

I fasti dell’epopea sbardelliana

Eppure, un mio articolo pubblicato su Romait nel Settembre dello scorso anno, aveva fatto sì che dopo circa 30 anni, mi ritrovassi con alcuni amici, parte di quella esperienza alla fine della gioventù che mi aveva permesso di frequentare, entrando dalla porta principale, la sala dei bottoni del sistema Prima Repubblica.

Ma al di là del rivangare i “fasti” di quell’incredibile gruppo politico, venuto meno in un battito di ali per la morte prematura ed improvvisa del suo storico ideologo (Maurizio Giraldi, appunto) prima, e del suo leader indiscusso, Vittorio Sbardella, subito dopo, la nostra idea di “rifare qualcosa insieme” non era andata al di là di una chiacchierata, seduti scomodamente al tavolino di un anonimo bar romano. Troppo stanco e disamorato dal “livello” attuale del dibattito politico mi era apparso Pietro Sbardella (oggi per lo più in prezioso appoggio a qualche “speranza” laziale della Lega salviniana); troppo in corsa per una qualche meritata gratificazione mi era sembrato Giorgio Ciardi, in quel momento già membro del direttivo di Fratelli d’Italia ed oggi probabilmente “appagato” da un incarico in Regione Lazio.

Dunque, nei mesi successivi a quell’incontro mi sono limitato ad “osservare” il corso degli eventi della politica italiana, non senza l’entusiasmo e la “partigianeria” di chi si illude di poter vedere le proprie idee rappresentate nell’esecuzione di un governo finalmente di Destra- Centro.

Dalla delusione del Governo Meloni alla costituzione di un nuovo partito

Purtroppo però, dopo il successo delle elezioni politiche, la fiamma della speranza di un nuovo corso scandito dal primato di una politica portatrice delle istanze patrimonio della Destra sociale e distinto dall’attuazione elementare quanto “illuminata” su principi meritocratici, aveva impiegato a spegnersi dopo poche settimane dall’insediamento a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni quale primo premier donna d’Italia.

E già dopo le elezioni regionali del Lazio (Febbraio 2023) “il gallo aveva cantato tre volte”!

E così, ancora in cerca di una casa politica, quasi istintivamente, all’inizio di dell’estate più torrida ed interminabile a mia memoria, ho aderito alla sottoscrizione del Manifesto di Orvieto 23 redatto dai fondatori del Forum dell’Indipendenza Italiana. Più per curiosità giornalistica che per convinzione maturata.

Poi, con discrezione e circospezione ho seguito passo passo il tour de force del suo portavoce Gianni Alemanno, sperando nel profondo di non trovarmi di fronte a riedizioni “out of fashion” di una Destra “rimaneggiata” ed aggrappata al passato da sempre caratterizzato da luci ed ombre facilmente strumentalizzabili dal “mainstream” mediatico.

Ebbene, Il 25 Novembre , da quel “speranzoso” Manifesto politico è nato il Movimento Indipendenza, a cui in qualità di delegato, il sottoscritto ha partecipato all’Assemblea di Fondazione. Una scelta avvalorata dalla piacevole sorpresa di aver ritrovato la gran parte di quella visione politica proposta dal “Barone” Maurizio Giraldi con cui avevo condiviso giornalmente gli ultimi anni della sua vita nelle pieghe ideologiche del gruppo sbardelliano nella DC dell’epoca.

Punti di convergenza per una simile visione politica

Contrapposizione alle forze politiche e diplomatiche subalterne e sottomesse all’egemonia atlantista (che oggi si estenderebbe al mercantilismo sfacciato dell’Unione Europea).

Superamento radicale delle posizioni di certa folkloristica estrema destra.

Lotta ai cattocomunisti “radical chic” ed ai finti liberali, avidi seguacidel capitalismo “ultra” liberista delle multinazionali.

Impegno fattivo per un dialogo costruttivo con le molteplici realtà culturali e di schieramento della Sinistra “fuori sistema”.

Rinnovata applicazione della MetaPolitica alle nuove categorie sociali formatesi dalla diffusione del mondo globalizzato.

Ricerca per un nuovo ruolo di partecipazione della comunità cattolica a difesa della pace, della libertà, delle tradizioni fondanti dei “nostri” valori in grado di confrontarsi con le diverse realtà mondiali (oggi le potremmo identificare nei Paesi del BRICS).

Queste in sintesi le peculiarità di quegli assunti con cui mi ero immerso e di cui ne ero rimasto pregno grazie al mio stretto rapporto con il “Barone”. Queste anche gran parte delle linee guida proposte dal neonato Movimento Indipendenza.

Perché il Movimento Indipendenza è un Partito rivoluzionario

Ma, l’aspetto più rivoluzionario di Movimento Indipendenza, sta nel voler riconsegnare ad un popolo, che le ha smarrite da tempo, dignità spirituale e giustizia sociale andando oltre gli steccati ideologici destra/sinistra, facendone una sintesi virtuosa. Una pacificazione finalmente realizzata dunque, non più ad uso e consumo dell’establishment di turno. Una vera pacificazione non imposta artificiosamente dal buonismo di comodo, ma fondata sulla convergenza di ideali ed obiettivi in grado di riconsegnare il giusto valore a quelle idee, magari estreme, ma in fondo non certo del tutto sbagliate.

La verità è che: vera Destra e vera Sinistra sono da tempo affini, laddove “Destra sociale” non è una mera formula di circostanza da utilizzare e sbandierare “ad occasionem” ma una concezione, anche esistenziale, della società dalla quale discende una visione politica, che si fa “realtà”.

Certamente non sarà un percorso facile, vuoi per la diffusione endemica dell’ultra liberismo che vuoi per i condizionamenti sclerotici ancorati al passato. E soprattutto per il dominio del “mainstream” dell’informazione, vera testa di ariete del sistema, supportato dall’utilizzo sistematico dei media in mano da sempre a ristretti gruppi di potere.

Il ruolo dell’Italia nella nuova realtà di un mondo multipolare

Ma forse, ora che il fallimento del capitalismo occidentale è sotto gli occhi di tutti, per la responsabilità di guerre sbagliate ed evitabili, sempre più dentro le mura del pingue mondo occidentale, un nuovo mondo multipolare si propone inesorabilmente alla nostra attenzione. Un mondo in cui, anche l’Italia, con la propria indipendenza, può e deve ritagliarsi un ruolo, non certo da suddito o “alleato” perennemente prono, ma da costruttore di opportunità, creatore di relazioni, sviluppatore di libere iniziative.

E’ questo il sogno di una nuova classe in lotta, che vede unite classe media e classe popolare, contro il dominio bieco degli oligopoli finanziari. Ed al compimento di questo sogno dovrà servire lo Stato e la sua politica, anche sostenendo in primis il suo popolo nello scontro inevitabile all’interno del consesso europeo.

Decidere di essere italiani

Queste, in sintesi, le ragioni di una scelta che mi sentivo di dover comunicare ai lettori di questo giornale e al mio Direttore, Francesco Vergovich, che in questi anni ha sempre rispettato l’autonomia del mio “spazio” e delle idee espresse nei miei articoli.

Mi auguro di riuscire a mantenere questo spazio conservando lo spirito critico di sempre, mai asservito a qualunque entità detentrice di un qualsivoglia potere, quand’anche portatrice dei miei stessi ideali o addirittura appartenente al mio stesso schieramento.

In fondo, anche il fatto di aver aderito ad un nuovo partito politico senza potere, senza incarichi o prebende, fa parte della sfida. Il primario obiettivo dovrà comunque essere quello di non deludere noi stessi per non deludere gli altri, quei pochi o quei tanti che vorranno lottare per l’In-di-pen-den-za!

Ps: Il destino ci ha fatto nascere italiani. Ora possiamo decidere di esserlo. Fino in fondo e senza falsa retorica.