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“Il sogno di un’impresa”: biscotti Gentilini, il profumo di Roma

Il segreto del successo, la giornata tipo, i desideri. Quattro chiacchiere con Paolo Gentilini presidente dell’industria dolciaria romana

Paolo Gentilini, presidente e amministratore dell'industria dolciaria Gentilini

Paolo Gentilini, presidente e amministratore dell'industria dolciaria Gentilini

Una storia fatta di tradizioni, sapori e cultura del saper fare. Un’azienda che si rinnova dal 1890, anno della propria fondazione. Gentilini è da sempre sinonimo di qualità, una realtà leader nel settore dell’industria dolciaria, che da piccolo laboratorio artigianale ha saputo far conoscere il proprio nome, la propria storia, la propria essenza. E’ il profumo di Roma, esportato in tutto il mondo.

Gentilini in questo lungo corso è riuscita a creare un rapporto solido con la propria clientela, incontrando il gusto più sofisticato, accontentando le esigenze più disparate. Ha insegnato a saper riconoscere il valore estetico ma soprattutto il buono, valicando i confini di una sempre inevitabile soggettività.

Nel corso della sua storia ultra centenaria, Gentilini è riuscito a fare proprio un messaggio, custode di una tradizione gastronomica, ricercata ed esclusiva. E’ riuscita a comprendere che il saper fare è un mestiere non comune. Per questo, va difeso e costruito attraverso il tempo. Un tempo mai banale, mai sprecato, necessario per testare le giuste combinazioni, che mirano all’eccellenza. Provando, sbagliando forse. Con la consapevolezza però, che la qualità si raggiunge col metodo, con l’applicazione, con il talento.

Che spesso però, è figlio di una semplice intuizione. Per la nostra rubrica “Il sogno di un’impresa”, abbiamo intervistato Paolo Gentilini, Presidente e amministratore di Biscotti Gentilini. Nominato nel 2021 Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Gentilini è riuscito a saper coniugare modernità, ricerca e passione nei confronti di un brand di assoluto valore nazionale ed internazionale.

Paolo Gentilini, presidente e amministratore dell'industria dolciaria Gentilini
Paolo Gentilini, presidente e amministratore dell’industria dolciaria Gentilini

Ci racconti la sua giornata tipo

“Mi alzo di buon mattino e faccio colazione con i biscotti Gentilini naturalmente. E’ una routine ma è anche un modo per controllare il prodotto fuori dall’azienda, quando arriva sulle tavole delle famiglie, ci tengo che sia perfetto. E se qualcosa non mi torna? me lo appunto e quando arrivo a lavoro vado subito a reclamare! Poi in ufficio, riunioni, mail, telefonate, pranzo e si ricomincia riunioni, mail, telefonate! Cerco però sempre di fare il giro per salutare tutti i dipendenti e scambiare con loro qualche chiacchera, il rapporto interpersonale è importante perché qui ci conosciamo tutti. Si può dire che non finisco mai di lavorare ma allo stesso tempo non mi sembra lavoro, tanto tutto questo è innestato nel mio DNA. In fondo sono la terza generazione di Gentilini”.

Qual è, secondo lei, il segreto del suo successo aziendale?

“Per me resta il prodotto, biscotti e fette biscottate fatti ad arte con materie prime eccellenti, buoni anzi buonissimi, profumati e realizzati con processi produttivi rimasti a volte ancora artigianali. Certamente c’è bisogno anche di tutto il resto, penso ai contatti coi clienti, alla comunicazione coi consumatori, al marketing ecc. ma se non c’è il prodotto non si va da nessuna parte”.

Quando ha capito che avrebbe fatto questo lavoro?

“Non l’ho mai capito in realtà, è stato piuttosto un passaggio naturale che finiti gli studi in Economia e Commercio mi sarei occupato dell’azienda di famiglia. Come ho già detto ce l’ho nel DNA, non l’ho mai vissuto come un sacrificio o un’imposizione ma sin da piccolo ho vissuto l’azienda come fosse casa mia. Mio padre ci portava sempre sia me che mia sorella, nonostante a volte preferissi giocare a calcio col figlio del custode (mi ricordo delle partite memorabili!), facevamo sempre il giro con lui tra le linee produttive. Solo dopo ho capito che stando al suo fianco, mio padre ci stava dando l’esempio, proprio come custodisco gelosamente gli aneddoti sulla fabbrica di mio nonno Pietro, fondatore dell’azienda tramandati dalla famiglia. Loro rappresentano per me i due pilastri.”

Qual è stato, se c’è stato, il momento più difficile?

“Le racconto solo l’ultimo momento difficile che in parte è ancora in corso. Nel 2022 la guerra in Ucraina ha improvvisamente fatto schizzare i prezzi di luce e gas, di tutte le materie prime, come il grano, il burro, lo zucchero ma anche della carta e delle materie plastiche per gli imballaggi o come il costo del carburante per i trasporti. Una situazione nera, abbiamo dovuto mettere in cassa integrazione parziale tutti i dipendenti perché dovevamo a tutti i costi risparmiare. Non ho passato notti tranquille, glielo confesso, sembrava una situazione da cui non si riusciva ad uscire. Poi piano piano abbiamo visto la luce, i costi sono rientrati, la cassa integrazione è finita e ora si lavora a pieno regime. So di aver chiesto tanto a tutti i dipendenti ma ho detto loro che insieme potevamo farcela e che i sacrifici che chiedevo loro sarebbero poi stati ripagati”.   

Cosa la rende maggiormente soddisfatto o orgoglioso?

“La politica dei piccoli passi con la quale cerco di guidare l’azienda. Non siamo una multinazionale, non abbiamo le loro possibilità economiche ma nel nostro ambiente ci difendiamo. Noi dobbiamo costruire il nostro futuro mattone dopo mattone, o come preferisco dire io “biscotto dopo biscotto”. I budget a nostra disposizione devono essere allocati con molta diligenza, e parsimonia si decide insieme ai manager la strategia che più può portare ai migliori risultati senza mai fare il passo più lungo della gamba”.

Per essere oggi un ottimo amministratore di azienda contano più i sogni che si fanno o la realtà a cui si deve aderire anche controvoglia?

“Per me contano entrambi, bisogna sognare in grande altrimenti non si osa, bisogna credere ai sogni senza essere scollegati dalla realtà altrimenti non si avverano. Bisogna lavorare con ciò che si ha per ottenere ciò che si vuole. Questo significa sacrificio e lavoro certo ma anche soddisfazione. Sono un’ottimista e cerco sempre di trovare il buono da ogni situazione”.

Cosa non deve mai mancare nella giornata di un buon amministratore di azienda?

“Due cose, il caffè e la lungimiranza. Nel mio caso caffè e biscotti però (ride, ndr).

Un desiderio che vorrebbe realizzare domattina, avendone la possibilità?

“Sicuramente costruirei un’azienda più grande che dia lavoro a più persone e che mi dia la possibilità di incrementare gli stipendi dei miei dipendenti”.

Per un corretto equilibrio, quanto tempo bisognerebbe dedicare al lavoro, quanto al riposo?

“Non lo chieda a me, non glielo saprei dire! (sorride, ndr). Sono però convinto che se fai un lavoro che ti piace, seppur faticoso ti sembrerà di non farlo, al contrario se il lavoro che fai non ti piace o lo fai controvoglia sei nel posto sbagliato. Il riposo però ammetto è sacrosanto, io per esempio se la notte dormo qualche ora in meno, il giorno mordo”.

Primo piano dei biscotti Gentilini
Biscotti Gentilini

In base a cosa sceglie un ristorante o un luogo destinato al relax o allo svago?

“Le variabili sono tantissime e vanno dalle esigenze di mio figlio Pietro, alle scelte degli amici, dal passaparola a cosa mi va in quel preciso momento. In generale prediligo la tranquillità della casa al mare e le cene a casa con gli amici, ma non mi dispiace affatto viaggiare o provare l’ultimo ristorante alla moda ogni tanto”.

Cosa avrebbe fatto se non avesse fatto questo mestiere?

“La risposta è abbastanza scontata, volevo fare il pasticcere. Chiudermi nel mio laboratorio, perfezionare le mie invenzioni, sfornare dolci e pastarelle tutti i giorni”.

Come immagina la sua azienda e il futuro della sua professione con l’avvento del digitale?

“Il digitale è già realtà, sia nell’azienda che nella quotidianità di ciascuno. Basti pensare a quanto lavoro svolgiamo coi computer, a quanti canali social utilizziamo per allargare le conoscenze, a quanto tempo usiamo il cellulare e quanto ci fidiamo di lui al punto da dargli anche i codici della carta di credito. Il futuro non so cosa ci riserverà, intravedo il grande potenziale dell’AI (intelligenza artificiale) che sicuramente ci permetterà di trovare nuove possibilità di sviluppo, nuovi canali di comunicazione, ma allo stesso tempo ne temo i rischi come ad esempio l’assottigliamento del senso critico dovuto alla distorsione della realtà che ne comporta. Il non sapere più distinguere cosa è vero e cosa no porterà grande confusione, come sempre sarà fondamentale avere regole chiare per individuare cosa è lecito e cosa no e soprattutto le responsabilità”.