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Il sesso senza internet negli anni ’70 e le modelle di intimo di Postalmarket

Penso agli adolescenti che oggi già hanno visto tutto sui siti hard nei loro telefonini e che del sesso hanno perso il gusto dell’attesa

Giovannona Coscialunga, manifesto

Giovannona Coscialunga, manifesto

Verso la fine degli anni ’70 noi bambini conoscevamo ben poco del sesso. Internet sarebbe arrivato qualche decennio più tardi, i DVD non esistevano e poche case disponevano di un videoregistratore. I film a luci rosse in videocassetta erano merce rara che arrivava per lo più dall’estero grazie a qualche zio simpatico e anticonformista. Capitava tuttavia che a volte, fra i cespugli dei giardinetti pubblici, trovassimo qualche fumetto “sconcio”, dai titoli più improbabili, forse gettato via da qualche adulto che aveva preferito disfarsene prima di rientrare in casa per paura che la propria moglie potesse trovarlo.

Giovannona Coscialunga, manifesto
Giovannona Coscialunga, manifesto

I fumetti “zozzi”

Così con gli amichetti si stabilivano dei turni che prevedevano la possibilità di poter custodire il giornaletto peccaminoso o “zozzo” come si usava dire all’epoca, un giorno a testa, a rotazione. I più audaci lo portavano a casa e lo celavano in posti sicurissimi. Altri, per paura di essere scoperti dai genitori, lo nascondevano sotto qualche pietra o dietro qualche albero del cortile condominiale. La televisione era la fonte d’informazione sessuale più esplicita e più diretta.

Erano gli anni della commedia all’italiana un po’ osé, scollacciata, che vedeva tra i grandi mattatori i mitici Aldo Maccione, Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Renzo Montagnani e Barbara Bouchet, Pippo Franco e Lando Buzzanca. Il nome di Buzzanca fu utilizzato in quegli anni per dare il titolo ed il volto ad un personaggio, Lando appunto, di alcuni fumetti per adulti. Per poter sperare in qualcosa di più audace occorreva attendere la mezzanotte di domenica quando su Telemare iniziava il famigerato spogliarello New soft Melody.

Era un programma per adulti che vedeva protagoniste delle inverosimili e spesso squallide casalinghe e che, complice la musica di un sassofono dalle melodie arabeggianti e sinuose, provocava sussulti e pruriti inconfessabili. Oggi risulterebbe meno audace di una pubblicità per l’igiene intima femminile. Per poterlo guardare vi erano solo due stratagemmi: attendere che tutti andassero a dormire, sgattaiolare al buio in salone e accendere la tv mantenendo il volume a zero, poiché il suono avrebbe svegliato qualcuno.

Il fascino peccaminoso dello spettacolo

Senza musica, purtroppo, molto si perdeva del fascino peccaminoso dello spettacolo. Altra soluzione era far finta di addormentarsi sul divano e sperare che un adulto, rimasto il solo sveglio in casa, indugiasse su Telemare con aria circospetta alla Fantozzi.

Il buco della serratura del bagno era l’estremo atto di coraggio. Il rischio di essere colti sul fattaccio era altissimo anche perché in quegli anni si abitava in molti in case piccole. Ma la tentazione superava spesso ogni timore e quando una cugina o una zia entravano in toilette, l’occhio si incollava al piccolo pertugio della porta. Ahimè le donne di casa, più grandi e smaliziate di noi, conoscevano i nostri giochetti proibiti e puntualmente appendevano, sulla maniglia interna, un asciugamano così da impedire, ostruendo il buco destinato alla chiave, ogni sguardo indiscreto.

Lanciostory era una rivista settimanale di fumetti che proponeva in copertina disegni di ragazze seminude. Per noi eccitante tanto quanto le modelle di intimo di Postalmarket. Nell’ultima pagina vi erano gli annunci pubblicitari di alcuni incredibili articoli in vendita. Come le misteriosissime “scimmie di mare”. Con una spesa di circa trentamila lire (corrispondenti oggi a poco più di cento euro) si poteva acquistare una coppia di animaletti e il relativo aquario. Queste fantomatiche creaturine, apparentemente dall’aspetto umanoide nel disegno della reclame, altro non erano che una sorta di piccoli crostacei di acqua marina.

I famigerati occhiali a “raggi x”

Ma l’articolo più ambito erano gli “occhiali a raggi x”, l’ultima frontiera del voyeurismo, che promettevano di poter vedere i corpi nudi sotto gli abiti delle donne! In pratica una clamorosa truffa, come le scimmie di mare.

Ricordo con tenerezza e nostalgia la prima volta che vidi “dal vero” il corpo nudo di una ragazza. Aveva diciassette anni, come me, e pensai che fosse la cosa più bella ed emozionante che esistesse al mondo. Non accadde nulla. Ammirarla era già come essere in paradiso.

Penso agli adolescenti di oggi che tutto già hanno visto sui siti hard nei loro telefonini, che tutto o quasi hanno sperimentato in materia di sesso e che già prima di raggiungere la maggiore età hanno perso il gusto dell’attesa, del poco o niente un po’alla volta, della scoperta a piccoli passi.

Fruitori di un fast food delle emozioni e del discount dei sensi. Scarsa qualità a poco prezzo. Che peccato.