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Globalizzazione e speranza: il nuovo realismo interpreta Internet

Egli mette al centro della sua analisi del web, due problematiche: la registrazione e l’emersione

Maurizio Ferraris

Maurizio Ferraris

Uno degli eventi più significativi del panorama filosofico italiano degli ultimi anni – oltre alla morte di Umberto Eco e Emanuele Severino – è stata la pubblicazione del “Manifesto del nuovo realismo” di Maurizio Ferraris, per Laterza, nel 2012. Filosofo di solidissima preparazione, brillante polemista, conosciuto anche all’estero, dopo aver pubblicato importanti lavori sull’estetica e il pensiero ermeneutico, Ferraris ha prodotto la svolta del nuovo realismo all’interno del suo pensiero filosofico.

Certamente in polemica con “Il pensiero debole” (Feltrinelli, 1983) scritto da Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti, con un contributo dello stesso Ferraris, la proposta del nuovo realismo polemizza con le posizioni dell’ermeneutica ispirate da Nietzsche, Heidegger, Gadamer, Derrida e di cui Vattimo è il più illustre esponente italiano.

Dunque, da una parte le ragioni dell’interpretazione, dall’altra quelle della realtà. Ma entrare nelle problematiche relative a questa disputa, ci porterebbe troppo all’interno delle questioni specialistiche della filosofia. Per un discorso come il nostro, interessato ad osservare il modo in cui le discipline umanistiche si incontrano con la contemporaneità, è particolarmente interessante un altro libro di Ferraris, intitolato “Mobilitazione totale” (Laterza, 2015), cui è seguito, recentemente, “Documanità. Filosofia del mondo nuovo”, sempre per Laterza.

L’interesse di questo lavoro, è che in esso Ferraris applica il metodo e l’ontologia del nuovo realismo ad un fenomeno come internet. Fornendo una molteplicità di spunti di riflessione, di cui proveremo a seguire alcune tracce. 

Il lungo viaggio della tecnica

Innanzitutto bisogna dire che il titolo del libro di Ferraris richiama alla memoria un famoso saggio di Ernst Jünger del 1930, intitolato proprio “La mobilitazione totale”, relativo al clima spirituale, politico, antropologico della Prima guerra mondiale. Jünger combatté in prima persona nel conflitto e narrò quell’esperienza nello stupendo romanzo “Nelle tempeste d’acciaio” (1920).

Nel saggio richiamato da Ferraris riflette sulla connessione tra industria e vita militare. Intuendo che qualcosa di macroscopico si andava verificando. Ecco, internet ha qualcosa di simile, nella misura in cui nessuno sfugge alla sua chiamata. Soprattutto per il fatto di riguardare l’intero pianeta, come neppure la Seconda guerra mondiale era riuscita a fare e al pari di altre innovazioni tecniche epocali come l’elettricità, l’acqua calda, la radio, il telefono, la televisione, il treno, le automobili, gli aerei. 

La metafora della guerra è, dunque, per Ferraris, molto importante, per interpretare filosoficamente internet e per inquadrarlo teoreticamente. Quella guerra che era stata centrale per Eraclito: “Polemos di tutte le cose è padre, di tutto poi è re…” (trad. it. di G. Colli), scriveva il grande presocratico in uno dei suoi frammenti. Non solo, ma che interesserà anche Nietzsche e Heidegger.

Eppure, coerentemente alla sua impostazione, alla sua rivendicazione del Realismo e dell’Illuminismo, Ferraris respinge sia il concetto nietzscheano di volontà di potenza, sia la lettura della tecnica compiuta da Heidegger. Così come rifiuta la critica del capitalismo compiuta da Marx e la dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer, in cui la tragedia del contemporaneo ha tanto spazio.

Memore della lezione di Umberto Eco, egli si rapporta al presente, facendo risuonare la nota della speranza.

Nel vortice della contraddizione

Ma la speranza che muove Ferraris, nel delineare un’analisi filosofica di internet attraverso la lente del nuovo realismo, è realmente ben riposta? Certamente non è possibile avanzare dubbi sulla serietà dello studioso, né sulla sua sapienza metodologica. Allora cerchiamo di capire cosa Ferraris vuole dirci veramente. In termini generali, egli ci vuole dire che la globalizzazione non è l’inferno sulla terra.

In epoche di relativo benessere e relativa serenità, le cose sono sempre andate così (Ferraris ha scritto il suo libro prima del Coronavirus, ovviamente).

In termini più specifici, egli mette al centro della sua analisi del web, due problematiche: la registrazione e l’emersione. Ossia, da una parte la rete registra tutto. Ciò può spingere a considerare internet come uno strumento di controllo potenzialmente totalitario. Porta, però, anche a considerare il potenziale di registrazione della rete come appartenente all’area della documentalità, cui Ferraris ha dedicato un’altra delle sue importanti ricerche.

Ciò significa che l’uomo, da un certo grado di evoluzione in poi, per vivere in società ha sempre avuto bisogno di documenti. Si potrebbe anche dire, di conferme della sua esistenza in vita. Forse, non molto più di questo è la scrittura, a tutti i livelli in cui la vogliamo considerare. Dalla lista della spesa fino a Dante. L’emersione radicalizza e approfondisce questo discorso e ci porta a considerare la polemica tra nuovo realismo ed ermeneutica.

Per l’ermeneutica è centrale il problema dell’interpretazione e del pensiero. Sono le modalità interpretative della mente a fare il mondo e non il contrario. Ciò almeno da Kant e Schopenhauer, fino a Nietzsche, Heidegger e Gadamer. Non a caso un libretto di Ferraris per Bompiani di alcuni anni fa, reca il suggestivo titolo “Goodbye Kant!”. Per Ferraris, la prospettiva deve essere completamente rovesciata.

L’emersione significa che le cose, anche fenomeni sociali molto complessi, ad un certo punto si manifestano nel mondo, si trasformano, si perfezionano e condizionano la vita degli uomini che, nel frattempo, in essi nascono e muoiono. Non si tratta di una risposta molto diversa da quella che Marx diede ad Hegel, quando disse che l’idealismo andava rovesciato in senso materialistico, perché se ne comprendesse il contenuto razionale.

La sfida del pensiero

L’applicazione del pensiero del nuovo realismo ad internet, ci invita ad una lettura meno demonizzante dei complessi meccanismi sociali in cui siamo immersi. Dopo un po’ che la si studia, si comprende che ciò che è interessante in un libro di filosofia serio, non è il fatto di condividerne le tesi ad ogni costo o in ogni suo aspetto particolare. Quanto, piuttosto, di spingerci sempre di nuovo all’atto del pensiero, ogni volta faticoso, ma sempre gratificante. Senza dubbio, la proposta di Ferraris di un nuovo realismo per la filosofia, corrisponde a questa esigenza. 

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