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E’ nato il Governo Draghi, lo chiamano il Governo dei Migliori. Ecco il loro identikit

E’ nato il Governo dei Migliori, voluto dal presidente Sergio Mattarella e diretto dall’economista Mario Draghi

Governo dei Migliori

Il Governo dei Migliori in uno dei momenti peggiori per la storia italiana. E’ nato ufficialmente il Governo Draghi con una maggioranza “bulgara”, dato che la sua composizione comprende tutto l’arco costituzionale, con la sola eccezione di FdI della Meloni.

Si risolve così positivamente la crisi generata dalle dimissioni di Conte, con grande soddisfazione della politica di palazzo.

Un po’ meno dei cittadini (nonostante le statistiche dei media).

Ricordiamo che l’ex presidente della BCE aveva ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica Mattarella, il quale aveva sostenuto la pericolosità del ricorso alle elezioni nell’attuale situazione del Paese, alle prese con la pandemia.

Composizione e caratteristiche del nuovo “Governo dei Migliori”

Venerdì scorso, dopo aver consultato i partiti e le parti sociali, incluse anche associazioni generali e di categoria, Draghi ha reso noto il suo organigramma composto di 23 ministri, di cui 8 tecnici.

Durante le consultazioni non ha contrattato i nomi con i partiti, anche se era prevedibile che non avrebbe potuto fare a meno di inserire molti rappresentanti di essi.

Così, alla fine ne è risultata una composizione di governo rispettosa delle regole del manuale Cencelli : quattro ministri al M5S, tre ciascuno a PD, Lega e FI, uno a LeU e uno a IV.

Sembrerebbe quindi sì un governo misto tecnico-politico, come lo stesso Draghi aveva dichiarato dopo l’accettazione dell’incarico, sbilanciato però sul lato politico.

Tanto da sembrare una riedizione del vecchio tipo di governi, visto anche certe riconferme ( per es., Speranza alla Salute ) e certe new entries di vecchie screditate glorie ( Brunetta, Gelmini, Orlando).

Ma i numeri contano quando si conta, cioè per la semplice grezza enumerazione

Nella sostanza, il Premier ha lasciato ai partiti qualche ministero di peso: Sviluppo Economico (Giorgetti, Lega); Pubblica Amministrazione (Brunetta, Forza Italia).

Al Lavoro (Orlando, PD), ma ha tenuto per sé, cioè sotto il suo controllo, i ministeri economici che contano veramente: Economia, Innovazione Tecnologica, Transizione Ecologica, Infrastrutture e Trasporti, ed inoltre la Giustizia e gli Interni.

Tutti affidati a tecnici di collaudata esperienza con i quali Draghi ha uno strettissimo rapporto di fiducia e condivisione di concezioni. Osserviamo l’identikit di essi.

L’identikit dei Migliori

L’economista Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia, dove ha trascorso quasi tutta la sua carriera, con una fedeltà assoluta ai vincoli di bilancio europei; da Ragioniere Generale dello Stato, si oppose a molte leggi di spesa di ogni tipo di governo. Ora assume la direzione del Ministero dell’Economia, da cui gestirà il Recovery Fund insieme al Premier e ad altri colleghi.

Roberto Cingolani, fisico dell’Università del Salento

Ha diretto per 13 anni l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) a Genova, voluto da Tremonti nel 2003 per creare un modello di ricerca alternativo a quella delle università. L’ Iit è una fondazione privata, finanziata però con soldi pubblici.

Con essa, Cingolani gestì pure lo Human Technopole, creato da Renzi nel 2016 sulle ceneri dell’Expo di Milano.

Al nostro si potrebbe imputare il conflitto di interessi, come raccontato dal Fatto Quotidiano del 16 febbraio.

In effetti, nel 2006 autorizzò un trasferimento di 3,5 milioni di euro in 5 anni dall’Iit al Laboratorio di Nanotecnologie di Lecce. Da lui precedentemente fondato e poi diretto dalla sua prima moglie, alla quale assegnò anche un contratto di collaborazione esterna con lo stesso Iit.

Deve essere molto amante della famiglia il nostro direttore, visto che anche la sua attuale moglie, di origine greca, è stata assunta come ricercatrice senior presso il Laboratorio di Lecce.

Nella sua posizione di potere, Cingolani ha manovrato quantità enormi di denaro, assegnandole sia all’Iit che allo Ht.

Inoltre ha investito diverse centinaia di milioni in conti bancari e fondi esteri (anche obbligazioni in Lehman Brothers, una delle principali banche speculative, poi fallita) in modo e per scopi poco chiari.

Dal 2019 è anche direttore dell’innovazione nella società Leonardo (ex Finmeccanica), con uno stipendio annuo vicino al milione di euro.

Come si vede, un fisico poco teorico e molto pratico, interamente votato ai problemi di ristrutturazione tecnologica dell’industria. Ergo, è stato nominato ministro della Transizione Ecologica nel governo dei Draghi.

Enrico Giovannini è docente di Statistica presso l’università di Tor Vergata

E’ stato a capo dell’ufficio statistico dell’OCSE, poi ministro del Lavoro nel governo Letta; inoltre è segretario dell’associazione Alleanza per lo Sviluppo sostenibile.

A lui va il ministero di Infrastrutture e Trasporti, nel quale dovrà usare la parte del Recovery Plan (circa 32 miliardi) destinata all’alta velocità ed alla manutenzione stradale.

Non poteva mancare Vittorio Colao, il manager di Vodafone che Conte aveva messo a capo di un gruppo incaricato di redigere un piano per la gestione della fase due della pandemia e per la ripartenza. Piano che non fu mai messo in atto.

A lui va, ovviamente, il ministero per l’Innovazione Tecnologica.

Patrizio Bianchi, docente di Economia Applicata

E’ stato rettore dell’università di Ferrara e due volte assessore alla Scuola ed al Lavoro nell’Emilia-Romagna. Dopo il terremoto si era distinto per la ricostruzione delle scuole. L’anno scorso ha diretto la task force nominata dall’Azzolina per la ripartenza delle scuole in presenza, che non si è potuta attuare. Ha pure pubblicato un libro in cui esprime la sua idea della scuola.

Considera fondamentale l’innovazione digitale e vorrebbe più risorse. E’ stato quindi nominato ministro dell’Istruzione.

Ha già dichiarato che gli sta cuore la dispersione scolastica; inoltre, vuole recuperare le carenze formative cumulate lo scorso anno dagli studenti delle medie di I e II grado, riformando il calendario scolastico, costringendo gli insegnanti a lavorare più ore a scuola.

Il suo pensiero è stato poi confermato da Draghi nel discorso al Senato.

Al ministero per l’Università è stata invece designata Cristina Messa, specializzata in Medicina Nucleare all’università di Milano. E’ stata vicepresidente del CNR e rettore dell’Università di Milano Bicocca. Il suo pensiero è quello di valorizzare la ricerca di base e applicata, integrando la ricerca pubblica con quella privata. Anche questo condiviso con Draghi.

Per la Giustizia non poteva esser nominato altri che Marta Cartabia, docente ordinario di Diritto Costituzionale e Presidente uscente della Consulta.

Giova ricordare anche che, al pari di altri suoi colleghi di governo (Bianchi, per es.) la Dr.ssa Cartabia ha un legame molto stretto con Comunione e Liberazione.

Per completare il quadro, nella carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è stato posto

il magistrato Roberto Garofoli, presidente al Consiglio di Stato.

La sua esperienza politica è iniziata con il governo Monti e proseguita poi con Letta, Renzi e Gentiloni. E’ stato poi capo di gabinetto al Tesoro con Padoan e Tria.

Finalmente abbiamo il Governo dei Migliori. De Profundis per la Democrazia

Come si può facilmente dedurre dai curricula delineati, è un squadra di tecnici di alto profilo. Molto coesa sotto il punto di vista delle concezioni ideali di fondo e per le intenzioni manifestate, rese ancor più forti dall’importanza del posto occupato.

Ciò porta a concludere che, in questo caso, otto vale più di dieci, alla faccia della banale semplicità aritmetica dell’uguaglianza grillina.

Se questo sia un bene o un male per il paese e per noi cittadini, è tutto da vedere.

A parer mio, proprio dall’esame della squadra di governo suddetta e dai discorsi del Premier, anche quelli pronunciati tempo fa (per es., l’anno scorso dal palco del Meeting di Rimini) è possibile dedurre la bussola della futura azione del Governo Draghi.

Come già accennato in un articolo precedente sulla scuola, il pensiero del dr. Draghi, pur se di cultura di base umanistica, è completamente tecnico. Egli considera la scienza economica oggettiva e come suprema arte politica regolatrice dei conflitti generati dall’economia reale.

Ha avuto da sempre l’idea di fondare l’unità europea sulla moneta unica; il suo tanto osannato discorso: Whatever it takes e l’azione che di conseguenza mise in atto avevano come scopo fondamentale la salvaguardia dell’euro; soltanto incidentalmente riuscì a noi favorevole.

Ora, le conclamate emergenze da risolvere: vaccinazione, lavoro, rilancio economico e innovazione digitale, vanno tutte inquadrate in un’ottica generale di ristrutturazione della produzione capitalistica già in atto.

Aumentare il debito “Buono”

Per favorirla, occorre aumentare il debito “buono” rispetto a quello “cattivo”, cioè chiudere le aziende medio-piccole rispetto alle grandi imprese e diminuire le forme di assistenza sociale rispetto alla ristrutturazione del mercato del lavoro.

Per inciso, la decisione presa dal ministro della Salute in base al parere del suo consigliere tecnico preferito, di chiudere la montagna dalla sera alla mattina, non sarebbe potuta avvenire nel precedente governo Conte.

E’ vero che le decisioni di quello venivano enunciate la sera con i tanto criticati Dpcm, ma le norme di questi andavano in vigore la settimana successiva.

Riguardo il mercato del lavoro, l’idea fondamentale è quella della liberalizzazione totale di esso: cioè arrivare alla contrattazione individuale tra il prestatore e il datore d’opera come fossero soggetti di pari livello.

Un’auspicabile Associazione degli insegnanti e docenti

Una mistificazione giustificata con la formazione professionale del giovane attraverso la sua concezione della scuola, ove si riscontra la totale sintonia con il ministro di questa. Si propone la riduzione dei licei a 4 anni, con l’incremento dello studio di materie pratiche e la riduzione drastica della formazione culturale generale. Cioè, si vuole una scuola esclusivamente professionale, prona alle esigenze immediate del mercato del lavoro.

Corollario di questa impostazione è l’asservimento degli insegnanti. Insegnanti ridotti a meri accompagnatori e certificatori del technic training degli studenti e privati quindi della loro caratteristica peculiare, la padronanza della didattica nel libero esercizio della funzione docente.

Per reagire a questo pericolo bisognerebbe – mi ripeto, lo so – che i docenti si accordassero, pur nella diversità di vedute, per creare una loro Associazione non soltanto estranea al mondo politico, ma come controparte dello stesso ministero.

Infine, che dire delle varie forze di partito?

Prima hanno fatto cadere il governo precedente tacciandolo di incoerenza ed inefficienza.

Adesso sono passate tutte, tranne qualche minuscola eccezione, dall’opposizione alla formazione del nuovo, all’auspicio smaccato ed all’appoggio aperto.

Sperando sempre di poter continuare i loro giochi di bottega.

No so se si rendano conto che ormai hanno messo il Potere direttamente nelle mani di coloro che prima servivano, cioè i tecnocrati ed i banchieri.

“L’unità – ha affermato Draghi – oggi non è una scelta, ma un dovere per tutti”.

Un De Profundis non soltanto per la Democrazia, ma anche per il più flebile diritto di critica.

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