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Dall’umiliazione argentina alla speranza tedesca: l’Italia può ripartire

Coraggio nelle scelte, tattiche e umane. Questa è la strada che bisogna perseguire: sarà lunga ma c’è

L'esultanza di Pellegrini e Gnonto, autori del gol del vantaggio dell'Italia

L'esultanza di Pellegrini e Gnonto, autori del gol del vantaggio dell'Italia

Dopo la “mattanza sportiva” di Wembley, l’Italia cambia pelle in tre giorni che sembrano tre anni. Nulla di certo e definitivo, ma se l’atteggiamento è diverso il nuovo corso può partire.

L'esultanza di Pellegrini e Gnonto, autori del gol del vantaggio dell'Italia
L’esultanza di Pellegrini e Gnonto, autori del gol del vantaggio dell’Italia

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Partendo da sabato, con la “Finalissima” si è chiuso un ciclo, quello che ha portato la Nazionale a vincere un Europeo 11 mesi fa. Con le colonne portanti Bonucci e Chiellini – quest’ultimo al passo d’addio – in difesa, Jorginho, Insigne e Immobile tra i tanti. A Londra si è vista – “vista” si fa per dire – una squadra completamente sottomessa da un’altra sì con più titolari, sì con maggiore qualità, ma che a tratti ha ridicolizzato i Campioni d’Europa in carica. Per quasi tutti i 90 minuti gli azzurri sono stati senza controllo della palla e senza mordente, per un passivo “contenuto” solo grazie a grandi interventi di Donnarumma.                  

La speranza è che nella partita di Webley (guarda caso lo stesso stadio) si sia chiuso un altro ciclo, quello degli ultimi 11 mesi in cui il calcio italiano è passato dal sogno – vincere l’Europeo da outsider – all’incubo – mancare contro pronostico il Mondiale in Qatar. Negli ultimi tre mesi, tra polemiche di dimissioni non arrivate e inni alla “rifondazione del calcio italiano”, si è visto qualcosa che va oltre la chiacchiere sopracitate. Si è scelto di voltare pagina con lo stesso condottiere, quello che non è esente da errori ma a cui di sicuro vanno dati tanti meriti per aver riportato un trofeo a Roma.

Coraggio

Per questo veniamo alla partita di Bologna contro una Germania che non era nella formazione tipo, ma che rimane sempre tra le più forti in circolazione. Un test che comunque aveva in palio punti per la Nations League: una competizione che può essere criticata, ma che in quanto competizione va affrontata. Mancini, terminata con l’Argentina la “riconoscenza” del gruppo storico, ha cambiato l’intera formazione titolare ad eccezione di Donnarumma. 10 novità tra cui l’esordio dall’inizio di Davide Frattesi a centrocampo più altri cinque a partita in corso: Ricci, Pobega, Cancellieri, Dimarco e Gnonto. Dei titolari di Wembley solo Barella e Raspadori in panchina. Le forze fresche, fisiche e mentali, si sono viste e nonostante una formazione del tutto sperimentale l’Italia ha mostrato coraggio e volontà di prendere di petto una squadra sulla carta superiore ma sottotono.

Bastoni, Tonali, Pellegrini, Gnonto e Scamacca

Venendo agli uomini (il gioco avrà bisogno di correzioni com’è giusto che sia) Mancini ha lanciato tanti giovani ma sono 5 i giocatori da cui costruire le basi durature della nuova Italia. Bastoni, Tonali, Pellegrini, Gnonto e Scamacca hanno un’età media di 22,2 anni e saranno preziosissimi nella Nazionale che verrà nei rispettivi ruoli. Il difensore dell’Inter ha avuto “l’investitura” ufficiale di Chiellini, Tonali e Pellegrini hanno avuto un’annata in cui sono diventati leader nei loro club conquistando trofei, mentre Scamacca ha trovato la via delle rete con continuità così come il meno conosciuto Gnonto.

Tutte queste caratteristiche si sono viste, seppur a sprazzi, contro la Germania. I due centrocampisti hanno a tratti dominato in mezzo al campo, Scamacca si è reso pericoloso con un tiro da fuori (palo), un colpo di testa e una rovesciata, Gnonto ha macchiato l’esordio in soli sei minuti con l’assist vincente per il gol di Pellegrini. Il materiale umano, seppur in assenza di futuri fuoriclasse, non manca: ora tocca valorizzarlo durante l‘anno nei club e poi nel giusto contesto tecnico-tattico da parte del ct.