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Cucina italiana patrimonio umanità? Vissani: “Salto in alto per economia”; Tomei: “Pasta al pomodoro come il Colosseo”

La cucina italiana è stata scelta dal governo per la candidatura quale patrimonio dell’umanità Unesco per il 2023

Gianfranco Vissani un piatto di pasta e Cristiano Tomei

Gli Chef Gianfranco Vissani e Cristiano Tomei

Il governo italiano ha deciso: sarà la cucina italiana ha ricoprire il ruolo di candidata ufficiale quale patrimonio dell’umanità Unesco 2023. La decisione arriva in seguito alla proposta dei ministri dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano.

I fatti

La pratica della cucina italiana dunque sarà inserita nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco per l’anno in corso.

Una proposta accolta favorevolmente all’unanimità dalla Commissione nazionale, che si è avvalsa della presenza del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi. La documentazione sarà dunque ora trasmessa dal ministero degli Esteri all’Unesco. Non resterà che attendere l’inizio e la conclusione del processo di valutazione. L’iter necessita all’incirca di due anni di tempo. Nella peggiore delle ipotesi, pertanto, il responso sarà da attendersi sino al dicembre 2025.

La cucina italiana è una summa di riti e gestualità frutto di tanti saperi locali, in grado di caratterizzarla e identificarla inequivocabilmente in tutto il mondo. Tradizione, conoscenza, diversità che ben comunicano e raccontano il complesso e prezioso patrimonio bioculturale del paese, costruito sul sottile file rouge che permette di mettere in relazione gusto, consuetudine ed esperienza.

Un’esperienza emotiva, gastronomica e sensoriale.

Il parere di Gianfranco Vissani

“Noi abbiamo una cucina territoriale che fa paura” –  ci confessa Chef Gianfranco Vissani – “Dalla Sicilia al Friuli, passando per l’Emilia Romagna e la Val d’Aosta. L’ho definita proprio territoriale, non regionale. E’ questo ciò che ci distingue. Noi non parliamo di grandi cucine, non possiamo essere premiati per quelle tipologie di cucina forte. Viene premiato un altro tipo di cucina, che ci da lustro e ci fa crescere ancora. Basta però con basse temperature, lavori chimici e azoti. La cucina è il salto più in alto dell’economia italiana. Con questa cucina territoriale i ristoranti lavorano sempre di più”.

Il pensiero di Cristiano Tomei

“Era ora!”- Dice al nostro giornale Chef Cristiano Tomei – “La cucina è cultura che va preservata come un monumento. Era ora si facesse una scelta del genere, molto molto importante. Sono felicissimo! La nostra complessità, la nostra territorialità è frutto di una sovrapposizione culturale e sociale. Le nostre radici vengono anche dal cibo, da quello che si mangia. Ogni aspetto del cibo in Italia ha sempre una ragione complessa. Che però bisogna tramandare come un patrimonio, per lasciare qualcosa ai posteri, a quelli che verranno. Facendolo anche in maniera apparentemente semplice, partendo dagli asili, nelle scuole in genere. Facendolo anche nel quotidiano, senza dare nulla per scontato. Per noi il cibo è motivo di riunione familiare e questo va difeso. Una pasta al pomodoro è come il Colosseo“.

A detta di molti la cucina italiani sembra avere pochi rivali. E’ dunque forse curioso il fatto che fino a questo momento non si sia avuto l’ardire di sponsorizzarne la particolarità. La cucina italiana è basata su una serie di caratteristiche e valori che hanno pian piano consolidato la propria forza nel tempo.

Un bene prezioso, da raccontare con sempre più crescente consapevolezza.