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Coronavirus. L’inviato di guerra: “la Peste Nera”, l’Europa e le sue epidemie

Le pandemìe nella storia dell’Occidente ci raccontano anche della nostra cultura e visione religiosa

Le epidemie nella storia occidentale sono state interpretate come punizioni divine, accompagnate da visioni apocalittiche e millenaristiche, dovute in parte a tecniche ancora inadeguate a scoprire l’origine delle patologie da virus e batteri, in parte da una visione spirituale e simbolica un po’ perduta nel pensiero contemporaneo europeo. La “Peste Nera”, fu un soggetto letterario e pittorico da incubo, demone anch’esso importato forse dalla Cina e trasmesso all’uomo dalle pulci dei ratti o dai morsi dei ratti stessi, modalità di diffusione che fu chiarita solo nel 1897. Oggi, con una razionalità diversa ma forse non così monolitica come vogliamo credere, siamo alle prese con il coronavirus dalla Cina, ultimo flagello sanitario che muta a velocità impressionante nelle provette dei ricercatori. Ieri sera un video su “la Repubblica” ha mostrato nella deserta Wuhan in quarantena, vicini di grattacielo che gridavano incoraggiamenti reciproci, urlando “Forza Wuhan” da una finestra all’altra. Oggi, 28 gennaio, il primo caso in Germania, un 33enne che risutlta essere in buone condizioni di salute.

La storia delle malattie che hanno imperversato in Europa ci racconta molto della nostra cultura. Ne abbiamo parlato con Marco Guidi, già inviato di guerra de “Il Messaggero”, giornalista esperto di Medio Oriente.

“Si tratta di momenti critici che hanno sempre caratterizzato la storia, La peste Antonina o Peste di Galeno del 170 d. C. sotto Marco Aurelio in guerra contro la Persia, fu un antica pandemia di vaiolo o morbillo che indebolì il popolo e i militari romani che la trasmisero alla gente. La “Peste Nera” che racconta magistralmente Boccaccio nel Decamerone, venne portata in Italia dai genovesi: questi ultimi avevano una rete di commerci nelle aree intorno al Mar Nero e lì c’erano popolazioni mongole che avevano la peste a livello endemico. Una volta ammalati continuavano a fermarsi in vari porti e a ogni scalo dei genovesi corrispondeva un’esplosione di peste: prima nel Peloponneso, poi in Sicilia, Napoli e in tutta Europa. La peste nera del XIII secolo sterminò 2/3 dei suoi abitanti del continente europeo. Molte fiabe di questa epoca sono il frutto letterario del ritorno nei boschi e campagne, che si credevano popolati da creature magiche e spettrali che noi oggi riteniamo solo fiabesche come lupi famelici e altri. Poi occorre ricordare “La Spagnola” che durante la Prima Guerra mondiale che fece quasi più morti dello stesso conflitto! Si chiama così non perché l’epicentro della sua diffusione sia stato la Spagna, ma perché fu la stampa spagnola, l’unica senza censura militare, a diffondere l’informazione. Anche la mia famiglia personalmente perse dei aprenti in questa tremenda pandemia”.

E del coronavirus cinese che imperversa oggi, cosa ci può dire da storico, giornalista, inviato di guerra, conoscitore di diverse realtà culturali umane?

“La differenza con le ‘pesti’ del passato e anche con una più recente sars, è la velocità e capacità di mutazione di questo virus. Questo microrganismo è al momento l’incubo di genetisti e biologi che non riescono a stare dietro alle sue mutazioni: non si fa in tempo a trovare qualcosa di simile a un vaccino o a una terapia che lo si ritrova diverso. Inoltre la sua trasmissione da portatori sani e privi di sintomi è preoccupante. Si trasmette oramai anche tramite contatto della pelle e non solo con la saliva, anche questo lo rende insidioso. Credo che una delle cose giuste la abbia detta Burioni, il quale ha spiegato che i malati non sarebbero dovuti partire dalla Cina, invece sono partiti eccome. Infatti ora è stato registrato anche il primo caso in Germania”.

Lei si trova a Bologna, com’è lì la situazione? Si percepisce del panico? A Roma ieri sera 27 gennaio erano finite le mascherine nelle farmacie vicine alla stazione Termini e all’Aeroporto di Fiumicino…

“A Bologna la situazione è assolutamente tranquilla. Dobbiamo restare ragionevoli. Io consiglio di lavare le mani dopo essere stati in luoghi pubblici, riduce già del 90%. una norma di prudenza che non costa nulla, consigliata da tutti i medici anche prima dei questo contagio”.

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