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Cinema, “Diabolik, Ginko all’attacco!” Forse…

Secondo capitolo della saga cinematografica di Diabolik, la creatura delle sorelle Giussani, uno dei criminali del fumetto più longevi

Manifesto del film Diabolik, Ginko all'attacco

Secondo capitolo della saga cinematografica di Diabolik, la creatura delle sorelle Giussani, uno dei criminali del fumetto più longevi. Generalmente le trasposizioni cinematografiche non hanno grande successo, perché i personaggi, passando dalla carta stampata al video, perdono di fascino. Talvolta a causa degli attori che dovrebbero rappresentarli. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto la trama.

Ecco come è andata con Diabolik 2

C’è del marcio a Clerville; l’ispettore Ginko ha ordito una trappola per Diabolik. Una collezione di gioielli in una torre inaccessibile e al collo di bellissime ballerine in un teatro costituiranno una tentazione irresistibile. Per la torre una scalata impavida e una discesa in deltaplano risolvono il problema, per la sfilata l’astuzia e i mascheramenti di Diabolik fanno il resto. Ma i preziosi sono stati immersi in un tracciante radioattivo e seguendone le tracce la polizia di Clerville fa irruzione nella caverna segreta.

Ohibò, scappiamo, e si capisce, con la bella Eva, ma durante la fuga la bionda inciampa e non riesce più a correre. Ti lascio, scusami, ma io devo fuggire. Mollata in mezzo al bosco con un tuffo alla Klaus Di Biasi la compagna di sempre scompare nel fiume. Per poi riapparire magicamente e telefonare a Ginko; mi ha abbandonato, voglio vendetta, ve lo consegnerò. E in un giro di colpi di scena si arriva al gran finale che ovviamente non posso rivelarvi.

I pregi di Diabolik

I pregi e i difetti direi che sono simili a quelli del film precedente e cominciamo dai pregi. Ambientazione e fotografia curatissime, trama avvincente e plausibile, ambientazione notturna affascinante, insomma un bel prodotto e lode ai Manetti Brothers. Un cinefilo potrà trovare echi di altri film; la sigla di testa sembra quella di James Bond, l’entrata nel vecchio stabilimento covo di Diabolik è accompagnato da un giro di basso alla “Profondo rosso”, il travestimento da poliziotto ferito alla “Hannibal” possono essere considerati omaggi divertenti.

I difetti di Diabolik

I difetti purtroppo si vedono subito; il protagonista, Giacomo Giannotti, seppure bell’ uomo, non ha nulla a che fare con il Diabolik che conosciamo; pur non avendo un naso alla Marinelli che l’avrebbe fatto riconoscere da ogni polizia senza foto segnaletiche, manca totalmente di aderenza al personaggio. Miriam Leone è Eva Kant e non si discute, ma come apre bocca la magia sparisce; colpa, e parlo per entrambi, di un dialogo che se nel fumetto è accettabile portato sullo schermo talvolta casca nel ridicolo per banalità.

Monica Bellucci, new entry, si mostra come una bella signora che non fa nulla per mascherare la sua età e di questo gliene va dato atto anche perché è sempre una meraviglia. Nel film appare per una manciata di minuti e deve interpretare la parte di una ricca signora innamorata di Mastandrea/Ginko, uno sforzo interpretativo che le avrà richiesto tutto il metodo Stanislavskij. Onore. Ottimo come sempre Valerio Mastandrea, veramente un Ginko credibile, ma si sapeva. Si vede che si diverte parecchio e poi ha ironia e questo conta per il 90%, senza aggiungere che la trama prevede un paio di baci alla francese con la Bellucci.

E quando ci ricapita? Avrà lavorato gratis o donato l’8 per mille alla chiesa cattolica, c’è da scommetterci. Insomma un film non per tutti, ma per gli amanti del fumetto in sé e del cinema, capaci di cogliere le sfumature presenti e non sono poche. Non c’è due senza tre? Certo, ma deve continuare la ricerca di un Diabolik credibile e in giro non ne vedo molti. A mio parere uno Scamarcio sarebbe adatto, sia per lo sguardo magnetico che per la faccia luciferina, ovviamente con qualche aggiustatina.

Del resto non si tratta di una ricerca facile; quelli della mia generazione ricorderanno il Diabolik di Mario Bava con John Philip Law e Marisa Mell. La Mell, non fu la prima scelta, perché il regista prese Catherine Deneuve, ma dopo aver visionato i primi ciak, Amati, il noto produttore, disse; ”A me cchista nun m’arrapa” e fu un giudizio definitivo, con pagamento di penale alla bella Catherine.

Qui è avvenuto il contrario, ottima Eva, Diabolik scarso e già per due volte. Ma si può rimediare. Senza contare che Mario Bava fu lodato dagli americani per i suoi effetti speciali e lui non ebbe il coraggio di dirgli che la caverna di Diabolik l’aveva fatta con un garage giocattolo e le macchinine della Policar. Grandi registi e grandi talenti. Ne siamo pieni. Gli altri lo sanno. Noi spesso no.