Cinema, “Diabolik, Ginko all’attacco!” Forse…
Secondo capitolo della saga cinematografica di Diabolik, la creatura delle sorelle Giussani, uno dei criminali del fumetto più longevi
![Manifesto del film Diabolik, Ginko all'attacco](https://www.romait.it/wp-content/uploads/2022/11/Diabolik-Ginko-allattacco-1024x569.jpg)
Secondo capitolo della saga cinematografica di Diabolik, la creatura delle sorelle Giussani, uno dei criminali del fumetto più longevi. Generalmente le trasposizioni cinematografiche non hanno grande successo, perché i personaggi, passando dalla carta stampata al video, perdono di fascino. Talvolta a causa degli attori che dovrebbero rappresentarli. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto la trama.
Ecco come è andata con Diabolik 2
C’è del marcio a Clerville; l’ispettore Ginko ha ordito una trappola per Diabolik. Una collezione di gioielli in una torre inaccessibile e al collo di bellissime ballerine in un teatro costituiranno una tentazione irresistibile. Per la torre una scalata impavida e una discesa in deltaplano risolvono il problema, per la sfilata l’astuzia e i mascheramenti di Diabolik fanno il resto. Ma i preziosi sono stati immersi in un tracciante radioattivo e seguendone le tracce la polizia di Clerville fa irruzione nella caverna segreta.
Ohibò, scappiamo, e si capisce, con la bella Eva, ma durante la fuga la bionda inciampa e non riesce più a correre. Ti lascio, scusami, ma io devo fuggire. Mollata in mezzo al bosco con un tuffo alla Klaus Di Biasi la compagna di sempre scompare nel fiume. Per poi riapparire magicamente e telefonare a Ginko; mi ha abbandonato, voglio vendetta, ve lo consegnerò. E in un giro di colpi di scena si arriva al gran finale che ovviamente non posso rivelarvi.
I pregi di Diabolik
I pregi e i difetti direi che sono simili a quelli del film precedente e cominciamo dai pregi. Ambientazione e fotografia curatissime, trama avvincente e plausibile, ambientazione notturna affascinante, insomma un bel prodotto e lode ai Manetti Brothers. Un cinefilo potrà trovare echi di altri film; la sigla di testa sembra quella di James Bond, l’entrata nel vecchio stabilimento covo di Diabolik è accompagnato da un giro di basso alla “Profondo rosso”, il travestimento da poliziotto ferito alla “Hannibal” possono essere considerati omaggi divertenti.
I difetti di Diabolik
I difetti purtroppo si vedono subito; il protagonista, Giacomo Giannotti, seppure bell’ uomo, non ha nulla a che fare con il Diabolik che conosciamo; pur non avendo un naso alla Marinelli che l’avrebbe fatto riconoscere da ogni polizia senza foto segnaletiche, manca totalmente di aderenza al personaggio. Miriam Leone è Eva Kant e non si discute, ma come apre bocca la magia sparisce; colpa, e parlo per entrambi, di un dialogo che se nel fumetto è accettabile portato sullo schermo talvolta casca nel ridicolo per banalità.
Monica Bellucci, new entry, si mostra come una bella signora che non fa nulla per mascherare la sua età e di questo gliene va dato atto anche perché è sempre una meraviglia. Nel film appare per una manciata di minuti e deve interpretare la parte di una ricca signora innamorata di Mastandrea/Ginko, uno sforzo interpretativo che le avrà richiesto tutto il metodo Stanislavskij. Onore. Ottimo come sempre Valerio Mastandrea, veramente un Ginko credibile, ma si sapeva. Si vede che si diverte parecchio e poi ha ironia e questo conta per il 90%, senza aggiungere che la trama prevede un paio di baci alla francese con la Bellucci.
E quando ci ricapita? Avrà lavorato gratis o donato l’8 per mille alla chiesa cattolica, c’è da scommetterci. Insomma un film non per tutti, ma per gli amanti del fumetto in sé e del cinema, capaci di cogliere le sfumature presenti e non sono poche. Non c’è due senza tre? Certo, ma deve continuare la ricerca di un Diabolik credibile e in giro non ne vedo molti. A mio parere uno Scamarcio sarebbe adatto, sia per lo sguardo magnetico che per la faccia luciferina, ovviamente con qualche aggiustatina.
Del resto non si tratta di una ricerca facile; quelli della mia generazione ricorderanno il Diabolik di Mario Bava con John Philip Law e Marisa Mell. La Mell, non fu la prima scelta, perché il regista prese Catherine Deneuve, ma dopo aver visionato i primi ciak, Amati, il noto produttore, disse; ”A me cchista nun m’arrapa” e fu un giudizio definitivo, con pagamento di penale alla bella Catherine.
Qui è avvenuto il contrario, ottima Eva, Diabolik scarso e già per due volte. Ma si può rimediare. Senza contare che Mario Bava fu lodato dagli americani per i suoi effetti speciali e lui non ebbe il coraggio di dirgli che la caverna di Diabolik l’aveva fatta con un garage giocattolo e le macchinine della Policar. Grandi registi e grandi talenti. Ne siamo pieni. Gli altri lo sanno. Noi spesso no.