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ChatGPT comprime le nostre capacità cerebrali? L’allarme del MIT

Uno studio basato su compiti di scrittura evidenzia che l’uso dell’IA ha un “costo cognitivo” a lungo termine, soprattutto a livello di memoria: Socrate ci aveva avvisati…

ChatGPT

ChatGPT (© Heute.at)

L’uso di software come ChatGPT minaccia di comprimere le nostre capacità cerebrali? La domanda riecheggia, come rileva Il Riformista, quella che lo scrittore statunitense Nicholas Carr si poneva già nel 2008: Google ci rende stupidi?

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ChatGPT (© Heute.at)

Il nuovo allarme è stato lanciato dal MIT, che recentemente ha esaminato le conseguenze del ricorso ai cosiddetti Large Language Models nella stesura di testi. Confrontando i risultati di chi si affidava al chatbot di OpenAI con quelli di chi si serviva di Google, oppure unicamente delle proprie risorse mentali. E scoprendo che l’impiego dell’Intelligenza Artificiale generativa ha un “costo cognitivo” salatissimo.

Intelligenza artificiale, ChatGPT-4
Intelligenza artificiale (© Markus Spiske / Pexels)

Quanti infatti si sono avvalsi del supporto di ChatGPT hanno perso fino al 55% della connettività cerebrale, producendo brani sostanzialmente identici sia a livello contenutistico che stilistico. Inoltre, nell’83% dei casi non sono stati capaci di ricordare neppure una frase dei propri elaborati, come se la loro attività fosse stata limitata a meccanismi automatici. E, ancor più significativamente, queste difficoltà si sono rivelate durature, ripetendosi anche quando gli utilizzatori dell’IA sono stati chiamati a comporre senza alcuna assistenza informatica.

Occorre precisare, come nota Mashable, che lo studio ha coinvolto una piccola quantità di partecipanti (54 in tutto) e non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria. Tuttavia, l’autrice principale, Nataliya Kosmyna, ha dichiarato al Time che era importante pubblicare subito le conclusioni della ricerca, vista la pervasività dei “modelli linguistici di grandi dimensioni”. Soprattutto perché vengono adottati sempre più diffusamente nel campo dell’educazione, dunque applicati all’età dello sviluppo che è quella in assoluto più a rischio.

ChatGPT e Socrate

Curiosamente, oltre 2.000 anni fa Socrate metteva in guardia, con argomentazioni molto simili, contro la scrittura. La quale, come ricorda Gazzetta Filosofica, secondo il pensatore ateniese era destinata a ingenerare «dimenticanza nelle menti di chi la imparerà», ovvero a indebolire la memoria. Non a caso, il Nostro scelse di non mettere mai nulla nero su bianco.

Busto di Socrate al Museo del Louvre di Parigi
Busto di Socrate al Museo del Louvre di Parigi (© Eric Gaba a.k.a. Sting / Wikimedia Commons)

Senza arrivare a esiti così drastici, è comunque utile riflettere sugli effetti delle nuove tecnologie. Che possono essere strumenti preziosi, ma solo dopo aver sviluppato un pensiero critico, al quale non devono assolutamente sostituirsi. Perché a quel punto inizierebbe davvero l’era dei robot: ma nel senso che gli esseri umani sarebbero tristemente ridotti ad automi.