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Centri antiviolenza (convenzionati) anche per uomini. Se la vittima è un lui è un tabù?

Vittime maschili di violenza domestica, sono tante e c’è una petizione per aprire centri convenzionati

Uomo triste

Navigando sul Web ci imbattiamo in una petizione non comune: No alla violenza di ogni genere. Le vittime maschili (etero ed omo) di violenza domestica non possono accedere ai centri antiviolenza convenzionati. Ingiusto e incostituzionale. Firmiamo e condividiamo.

Per saperne di più incontriamo Renato Rapino, uno dei fondatori dell’associazione “Basta violenza” e promotore della petizione online.

Uomo triste

“All’associazione” spiega, si deve l’ideazione, l’organizzazione e la diffusione della petizione online “la violenza non ha sesso”. “Vogliamo farla finita con le discriminazioni verso le vittime maschili e intraprendere una battaglia culturale che contrasti efficacemente la violenza domestica come fenomeno sociale. Riteniamo, infatti, che lo stereotipo col quale la si interpreta comunemente che vede L’uomo sempre carnefice, la donna sempre vittima, sia completamente fuorviante e quando si sbaglia diagnosi, non si trova la cura”.

Centri antiviolenza convenzionati per uomini: l’intervista a Renato Rapino

Avete messo su un bel gruppo di promotori e sostenitori tra associazioni e personalità impegnate nel sociale. Lei ha tenuto a sottolineare che molte sono donne.

Sì, ho tenuto a specificarlo perché sembra che difendere i diritti degli uomini sia a scapito dei diritti delle donne. Come se i diritti civili fossero un gioco a somma zero. Tenga presente che i tre centri antiviolenza promotori sono costituiti in massima parte da psicologhe.

Quindi esistono centri antiviolenza che accolgono vittime maschili.

Sì, ce ne sono ma non sono convenzionati, ovvero non ricevono soldi pubblici come quelli che accolgono vittime femminili.

I centri antiviolenza nascono nel contesto del movimento femminista, perché dovrebbero accogliere anche gli uomini?

Perché ora sono istituzionalizzati, ricevono i soldi dei contribuenti che sono uomini e donne. Non tengono conto dei mutati “rapporti di forza” tra i sessi. Perché non adeguati alle nuove e variegate forme di famiglie e convivenze. Un gay picchiato dal suo compagno o una lesbica picchiata dalla sua compagna difficilmente troverebbero ascolto.

Esistono realmente questi “uomini vittime di donne”? Sono così tanti da dover mobilitare le istituzioni?

tra chi contesta l’apertura dei centri antiviolenza alle vittime maschili l’argomentazione principe è l’esiguità del numero delle stesse. Non è vero, ma se anche lo fosse? Il diritto si basa sul concetto “la legge è uguale per tutti”, tanti o pochi che siano.

Inoltre, da un punto di vista pratico, se le vittime maschili fossero così poche o addirittura nessuna, perché non farle accedere ai centri antiviolenza? Non creerebbero nessun carico di lavoro in più. Tuttavia le vittime maschili di violenza (tutti i tipi di violenza) non sono affatto così poche.

Infatti la petizione è sostenuta da associazioni, giuristi, psicologi, criminologi, ecc. , che agiscono e riflettono teoricamente su una realtà che conoscono direttamente.

Di studi e pubblicazioni ce ne sono a iosa ma vengono sistematicamente ignorati dai media.

Qui segnalo solo l’ottimo lavoro della rivista “La fionda” diretta dal dott. Davide Stasi.

Insieme al suo staff è andato a scovare nei media i fatti di cronaca relativi alla violenza contro gli uomini. Lavoro difficile dato il minimo spazio che viene loro dedicato. Per il 2021 sono stati trovati 311 casi di violenza di donne contro gli uomini.

Quali risultati avete ottenuto?

Intanto, abbiamo dato la possibilità di esprimersi direttamente ai cittadini, raccogliendo, al momento, 2683 firme.

Ad ogni step di 1000 firme raggiunte inviamo mail e/o PEC a rappresentanti istituzionali a livello nazionale e locale, soprattutto a chi si occupa di pari opportunità. Abbiamo già avuto diverse risposte interlocutorie.

Risultato di tutto il movimento d’opinione di cui siamo parte integrante, sono le aperture e le iniziative verso l’accoglienza delle vittime maschili della regione Marche, Calabria, del comune di san Benedetto del Tronto, del comune di Parabiago (Mi).

Per quanto riguarda Roma, ad ottobre del 2020 l’allora assessore alle pari opportunità Gemma Guerrini organizzò una “audizione di Istat sui dati relativi alla violenza di genere e alla violenza sugli uomini” scatenando l’ira misandrica dei suoi oppositori.

Anche sui programmi televisivi più popolari ogni tanto qualcuno si accorge che gli uomini possono essere vittime di violenza domestica. Proprio in questi giorni su Rete 4 Il 28 maggio a “Confessione reporter” e il 29 a “Zona bianca” si parla di violenza domestica sugli uomini con due delle nostre sostenitrici, rispettivamente Antonella Baiocchi e Fulvia Siano, presidente di Perseo.

Un piccolo/grande successo della nostra associazione è stata la candidatura di un nostro membro alle ultime elezioni romane nelle liste del PC di Marco Rizzo. Si tratta del prof. Fabrizio Marchi, giornalista e scrittore.

Un risultato non di poco conto, considerando il timor panico che travolge le forze politiche di fronte a queste argomentazioni e ciò vale soprattutto a sinistra, solitamente prona ad una narrazione misandrica della realtà”.

La petizione e i suoi promotori

Hanno promosso la petizione i centri antiviolenza:
Perseo – Centro antiviolenza maschile di Milano
Centro Antiviolenza della Croce Rossa Italiana comitato di Avezzano
Il fiocco di neve – APS di Trieste
Hanno aderito:
Francesca Beneduce, giornalista, criminologa. Eletta Presidente della Commissione Pari Opportunità Regione Campania in qualità di esperta nel 2013.
Marco Crepaldi, psicologo specializzato in psicologia sociale. Fondatore e presidente di Hikikomori Italia.
Gianni Baldini, avvocato. Professore associato (ab.) di diritto privato e docente di biodiritto presso l’Università di Firenze e Siena.
Antonio Martone, scrittore e saggista. Docente di filosofia presso Università degli Studi di Salerno.
Francesco Nozzoli, docente di fisica presso l’Università degli Studi di Trieste.
Gianluca Cicinelli, giornalista e scrittore. Collabora con l’Università degli Studi LUMSA di Roma.
Giorgio Ceccarelli, avvocato. Fondatore dell’ Associazione “Figli Negati” promotore e ideatore della Casa del papà e del Daddy’s Pride.
Glenda Mancini, criminologa, saggista e conduttrice televisiva.
Cinzia Baldazzi, saggista, critica letteraria.
Gioacchino Onorati, editore di libri e programmi televisivi. Fondatore della casa editrice Aracne e di AracneTV.

Strada facendo abbiamo avuto l’adesione pubblica anche di Giovanni Battista Camerini, Neuropsichiatra infantile e psichiatra, psicoterapeuta, esperto in psichiatria forense, Antonella Baiocchi, assessore alle pari opportunità di San Benedetto del Tronto, autrice del testo “la violenza non ha sesso”. E ancora di Veronica Berenice Ersilia Sansuini, commissaria alle pari opportunità della regione Marche, Associazione Nazionale APS Senza Veli Sulla Lingua (contro la violenza di genere), Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – Abruzzo.

Prof. Giacomo Rotoli, ricercatore presso l’università dell’Aquila, presidente dell’associazione Adiantum

LUVV (Lega Italiana Uomini Vittime di Violenza).

Se volete conoscere il testo della petizione ed, eventualmente, firmarla, andate al link

Se volete discutere con noi scriveteci a violenzabasta@gmail.com.

L’intervista finisce qui ma non certo il dibattito.